Alluvioni
L’alluvione di Valencia (in spagnolo Gran riada de Valencia) del 14 ottobre 1957 causò 81 morti, mentre l’alluvione del 1982...
L’alluvione di Valencia (in spagnolo Gran riada de Valencia) del 14 ottobre 1957 causò 81 morti, mentre l’alluvione del 1982 è ricordata anch’essa per la sua forza distruttrice. Valencia è attraversata dal fiume Turia che non poche volte è esondato in modo disastroso a causa del particolare fenomeno meteorologico chiamato “Goccia fredda” (Dana). Nel 1957 e nel 1982 il fenomeno fu giudicato nella sua dinamica metereologica. Si operò sul territorio con interventi idraulici, dopo l’alluvione del 1957 il letto del fiume Turia fu deviato a sud di Valencia.
Tra l’alluvione del 1957 e del 1982 trascorsero venticinque anni, tra l’alluvione del 1982 e del 2024 quarantadue anni, eppure si urla a gran voce la straordinarietà del fenomeno e, specialmente, lo si collega esclusivamente al cambiamento climatico. Si tace sulle alluvioni trascorse e si cancella la storia in modo da trasformare l’evento in una apocalisse senza precedenti. Le immagini della città ferita e segnata dalle carcasse delle auto si susseguono. Non ci sono discussioni degli esperti a spiegarci l’accaduto; il giornalismo si limita a segnalare il Mediterraneo più caldo del solito e, dunque, il fenomeno è dovuto al mutamento climatico.
Le politiche ambientali-green si alimentano di tali eventi, i quali sono utilizzati per trasformare la transizione energetica in un dogma indiscutibile. Lo stato di eccezione meteorologico congela le analisi e riduce gli eventi a immagini catastrofiche che procurano “ansia climatica”. È ben noto che il pensiero critico si attiva solo in un contesto favorevole alle discussioni, in cui le parole e i dati oggettivi sono ricostruiti con razionalità. Le immagini non spiegano nulla, registrano l’evento e necessitano di essere mediate con la razionalità critica, sembra, invece, che si voglia stupire e allarmare. Le ipotesi alternative alla spiegazione dell’evento dovrebbero essere, almeno, essere discusse, invece si punta in modo eguale e ripetitivo alla solita interpretazione, ovvero siamo in emergenza climatica per cui si deve accelerare negli investimenti green. Il mercato è sempre pronto ad offrire le sue soluzioni, fa il suo lavoro, mentre il semplicismo riduce gli spazi di discussione e riflessione.
Ad un’indagine, anche superficiale nella rete, si scopre che Valencia per posizione geografica e per idrografia è esposta da sempre alle terribili conseguenze della Goccia fredda. Risulta, inoltre, tra le città che hanno vissuto un notevole boom edilizio. Una città strutturalmente esposta a simili eventi non dovrebbe essere cementificata, fenomeno che riguarda non poche zone della Spagna. Il boom edilizio non ha arricchito gli spagnoli e non ha migliorato la qualità di vita del popolo spagnolo. Turismo e speculazione edilizia hanno comportato la costruzione di case per i turisti, campi da golf e nuovi approdi. Gli affitti e i costi delle case sono proibitivi malgrado l’abbondanza di cemento. La popolazione spagnola è in depopolamento, si calcola che per ogni donna il tasso di natalità sia 1,19. L’Europa muore di troppo cemento, mentre la popolazione invecchia e diminuisce. Di tale banale contraddizione impattante sul territorio si tace, ci si limita a magnificare le nuove case per benestanti e per ricchi rigorosamente green. Si potrebbe fare un parallelo con l’Italia, in quanto l’aggressione al territorio e il suo saccheggio non possono che moltiplicare gli effetti di eventi eccezionali e nel contempo prevedibili per storia metereologica e morfologia del territorio.
Nel 2022 la tempesta Gloria sulla costa iberica causò la morte di 13 persone e cento milioni di euro di danni. In quell’occasione il Collegio dei Geologi di Spagna (ICOG) affermò che bisognerebbe decostruire tutto quello che era stato costruito sulle coste spagnole negli ultimi quarant’anni. Le tempeste del Levante, affermò il geologo Joan Manuel Vilaplana nel 2022, sono fenomeni relativamente frequenti, ma la costa antropizzata non può che favorire in simili casi vittime e danni. Naturalmente i geologi non sono stati ascoltati; gli interessi economici oltrepassano il valore delle vite umane: questo è il capitalismo, dobbiamo imparare a prenderne atto. Il capitalismo ha una sola legge: il guadagno, pertanto fin quando non riporteremo le tragedie del nostro tempo alla causa prima di tutti i mali, continueremo ad assistere al dolore immenso delle comunità attraversate da lutti che probabilmente si potevano evitare. Dinanzi a tali eventi dobbiamo imparare a mettere tra parentesi le interpretazioni sempre identiche dei media e ricercare autonomamente le informazioni, al fine di formulare ipotesi da verificare e con cui confrontarci per pensare il nostro tempo.
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