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AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA IL PROBABILE RIMPATRIO IN CINA DI UN RIFUGIATO TIBETANO IN NEPAL

Amnesty International ha lanciato un appello alle autorita’ del Nepal e della Cina affinche’ forniscano informazioni su Tsering Dhondup, un rifugiato tibetano 27enne che potrebbe essere stato trasferito con la forza in Cina, grazie alla collaborazione del governo di Kathmandu.

di massimo oriti - mercoledì 16 aprile 2008 - 2108 letture

Riceviamo e pubblichiamo.

Tsering Dhondup e’ stato arrestato la notte del 23 febbraio all’interno di un Centro di assistenza per i tibetani, aperto nella capitale nepalese dall’ufficio locale dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr).

Nei due giorni successivi, Dhondup e’ stato portato in manette negli uffici dell’Immigrazione di Kathmandu per essere interrogato sulla documentazione rinvenuta in suo possesso e sulle sue attivita’ in Tibet. Il secondo interrogatorio, nel pomeriggio del 25, e’ stato interrotto quasi subito dall’annuncio dell’imminente arrivo di alcuni funzionari dell’Unhcr che volevano chiarimenti sul suo status. Dhondup e’ stato portato via a bordo di un veicolo senza targa. Alcuni testimoni avevano notato, nei pressi dell’edificio, un’automobile di proprieta’ dell’Ambasciata cinese a Kathmandu.

Le autorita’ nepalesi non hanno fornito alcuna informazione riguardo al luogo in cui Dhondup sia stato portato dopo quel momento. Secondo notizie attendibili, recentemente la polizia nepalese avrebbe minacciato di rimpatrio forzato altri tibetani in prigione. Amnesty International e’ seriamente preoccupata che Dhondup possa essere stato rimpatriato in Cina, al di fuori di qualsiasi procedura legale e in violazione degli obblighi di diritto internazionale che il Nepal si e’ impegnato a rispettare. In particolare, anche alla luce delle continue notizie relative a dissidenti politici sottoposti a torture e maltrattamenti in Cina, il Nepal pare aver violato l’articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che obbliga gli Stati a non rimpatriare o estradare una persona in un altro Stato in cui possa trovarsi a rischio di subire torture.

Amnesty International e’ da tempo sottolinea il possibile coinvolgimento di funzionari cinesi in Nepal nel rimpatrio forzato dei tibetani in Cina. Nel marzo 2003, 18 tibetani (tra cui tre donne e otto bambini) sarebbero stati rimpatriati a forza durante un’operazione congiunta di funzionari nepalesi e cinesi. Secondo testimoni oculari, furono portati via tra lacrime e urla a bordo di un veicolo appartenente all’Ambasciata cinese, diretto verso la frontiera. L’operazione fu portata avanti nonostante i diffusi timori, sollevati dall’Unhcr, dai governi e dalle Organizzazioni non governative. Una volta in Tibet, le 18 persone furono poste in stato di detenzione. Alcune di loro, dopo il rilascio, raccontarono di essere state prese a calci, picchiate, colpite con bastoni elettrici, obbligate a rimanere nude per lunghi periodi di tempo, seviziate con aghi infilati sotto le unghie delle mani e sottoposte a offese riguardanti il loro credo religioso.

Le preoccupazioni di Amnesty International si sono accresciute a seguito degli arresti di massa di rifugiati tibetani che prendevano parte a manifestazioni pacifiche, potati a termine dalla polizia nepalese a partire dal 10 marzo.

L’appello è on line su www.amnesty.it


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