Agostino Di Bartolomei: Ricordati di me, mio capitano!
"Nel rivedere le immagini del secondo scudetto giallorosso e della finale di Coppa dei Campioni Roma-Liverpool del 1984, il cuore non può che battere forte per Agostino, il capitano..."
È più forte di me. Li vedo superscintillanti alla TV e non riesco a non pensare che quelli di una volta erano i veri campioni. Acconciature improbabili, orecchini di diamanti, pellicce di volpino al collo, veline bellissime sottobraccio per i nuovi divi del calcio e cifre stratosferiche da spendere in superbolidi.
Intanto mi ritorna in mente Antonello Venditti che canta: ricordati di me mio capitano / cancella la pistola dalla mano / tradimento e perdono fanno nascere un uomo / ora rinasci tu... Cristiano Ronaldo, Wayne Mark Rooney, Lionel Messi i casarecci Antonio Cassano e Mario Balotelli: che cifre da capogiro, quante bizze, quanto genio e sregolatezza.
Intanto un’altra canzone mi ritorna in mente, che fa: un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia..., Francesco De Gregori tra le note di La leva calcistica della classe ’68. Gli storici amici/nemici della canzone italiana d’autore – Venditti e De Gregori – legati da un unico un filo conduttore: Ago, alias Agostino Di Bartolomei.
Nel rivedere le immagini del secondo scudetto giallorosso e della finale di Coppa dei Campioni Roma-Liverpool del 1984, il cuore non può che battere forte per Agostino, il capitano. Tuonano le parole del testo di Tradimento e Perdono di Venditti: ricordati di me mio capitano / cancella la pistola dalla mano/ tradimento e perdono fanno nascere un uomo / ora rinasci tu... Tradimento di un campione, il Campione, quello che vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia. Fantasia nel momento della prestazione sportiva e non davanti ai flash dei fotografi... Giorgio Tosatti – il più grande giornalista sportivo degli ultimi 20 anni – scriveva sul Corriere della Sera: “Se n’è andato senza una riga, una parola: solo e impenetrabile come sempre”, non prima di averne delineato i tratti del carattere ormai noto a tutti chiuso, “sovente accigliato, inquieto (...). Troppo orgoglioso per mostrarsi debole”, ed ancora “orso, brontolone”. Enzo D’Errico all’indomani della sua morte – a soli 39 anni – aveva titolato di Ago “Ucciso dal cinismo del calcio”. “Il mondo del calcio non lo voleva più” aveva detto la moglie. Certo, Ago scintillante non era, la brillantina sui capelli non la passava. Certo, Ago di orecchini non ne portava e dubito che andasse dall’estetista, considerando le folte sopracciglia.
Le logiche del ‘Calcio moderno’ lo hanno emarginato. Grande capitano, alla sua Roma ha regalato lo scudetto atteso quaranta anni. Poi, il ‘Calcio totale’ lo ha paradossalmente estromesso perché ritenuto troppo lento.
Non sono bastate 11 stagioni giallorosse e l’amore della sua curva a salvargli la vita, a permettergli per un attimo, anche solo per un attimo, di pensare di non premere quel maledetto grilletto. Dopo le stagioni giallorosse, il Milan, poi il Cesena e infine la Salernitana che ancora oggi lo ricorda come artefice di una bellissima promozione nella serie cadetta. Agostino Di Bartolomei amava il calcio, ere tutta la sua vita, ma il suo carattere schivo e chiuso non gli ha permesso di rimanere in un mondo che ti chiede tutto ma che poi ti volta le spalle.
Morì suicida il 30 maggio 1994 a San Marco, sul balcone della sua villa, nella costiera del Cilento, tra i golfi di Salerno e Policastro, sparandosi dritto al cuore a metà del mattino.
Oggi sappiamo che Ago si sentiva abbandonato e che nell’ultimo messaggio lasciato avesse scritto di sé: mi sento chiuso in un buco . L’affetto dei tifosi non gli è mancato, quello dell’assurdo mondo del calcio sì.
Ricordati di me mio capitano / cancella la pistola dalla mano / se ci fosse più amore per il campione oggi saresti qui...
(Agostino – Ago – Di Bartolomei è nato a Roma l’8 aprile 1955. Morì tragicamente suicida a San Marco di Castellabate il 30 maggio 1994. Nel suo palmares 1 scudetto da capitano con l’A.S. Roma nel 1983-84 e tre coppe Italia. Con i capitolini oltre 300 presenze di cui la metà da capitano e quasi 70 goal messi a segno. Al Milan nel periodo 1984-87, Cesena 1987-88, Salernitana 1988-90. Ha liberamente ispirato la produzione cinematografica L’uomo in più di Paolo Sorrentino nel 2001. Nel 15° anno dalla sua morte è stato prodotto Capitan Ago, documentario del regista Massimo Ferrari [I grandi uomini sportivi, Agostino Di Bartolomei Capitano Gentiluomo proiettato a gennaio 2009 - Hotel Europa di Latina] Ad Ago sono dedicate anche le canzoni: La leva calcistica della classe ’68 di Francesco De Gregori [Singolo dell’anno 1982], Tradimento e Perdono di Antonello Venditti [2007 – Dalla Pelle al Cuore] e Grazie Agostino di Piero Mirigliano [per celebrare lo scudetto del 1983-84].)
Fonti: Corriere della Sera e corrieredellasera.it archivio web - Il Nuovo Salernitano - Wikipedia.org - YouTube.it
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