Alcune note su ’Un benessere passeggero’ di Alessandra Calanchi
Un benessere passeggero / di Alessandra Calanchi. - Senigallia : Ventura Edizioni, 2024. - 29 p. - (Palestra di poesia). - ISBN 979-128138833-8.
La recente raccolta di questa poeta un po’ sui generis, già autrice di La Terra vista da Marte: passi di/versi sul pianeta rosso (Oakmond Publishing, 2019), si divide in due sezioni: “Stazione di poesia”, che ricalca gli interessi dell’autrice per il noir e il poliziesco (tra le altre cose, è socia onoraria dell’Accademia italiana di scienze forensi), e “Avamposto”, dedicata a chi ci ha già lasciati (si va dal gatto di casa a Stephen Hawking).
- Copertina di Un benessere passeggero, di Alessandra Calanchi
Queste note sono scritte da chi non ama molto le categorie e i generi applicati alla poesia, cose che servono sì per orientarsi, ma non servono per stare dentro ai versi. Meglio affidarsi alle immagini “narrative” di Bertolucci, Caproni, Sereni, Fortini che si possono non conoscere, ma che hanno dato il ritmo ad una parte della poesia del Novecento, un ritmo che è rimasto nell’aria e di cui anche inconsapevolmente godiamo ancora.
Alla leggerezza svagata di Alibi si adatta perfettamente “Quando il mondo / È sospeso / In un sogno arancione”.
Covid Blues: quelle belle anafore (“Lo schermo del mio pc”) fanno scivolare il pensiero dallo specchio alla piazza alla gabbia di relazioni umane che non possono essere corporee.
Deposizione con quella rassegna di oggetti è di una nostalgia sorridente.
Furto con scasso prevede una deliziosa antitesi fra il titolo e i due versi finali, così come in Sequestro di minori.
Il delitto in camera chiusa è così narrativa, con quelle immagini stagionali successive, che mi ricorda l’andamento di Attilio Bertolucci e Giorgio Caproni.
E poi c’è un Interrogatorio molto intenso, seguito da una deliziosa Legittima difesa.
Staging ci dice sulla punta di pochi versi quanto il delitto sia più denso e magmatico della limpida (e giusta) verità giudiziaria.
In Reato minore ironicamente ci si accontenta del meno peggio.
Di nuovo in Senza fissa dimora si sente Caproni. Non è necessario conoscerlo per avvertire il tono che alcuni poeti hanno dato alla poesia del Novecento. Comunque, è consigliabile leggere Congedo di un viaggiatore cerimonioso.
In Confessione, come spesso nella poesia di Alessandra, nelle righe finali si produce l’effetto sorpresa.
Il poeta e il burocrate mi pare la più bella di “Stazione di poesia”: il poeta e il burocrate sono seduti acconto sulla metro, il primo sfiorato da immagini di una poesia che danza lieve (catene di chitarre, voli di rondini, un bambino sfrecciato via da sua madre), mentre al secondo la vita fugge via inascoltata.
Nella seconda sezione, in O forse no l’anafora “Verrò...” rende intensa l’attesa... di un’attesa silenziosa sorridente paziente.
Come un ghiacciaio è un commosso ricordo di un amato cugino, così come Da grande si staglia la figura di nonna Maria che ha orientato la vita della nipote.
E che cos’è quell’inventare universi in Non chiedermi cosa, se non lo spazio dell’emozione e dell’affetto?
Info pagina web di riferimento: Ventura edizioni.
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