A proposito di giornalismo: Antonello Piroso. Uno splendido cinquantenne.
A proposito di un giornalista speciale, Walter Tobagi (assassinato dalla Brigata 28 marzo, gruppo terrorista della sinistra estrema), Antonello Piroso ha dato (ha fatto) una grande lezione di giornalismo.
A proposito di un giornalista speciale, Walter Tobagi (assassinato dalla Brigata 28 marzo, gruppo terrorista della sinistra estrema), Antonello Piroso ha dato (ha fatto) una grande lezione di giornalismo.
All’interno della manifestazione VeDrò, egli ha raccontato - a partire dalla mattina di quel maggio 1980 - come, e da chi, fu assassinato il giornalista del Corriere della Sera. E La7 ne ha trasmesso la registrazione. Walter Tobagi fu ucciso alle 11 del mattino, con cinque colpi di pistola, da un gruppo di terroristi: Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano. A sparare sono Marano e Barbone. È quest’ultimo a dargli il colpo di grazia, quando Tobagi si accascia per terra. Nel giro di pochi mesi dal suo omicidio, le indagini portano all’identificazione degli assassini e a quella del leader della Brigata 28 marzo, lo stesso Marco Barbone. Dopo il suo arresto, nel settembre del 1980, Barbone decide di collaborare con gli inquirenti e grazie alle sue rivelazioni i terroristi finiscono in carcere, insieme ad altri sospettati (forse un centinaio…). Le indagini non chiariranno mai il ruolo svolto dalla fidanzata di Marco Barbone, Caterina Rosenzweig, appartenente ad una ricca famiglia milanese, arrestata e poi assolta per insufficienza di prove. Nel 1978, cioè due anni prima dell’omicidio, Caterina Rosenzweig aveva pedinato Tobagi, suo docente di storia moderna all’Università Statale di Milano. E’ di questi giorni l’affermazione di Silvio Berlusconi che “la mancanza di libertà di stampa in Italia è una barzelletta cattocomunista”. Ed è recente la notizia che il premier ha querelato “La Repubblica” per le 10 domande (che non hanno mai avuto risposta) su Noemi Letizia e le escort a Palazzo Grazioli.
Proprio per questi fatti, proprio perché è evidente che se colui che detiene un forte potere della carta stampata e delle TV (che è anche il premier) si lascia scappare queste affermazioni qualcosa (a proposito della libertà di stampa) non sta funzionando.
La stampa in Italia è fortemente in crisi. E’ omologata. E’ confezionata come serve.
Se sono state raccolte 280 mila firme a sostegno della libertà di stampa un motivo ci sarà…Anzi c’è: la democrazia è in pericolo!
E’ importante fermarsi. Fare il punto su quello che vuol dire essere giornalista oggi. E su cosa significhi libertà di stampa.
Non si può leggere sui giornali solo ciò che conviene, o ciò che è tranquillizzante, o ancora ciò che la gente si vuol sentire dire e vuol leggere. E questo vale sia per la destra sia per la sinistra. Nessuno escluso. . Essere giornalisti significa raccontare i fatti. Ma raccontarli con onestà. Estrema.
Essere neutrali è difficile ma onesti lo si deve.
E’ questo che nelle tre ore di trasmissione – attraverso una maniacale ricostruzione dei fatti, attraverso la citazione di atti, libri, nomi, attraverso una narrazione avvincente e coinvolgente – ha fatto Piroso. Anche la stampa ha le sue colpe, quando non dà adeguato spazio a notizie oneste che spazzerebbero via sospetti e consegnerebbero invece ai lettori la verità.
Va fatto un mea culpa e imparare. Da Piroso che ancora il giornalista lo fa. Da Tobagi, che lo è stato… Tobagi teneva un diario... Come ha affermato Gaspare Barbiellini Amidei, però, «sarebbe un giorno lezione civile poterlo leggere sui banchi della scuola. Molti ragazzi dicono di voler fare da grandi i giornalisti. Lo diventino come lui fu».
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