Altri mondi (13-15): Rapsodia marziana con patate e seitan

Abbiamo qui una tripletta: ben tre volumi che ci parlano di “mondi altri” ma che in realtà si riferiscono tutti e tre allo stesso pianeta. Marte.
Concludo (per ora) questa rassegna con una tripletta: abbiamo infatti ben tre volumi che ci parlano di “mondi altri” ma che in realtà si riferiscono tutti e tre allo stesso pianeta. Marte.
- Copertina di Rapsodia marziana, di Silvia Kuna Ballero
Il primo è Rapsodia marziana. Scienza, fiction e ideologia nell’immaginario di Marte (Codice Edizioni 2025): ha come autrice Silvia Kuna Ballero e una Prefazione di Luca Perri. Ballero, nota in rete come The Critical Martian, è una giovane astrofisica freelance che divide il suo tempo tra l’insegnamento di matematica e fisica e la comunicazione scientifica sui temi dei rapporti tra la scienza e le sue rappresentazioni, con particolare attenzione per l’esplorazione spaziale e la storia dell’energia nucleare. Anche Perri è un giovane astrofisico e divulgatore scientifico italiano, in servizio presso l’Osservatorio di Merate e il Planetario di Milano.
Potete immaginare la trepidazione con cui ho accolto il libro, che reca in copertina affascinanti disegni del Pianeta Rosso e che dialoga inevitabilmente con i volumi e saggi che da una quindicina d’anni dedico a Marte: ho dunque accolto a braccia aperte questo piccolo e prezioso contributo, peraltro scritto da giovani, a una tematica da me tanto amata.
L’interesse e la curiosità si sono presto mescolati allo stupore di trovare molte cose che avevo scritto io anni fa… e infatti poi mi sono ritrovata nella Bibliografia finale, cioè, ho trovato citato uno dei miei libri sull’argomento (Trent’anni su Marte, 2023; ma immagino che l’autrice abbia letto anche Alieni a stelle e strisce, 2019). E mi ha fatto piacere, non lo nego, anche se avrei forse preferito non tanto trovare cose che già conoscevo (mie e di altri), ma scoprire cose nuove, o almeno uno sguardo diverso, anche problematizzante, da influencer piuttosto che da accademica. Ballero invece ha fatto un bellissimo patchwork che consiglio a chiunque non si sia mai accostato a questa tematica, ma che rimane una panoramica di sguardi.
L’operazione che ho gradito meno è stata la decisione dell’autrice di dedicare due-tre pagine a un libro che io ho sottratto all’oblio, proponendolo a una casa editrice prestigiosa, scrivendo la Postfazione, e facendolo tradurre e curare alla super-brava mia ex studente e traduttrice professionista Simonetta Badioli, il cui nome non figura nella Bibliografia. Vero, la nostra Critical Martian cita puntualmente le due autrici americane, ma omette di informare il lettore che questa è la prima traduzione italiana di un romanzo che fu non solo il primo negli Stati Uniti a essere interamente ambientato su Marte, ma anche e soprattutto un impietoso, eppure ironico, romance protofemminista scritta da “due donne del West”. Parlo di Paralleli pericolosi a cura di Simonetta Badioli (Le Lettere 2021) . Raccomandatissimo.
Più che una critica, la mia, è un invito che rivolgo ai giovani, agli influencer culturali, ai divulgatori di tenere sempre in considerazione il nome dei curatori / curatrici e dei traduttori / traduttrici, e soprattutto in casi “speciali” come questo. Ciononostante, riconosco la funzione di questo libro, che non ha presunzione accademica ma offre ai non addetti ai lavori un utile e ben fatto sommario di utopia, distopia, fantascienza, cosmologia, ecc. Ci sono tanti nomi, tanti titoli, tante trame e tanti personaggi. Non può mancare in nessuna Biblioteca Marziana. Il libro rivela passione, cultura, studio, ricerca, immaginazione, competenza, senso critico. Vero, non ho trovato granché di quella “ideologia” promessa nel sottotitolo, ma sono notoriamente una persona distratta. E forse, dopo tutto, va bene così.
- Copertina di Piantare patate su Marte, di Stefania De Pascale
Il secondo volume, Piantare patate su Marte. Il lungo viaggio dell’agricoltura (Aboca 2024), è stato scritto da Stefania De Pascale, che non è solo professoressa ordinaria di Orticoltura e Floricoltura presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, ma fondatrice del Laboratory of Crop Research for Space dedicato alle piante e ai sistemi rigenerativi di supporto alla vita nello Spazio. Il titolo del suo libro richiama sia il tema narrato in The Martian - Sopravvissuto (romanzo di Andy Weir 2011 e film di Ridley Scott 2015) sia un saggio coetaneo del film, Oro dagli asteroidi e asparagi da Marte. Realtà e miti dell’esplorazione dello spazio, scritto da Andrea Sommariva e Giovanni Bignami (Mondadori 2015). In The Martian il protagonista, novello Robinson Crusoe, si sforza di sopravvivere su Marte dopo il “naufragio” extraplanetario, riuscendo perfino a coltivare patate; il secondo ipotizza di poter coltivare gli asparagi su Marte fra vent’anni – visto che siamo nel 2025, dieci sono già passati.
