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Africa: saper cogliere i segni...

Unione africana ha appena tenuto il suo vertice a Banjul. Come il paesaggio africano si presenta in questo mese di luglio 2006 ai capi di Stato, commissari e ministri riuniti nella capitale del Gambia? Cosa c’è di nuovo sul nostro vecchio continente, culla dell’umanità?

di Thierry Avi - lunedì 24 luglio 2006 - 3824 letture

L’Unione africana ha appena tenuto il suo vertice a Banjul. Come il paesaggio africano si presenta in questo mese di luglio 2006 ai capi di Stato, commissari e ministri riuniti nella capitale del Gambia? Cosa c’è di nuovo sul nostro vecchio continente, culla dell’umanità? I partecipanti al summit, come del resto tutti gli africani, sono attenti ai segni indicatori di evoluzione e quindi di progresso. Anche se non ne parlano, avranno notato che:

1- nel Benin e nelle Comore - e dove domani? - gli elettori hanno respinto le figure conosciute, tradizionali, per dare potere a uomini nuovi. Quale è la dimensione di questo rifiuto? Fino a dove arriverà questa volontà di rinnovo?

2 - un ex capo di Stato, Charles Taylor, (che ha creduto possibile attuare nel 2000 ciò che Hissein Habré e Mengistu Haïlé Mariam, rispettivamente ex Presidenti del Ciad e dell’Etiopia, avevano perpetrato negli anni 1980) è finito, davanti ad un tribunale internazionale. La fotografia dell’ex dittatore liberiano, avrà avuto più effetto di tutti i nostri articoli e di tutti i discorsi dei democratici africani perché i suoi emuli, ancora al potere, facciano attenzione.

3- il referendum della Mauritania, al quale è stata sottoposta una Costituzione che proibisce ad un capo di Stato di prolungare la propria permanenza al potere oltre misura e di “sistemare" la Costituzione del paese secondo i propri fini, ha ricevuto un’approvazione, massiccia, impressionante. È un evento che farà storia: sarà sempre meno possibile per il Presidente, modificare secondo i propri interessi, la Costituzione del paese "per darsi più tempo e spazio”

4-L’onnipresenza politica ed economica della Cina in Africa rende sempre più difficile ad un piccolo gruppo di paesi africani che riconoscono Taïwan ed intrattengono relazioni diplomatiche con quest’isola dissidente, di perseverare in quest’atteggiamento fondato sull’interesse a breve termine. Il Sudafrica ed il Senegal lo hanno capito. Chi sarà il prossimo?

5-Il più grande paese dell’Africa centrale, la Repubblica Democratica del Congo (RDC), è alla vigilia di elezioni generali dalle quali ci si attende che l’intera nazione venga riportata ad una vita normale. Si spera che il più grande paese (francofono) dell’Africa dell’Ovest, la Repubblica della Costa d’Avorio, impegnato nella stessa direzione dall’inizio di quest’anno, esca anche dalla crisi da ora fino all’inizio del 2007. Se questi due eventi si avverano e se questi due grandi paesi si stabilizzano come, prima di loro, hanno fatto il Mozambico e l’Angola, l’Africa dello XXI° secolo sarà diversa da quella della fine del XX° : avrà fatto l’esperienza delle guerre civili e ne sarà uscita “vaccinata”.

6-Per le sue materie prime e le sue ricchezze minerarie - ma non solo -, il continente attira non soltanto le sue vecchie potenze coloniali, ma anche ormai, i grandi paesi o insiemi di paesi che contano in quest’inizio di XXI° secolo: Stati Uniti, Europa, Brasile, Cina, India, Russia.

I dirigenti di queste potenze solcano il continente, moltiplicano gli inviti. Resta, all’Unione Africana ed ai paesi che la compongono, saper trarre vantaggio da quest’interesse che porta loro un mondo diventato multi polare. Gli uomini e le donne riuniti a Banjul, che dirigono la politica e l’economia dei paesi africani, sentono che l’Africa si muove e che il paesaggio mondiale si trasforma. I segni evocati sopra dicono agli ospiti di Banjul ed a noi tutti: A buon intenditore, poche parole!

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