Alessandro Scalabrini, il tenore dimenticato
Il suo unico nipote, Guido Battiston, vive ad Alì Terme.
Alessandro Scalabrini era nato a Verona nel 1875, città ove aveva iniziato i suoi studi sotto la guida del maestro Camozzini che lo portarono a divenire uno dei più grandi tenori italiani di tutti i tempi, spesso paragonato ad Enrico Caruso dalla stampa dell’epoca.
A Sassuolo il suo debutto nel 1901 ne “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi nel ruolo di Manrico. Numerose le sue tournee in giro per il mondo specie negli Stati Uniti d’America al seguito della “Lambardi Opera Company”: memorabili le sue performances a Los Angeles nel 1909 in “Cavalleria Rusticana” (Turiddu) al fianco di Elvira Campoli e l’anno successivo, sempre all’Auditorium Theatre di Los Angeles, ne “ Il Trovatore” (Manrico), lo stesso ruolo del suo debutto assoluto, al fianco delle celebri soprano Ester Adaberto e Dolores Frau.
Il Times Democrat così celebrava il successo del tenore italiano dopo una replica de “Il Trovatore” a Fort Worth in Texas: “Il Gran Trionfo”. “Il signor Scalabrini è il miglior tenore che sia mai stato qui e specialmente ciò fu notato nel suo duetto con M.me Adaberto, come pure nel terzetto colle signore Adaberto e Frau, nel quale egli mostrò la sua potenza e la sua bravura passionale.
Allorquando egli prendeva i suoi a solo non si poteva far altro che chiederci meravigliati se Caruso fosse in alcunché superiore a lui”. Cantò, fra l’altro, anche al Metropolitan di New York, a Panama, Puerto Rico, Guatemala, San Paolo, L’Avana, Amsterdam, Bogotà, Venezia, Costantinopoli e Verona interpretando i vari Radames (Aida), Andrea Chenier, Ernani, Canio (Pagliacci), Alfredo (La Traviata), Duca (Rigoletto) e numerosi altri personaggi.
A Cuba si sprecarono gli elogi della stampa locale, per la sua interpretazione in “Sansone e Dalila”. Il “Diario della Marina” così scriveva: “Il tenore Scalabrini oltre ad essere notevole per il gran volume della sua voce, rivelò un insieme di qualità tali di qualificarlo qualcosa di ben superiore anche a che noi siamo soliti raffigurare sotto l’appellativo di buon artista. Il nostro timore è che purtroppo Scalabrini non tornerà più all’Avana. Giovane com’è e colla sua bella voce, di quelle così poco comuni, egli andrà a cantare nei migliori teatri d’Europa”. Gli fece eco la “Valbuena” dopo una replica a Santiago de Cuba: “Il tenore Scalabrini seppe convertirsi in un vero Sansone interpretando la faticosa sua parte in modo da meritare al suo nome gli onori della serata. Dal principio sino alla fine egli fu infatti l’oggetto di un’ovazione giusta e sincera e nella scena del tempio che egli demolì, sorse dinnanzi a noi come la rivelazione di un magnifico cantante che sarà il primo favorito durante queste serate artistiche”.
La figlia Giulia riposa nel cimitero di Alì Terme; Guido Battiston, l’unico nipote - che di secondo nome fa Manrico in omaggio al “cavallo di battaglia” del nonno - stimato artigiano orafo molto noto nella riviera ionica messinese ma anche oltre lo stretto, non può che rammaricarsi per l’oblio in cui è stato fatto cadere il suo antenato, dimenticato dagli addetti ai lavori e da quanti gravitano attorno al panorama musicale nazionale e ci ricorda, fra l’altro, che si ha certezza dell’esistenza di almeno 34 incisioni in vinile fatte da nonno Alessandro per la “Favorite” e la “Gayarre Record” relative alle più importanti arie del panorama operistico internazionale.
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