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Alda Merini. Una donna.

Sullo spettacolo “Alda”, con Mita Medici accompagnata da Franz Cantalupo e diretta da Giuseppe Di pasquale. Ed infine su Alda Merini.

di Serena Maiorana - domenica 31 luglio 2005 - 9854 letture

Se nelle serate degli scorsi 23 e 24 luglio vi trovavate a passare nei pressi di Taormina spero che abbiate visto uno spettacolo. Si chiama “Alda” ed è andato in scena in quelle due sere nell’ambito di “Taormina Arte 2005”.

Spero che voi l’abbiate visto perché si è trattato davvero di un bello spettacolo, interpretato da Mita Medici nel ruolo di Alda, appunto. Alda Merini però. Anche se durante lo spettacolo non solo Mita Medici interpretava la Merini, ma anche tutto il resto lo faceva. La scenografia variopinta e caotica, il giovane giornalista interpretato da Franz Cantalupo, la regia di Giuseppe Di pasquale. Tutto sul palco interpretava lei, Alda. E sopra tutti soprattutto Mita Medici, che sul palco praticamente “diventa” Alda. E che di Alda ti racconta la storia e il sentimento.

Per questo se avete perso lo spettacolo è davvero un peccato. E per questo io adesso provo a raccontarvelo. O almeno a raccontarvi anch’io Alda Merini. Sperando che poi la leggiate, magari. E che la amiate subito dopo. Cosicchè se lo spettacolo sarà replicato (Siracusa? Fine agosto? Chissà) stavolta non lo perderete. Così, sperando di convincervi, inizia il racconto.

Chi è Alda? Alda Merini dico. Chi è? Una pazza? Una poetessa? Una donna? Una donna. Prima di tutto una donna. E poi, forse, tutto il resto. Una donna che ha amato. Tanto. Come tante altre donne. Una donna che ha partorito. Ha pianto. Gridato. Patito. E poi ha di nuovo amato e amato e amato. E amato ancora. E poi ha sofferto. Come lei intanto mille altre donne. Ed insieme a loro poi altrettante.

Solo che Alda è una donna che ha anche scritto. O meglio ancora che ha soprattutto scritto. Che ha scritto di amore, di parti, di pianti, di grida e di patimenti. E poi ha scritto di amore e di amore e di amore ancora. Ed insieme ha scritto di sofferenza. Ha scritto del suo essere donna, insomma.

Parola dopo parola. Poesia dopo poesia. Alda ha costruito un mondo femminile e poetico che ha scontato le mille pene dell’anima che muore e poi rimuore più volte. Dell’anima geniale e viscerale. Dell’anima che sopravvive a decine di elettroshock, alla povertà, all’abbandono, alla follia. All’idiozia di quest’italietta mediocre che sventola ballerine e seppellisce i grandi. Un’anima due volte candidata al nobel. Eppure rimasta sola. Sola con il letto vuoto. Con la casa silenziosa. Il tavolo sparecchiato. Sola nel suo appartamento ai Navigli, a Milano. E forse poi senza neanche più quello. Perché con uno sfratto le hanno chiesto di andar via.

Come se non bastasse tutto il resto. Come se non bastasse essere donna. Essere Alda Merini. La pazza. La poetessa. Quella che ha sempre scritto e ha sempre amato. Quella che ha sopportato e che ancora sopporta. Quella che risponde male, che suona il pianoforte, che ha amato Quasimodo e frequentato Montale. Quella donna che ha fatto tutto questo e che alla fine è riuscita a restare una donna, soprattutto. Senza mai lagnarsi. Senza mai rinnegarsi.

Una donna che ancora racconta poesie. Sola, nel suo appartamento ai Navigli, a Milano. Una donna. Ed alla fine può bastare.


- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Alda Merini. Una donna.
17 maggio 2006, di : lassi

ma era veramente pazza?io leggevo le sue poesie e sognavo. Ha fatto sognare tutte. Maledetta la persona che l’ha internata. Se avesse saputo chi era, se avesse saputo le meraviglie che scrive.. E voi dovete continuare a scrivere come avete fatto ottimamente fino adesso, per non dimenticare che era prima di tutto una vera e umile donna!
    Alda Merini. Una donna.
    30 agosto 2006, di : pip

    Quante ovvietà nel commento precedente. Potrei aggiungerne un paio: 1)Casa avrebbe scritto se avesse avuto una vita felice? 2)Attenzione alle "merinate". Se non sapete cosa sono studiate a fondo la sua biografia.