Cosa aggiunge De Pascale a un immaginario culturale già abbondantemente nutrito di promesse che ci fanno venire l’acquolina in bocca? Innanzitutto, la sua autorevolezza accademica non lascia spazio a dubbi. “L’agricoltura spaziale è la pratica di coltivare piante per sostenere la vita dell’uomo in un ambiente extraterrestre”, dice, e aggiunge che essa “combina i principi dell’agricoltura, della biologia e dell’ingegneria” e ha effetti positivi anche per le altre scienze, quali la scienza dei materiali, la biologia [già detto], le scienze mediche, la psicologia e molte altre” (pp. 11-12). Lasciando da parte le teorie filosofiche e letterarie, ci concentriamo qui sui fatti: “possiamo già dire con certezza che i futuri coloni di Marte saranno astronauti-agricoltori e, principalmente, vegetariani” (p. 12).
Adoro la certezza degli scienziati. Ma avrete notato che l’economia non figura tra le discipline nominate. E invece riaffiora poco dopo, a partire dalla “New Space Economy” che spunta a p. 25 e non se ne va più. E ovviamente spunta Elon Musk. Chissà perché, ho una brutta sensazione. Che poi svanisce sulle parole rassicuranti della De Pascale: “garantire un accesso equo… promuovere l’inclusività… creare un futuro più sostenibile…” (p. 27).
Insomma, avremo patate per tutti, ma solo se i miliardari sono onesti.
Seguono capitoli molto interessanti, soprattutto quelli sulla “breve storia del cibo spaziale”, “a tavola con gli astronauti”, “il gusti nello spazio”, ecc. – per ragioni che saranno chiarite col prossimo volume. E voglio ribadire l’insistenza con cui l’autrice, pur trattando un tema spinoso e controverso come il mondo dell’agricoltura spaziale e il suo potenziale innovativo, dichiara – in un capitoletto che si intitola A lezione di pace, che “un presupposto fondamentale per realizzare appieno questo potenziale è garantire un accesso equo ai suoi benefici […] Bisogna garantire l’inclusività” (pp. 153-54). L’autrice auspica anche un dialogo aperto e un lavoro di squadra tra agronomi, ingegneri, fisici, decisori politici e sì, anche il grande pubblico” (pp. 155-56). Vorrei aggiungere non solo un femminile sovraesteso (agronome… ingegnere…) ma anche le persone che si occupano di studi culturali e letterari, sociologia, filosofia, psicologia. Senza dimenticare quella recente disciplina trasversale, l’astronomia culturale, che sta mettendo in gioco tante diverse competenze proprio per superare in modo innovativo e pluriprofessionale la visione tecnocentrica e denarocentrica (si dice? boh...). Vedasi le iniziative dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Palermo.
Un unico appunto alla collega: manca la Bibliografia. O almeno, io non l’ho trovata, magari manca solo nell’edizione in mio possesso. Capisco che questo volumetto non è un saggio accademico, ma credo che anche la gente comune, il lettore comune, ne abbia diritto. Sono certa che De Pascale abbia letto e studiato decine e decine di saggi e articoli e a me farebbe piacere conoscere le sue fonti e integrarle alle mie.
- Copertina di C’è pasta su Marte, di Alessandro Bergami
Il terzo volume si intitola C’è pasta su Marte. Le avventure di uno chef sul Pianeta Rosso (Ventura 2025). L’autore è Alessandro Bergami, un giovane cuoco bolognese che si reinventa, a partire da un ricettario rigorosamente tradizionale, mediatore culturale e gastronomico nientemeno che su Marte. Proponendo piatti emiliani, alcuni di famiglia, alcuni di sua invenzione, altri rielaborati, Bergami cerca al tempo stesso di venire incontro alle esigenze non solo dei palati più raffinati, ma anche di coloro che (e il numero è in crescita) hanno fatto la scelta – etica, ecologica, sostenibile – di un’alimentazione vegetariana e vegana.
Se, come sembra indicarci De Pascale, dovremo dedicarci all’agricoltura sulla “Nuova Frontiera” (p. 157) di Marte, e saremo “principalmente vegetariani” (p. 12), questo libro fa per voi. Non avete idea della bontà delle tagliatelle col ragù di seitan, delle polpettine Giove e delle lasagne vegane. Il tutto illustrato da splendide fotografie a colori e inframmezzato da divertenti e intelligenti “siparietti” che narrano di improbabili quanto suggestivi incontri del terzo tipo.
Non mi soffermo più a lungo su questo volume perché la copertina parla da sola e credo sia lo strumento più adatto per iniziare un percorso di conoscenza o meglio un’avventura interplanetaria, senza nemmeno muoversi. Poi potrete passare agli altri due… ma se preferite lasciare questo per ultimo, va bene lo stesso.
Buona lettura e buona estate!
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