A Nicosia si discute di statue

Non solo uno sportivo e una persona ospitale. La revisione della memoria non può far dimenticare certe cose.
Ieri sera, in videoconferenza, ho partecipato ad un incontro organizzato da Aldo La Ganga su due figure radicalmente opposte per storia, cultura e scelte politiche: il barone Stefano La Motta e il prof. Annibale Circasso.
Il primo, oltre ad essere uno sportivo, faceva parte di quel blocco conservatore e mafioso che nel dopoguerra di fronte all’avanzare dei partiti di sinistra incitò e armò Salvatore Giuliano e la sua banda a sparare e uccidere degli inermi lavoratori che con le loro famiglie festeggiavano il primo maggio. Portella della Ginestra 1 maggio 1947, 11 morti la più giovane 8 anni. Non solo Portella: assaltavano e distruggevano le Camere del lavoro e nello stesso tempo uccidevano quei capi lega che davano fastidio ai ricchi latifondisti. La prima strage di Stato con la complicità e l’apporto dei servizi, deviati e non, ma sempre presenti in tutti i delitti eccellenti in terra di Sicilia.
Ma è possibile che da quel 1 maggio 1947 alle stragi Falcone e Borsellino sono stati sempre presenti e che lo Stato democratico non è riuscito a fare pulizia in questi apparati? Complicità e debolezza della politica e in particolare della Dc per sventare il pericolo comunista. Quel partito che ha dato sangue alla lotta antifascista e idee nella elaborazione della Carta costituzionale.
Per ritornare da dove sono partito il barone la Motta faceva parte di quel blocco ed era anche una persona molto ospitale per avere accolto nella sua casa il famoso bandito Salvatore Giuliano. Di questa storia, che alcuni negano, a Nicosia lo sapevano anche le pietre, come quella che non c’era la mafia. La mafia c’era, ma non si vedeva passeggiare in piazza Garibaldi per il semplice e ovvio motivo che la sua consistente parte l’incassava direttamente sull’aia quando si spartiva il raccolto tra il mezzadro e il signore del latifondo.
- Nicosia - Piazza Garibaldi
Se alcuni ancora ad oggi sono convinti di questa figura possono dedicarle una piazza oppure farle una statua e piazzarla nell’atrio dell’entrata del Comune.
Per il radicalmente opposto Annibale Circasso, comunista, che ha fatto tanto per il paese con impegno e amore non c’è bisogno di targhe o statue, molti di moda in questo periodo, perché appartiene alla storia di Nicosia e di quel partito che non c’è più, il partito comunista italiano. Che nessuno potrà cancellare.
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