Altrove
un racconto di Anonima Scrittori per Openhouse...
Ecco Mario! È arrivato, si avvicina, mi bacia sulle labbra. Deglutisco. Nessuno ci ha visto. Ancora mezz’ora e si va, non vedo l’ora di partire. Mario, un amico su cui contare...
Ecco Mario! È arrivato, si avvicina, mi bacia sulle labbra. Deglutisco. Nessuno ci ha visto. Ancora mezz’ora e si va, non vedo l’ora di partire. Mario, un amico su cui contare. Peccato non venga con me. In un viaggio amo l’aspetto umano. Natura o metropoli alla fine si somigliano tutte. La gente, no, è sempre diversa.
Ognuno ha un universo iridescente che lo sovrasta e l’incontro genera scoperta, ci si accorge di non essere altro. Intravedo Erminia contornata da un verde scuro luccicante. Adoro spiarle le aderenze della gonna cercando d’intuirne l’intimo. Mario sorride: “Chicco, Chicco, non cambi mai.
Per me ha una coulotte. Prima o poi mi racconterai tutto del tuo viaggio, ora devo proprio andare.” Ciao Mario e grazie ancora. Sento il rumore assordante delle pale dell’elicottero. Le luci intermittenti dei finestrini di un treno proiettano ombre gigantesche. Una ventata calda mi investe e scioglie le cornici dei serramenti di alluminio.
Erminia torna sui suoi passi. La fronte, deformata da un innesto osseo, si corruga; lo sguardo mi squarta la superficie corneale e un sentore impercettibile di acido peracetico m’invade. Socchiudo gli occhi, fingo di dormire.
Odore di carne trita, cetrioli, mango chutney; un tassista mi invita sul suo pick up. Uno sceicco sudanese si nebulizza le fosse nasali con soluzione salina, dietro di me scale a chiocciola che sembrano non finire in nessun dove.
Il sole è alto e le mie forze tendono a mancare.
Una spiaggia morbida e simbiotica mi avvolge, penso di allargare gambe e braccia in una leonardesca copia d’uomo e diventare un tutt’uno con il vento aromatizzato da frittura di platano fresco. Mia madre mi massaggia la schiena. Qualcuno ha alzato il volume della radio. Mi rilasso, sono part ito. Mi scattano foto, tutti chiacchierano affabilmente, una bionda coi capelli raccolti mi offre qualcosa in un bicchiere di plastica rossa, un’altra sorride e mi sfiora la mano.
Oggi entro negli anta e questo viaggio è il mio regalo di compleanno. Ho studiato sei mesi il codice Morse per potermelo permettere e Mario è stato un insegnante perfetto. Sono in un polmone d’acciaio, muovo solo le palpebre. Ho sempre temuto di perdere il controllo. Mai ubriacato né fumato hashish. Dopo aver letto un articolo sui Dervishi, evitai anche gli sforzi fisici. Ora scopro le dimensioni più recondite.
Sono diventato un endonauta. Un chicco blu impregnato da 1mg d’acido lisergico. Il dono che Mario mi ha passato col bacio. Erminia si denuda e lecca avidamente il mio cuore.
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