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7 luglio 1960, non dimenticare

La democrazia è sempre in pericolo se non c’è il controllo del popolo

di Emanuele G. - venerdì 7 luglio 2023 - 890 letture

Tutto nacque allorquando il Governo Tambroni, sostenuto dal MSI, diede il suo avvallo che il congresso del partito dell’estrema destra si tenesse, guarda caso, a Genova città insignita della medaglia d’oro della Resistenza. Tale fatto ingenerò una montagna di proteste in tutto il paese con diversi morti, la maggior parte a Reggio Nell’Emilia. Ma anche Catania dovette soffrire una vittima.

I fatti di Reggio. La Camera Confederale riunitasi il 6 luglio decise una mobilitazione generale per il giorno seguente. proprio quel giorno la situazione precipitò in quanto le forze dell’ordine mobilitarono 350 polizziotti agli ordine del vicequestore Giulio Cafari Panico caricarono una manifestazione assolutamente pacifica. Nella carica furono coinvolti i Carabinieri all’ordine del tenente Giudici. Gli scioperanti cercarono di resistere nel vicino isolato di San Rocco con qualsiasi mezzo di fronte alla brutale carica delle forze dell’ordine. In tale situazione morirono uccisi dalle forze dell’ordine ben 5 persone. Ecco i loro nomi:

* Lauro Farioli (1938), operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino;

* Ovidio Franchi (1941), operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti;

* Marino Serri (1919), operaio di 41 anni, ex-partigiano della 76ª SAP, sposato e padre di due bambini;

* Afro Tondelli (1924), operaio di 36 anni, ex-partigiano della 76ª SAP, è il quinto di otto fratelli;

* Emilio Reverberi (1921), operaio di 39 anni, ex-partigiano nella 144ª Brigata Garibaldi (commissario politico distaccamento "Amendola"), sposato, con due figli.

Non si contarono i colpi di mitra e alttre armi sparate nell’occasione e si contarono ben 21 feriti. Inoltre si raccontano di episodi che denotano la brutalità delle forze dell’ordine.

Il problema essenziale è che in questo caso ci fu una sollevazione popolare per salvaguardare gli eterni ed immortali principali della Resistenza e della Costituzione. Principi che devono essere protetti ogni giorno senza se e senza ma. Non si possono derogare. Rappresentano il DNA del nostro essere italiani. Derogare ad essi significa in pratica aprire il nostro paese a un presente e ad un avvenire quanto mai precario in cui si possono facilmente inserire forze reazionarie e conservatrici.

Pertanto i cittadini sono chiamati a vigilare ogni giorno sullo stato della democrazia in quanto una democrazia sfilacciata e debole diventa la porta d’ingresso per l’affermazione di forze fascistoidi che darebbero un colpo definitivo alla nostra democrazia. Una democrazia sacra e inviolabile.

Fra la politica e i cittadini è necessario un nuovo patto per cementare ulteriormente la nostra democrazia figlia della Resistenza e della Costituzione. Un patto per migliorarla in quanto una democrazia attiva è prodromo alla reale risoluzione dei problemi che il nostro paese ha da diversi anni a questa parte. Andiamo avanti nel solco della Resistenza e della Costituzione senza tentennamenti.

Ce lo chiedo le migliaia di italiani morti surante la Seconda Guerra Mondiale per difendere la democrazia in Italia e i suoi valori. Non dimentichiamo. Non dimentichiamo nulla. Viva l’Italia!!!


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