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Altri mondi (10): Dell’espansione dell’universo

Come può l’universo espandersi? : Le origini della cosmologia moderna alla luce delle controversie degli anni Trenta / di Giovanni Macchia ; prefazione di Vincenzo Fano. - Milano : Mimesis, 2024. - 320 p. - (Eterotopie). - ISBN 979-12-2230-836-4

di Alessandra Calanchi - martedì 10 giugno 2025 - 555 letture

Questo libro in realtà non parla di “altri mondi” bensì del nostro, o meglio, di quella che è la cosmologia moderna, che riguarda tutti noi. E lo fa con chiara impostazione filosofica, a partire dalla scelta del docente che firma la Prefazione: Vincenzo Fano, noto filosofo della scienza. Eppure, il senso di “alterità” lo proviamo eccome, perché l’autore ci trasporta dalla comfort zone del nostro essere-qui-nel-mondo al mistero che circonda l’universo, un “altrove” che sentiamo nostro eppure ci sfugge, si rivela in modo ambiguo e intermittente, ci nasconde ancora moltissimo sulle sue origini e soprattutto sul suo destino.

Unendo la storia della cosmologia ai dibattiti su Nature e sul Times (rivista scientifica la prima, divulgativa la seconda), e prospettando una quarta rivoluzione scientifica dopo le tre che conosciamo (copernicano-galileiana, newtoniana, e relativistica), Macchia esplora il momento cruciale di passaggio da un modello chiuso e immobile di universo a una rappresentazione dinamica e in espansione. Tutto pare accadere intorno agli anni Trenta del 900, ma anche oggi ci si continua a interroga sulle nuove possibili scoperte e conferme, un campo di indagine condivisa tra cosmologi, astronomi, astrofisici e filosofi, per non citare gli astrologhi, gli astrofili e tutti coloro che si dilettano nello studio degli astri.

Se agli aspetti matematici si aggiungono quelli metafisici, se le istanze epistemologiche e ontologiche reclamano il loro spazio, se perfino un poeta come Valéry viene citato (più volte nel testo, ma non in Bibliografia), mi pare che la “percezione” o “visione del mondo” (p. 247) stia andando nella direzione auspicata dal sociologo americano Henry Jenkins, autore nel 2006 di quel seminale Convergence Culture (malamente tradotto in italiano Cultura convergente) che riguardava l’intero modo di rappresentare l’intersezione tra evoluzione, società, scienza, media, natura, tecnologia, conoscenza, organizzazione e globalizzazione. E mi dispiace un po’ che Macchia non citi Edgar Allan Poe e la sua family of cosmic intelligencies, perché il poeta e scrittore americano a metà dell’800 (non del 900) aveva già esposto la teoria dell’universo infinito e in movimento nel suo Eureka.

Il libro di Macchia è, in ogni modo, un vero e proprio portale verso altri mondi: non solo il mondo delle stelle e dei pianeti, o dei dibattiti scientifici, ma il mondo delle idee, il mondo delle discussioni, un mondo fatto di studio, ricerca, discussioni infinite almeno quanto l’universo.

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Copertina di Come può l’universo espandersi?, di Giovanni Macchia

Giovanni Macchia è assegnista di ricerca al Dipartimento di Scienze pure e applicate dell’Università di Urbino, dove si occupa principalmente di filosofia e storia della cosmologia moderna.

Un suo video è qui.


Sinossi

Nel maggio e giugno 1932, in trentacinque Lettere al Direttore nel quotidiano londinese “The Times”, alcuni dei più noti fisici (James Jeans, Oliver Lodge, Herbert Dingle) si confrontarono con personalità di spicco della cultura (scrittori, politici, filosofi) per spiegare la scoperta dell’universo in espansione, da pochi mesi ratificata dai cosmologi. Nel dibattito che ne scaturì si contrapposero, da una parte, la nuova dirompente immagine scientifica e dall’altra, quella del senso comune che faticava ad accettare, dopo millenni di credenza nella staticità dei corpi celesti, come lo spazio lontano potesse curvarsi ed espandersi. Questo libro ripercorre e analizza quel dibattito epistolare, nonché gli avvenimenti scientifici e sociali che negli anni precedenti lo motivarono culturalmente (in primis l’affermarsi delle teorie di Einstein), cercando di ricreare lo spirito di quell’epoca avvincente che vide, grazie al desiderio di conoscenza di una piccola audace comunità di studiosi, l’estendersi della forza del pensiero razionale ai confini dell’universo.



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