5 consigli per tornare a scuola dopo il terremoto
Un’attivista di ActionAid condivide la sua esperienza dopo il terremoto de L’Aquila.
Silvia Frezza è un’insegnante de L’Aquila. A seguito del terremoto del 2009 ha combattuto per garantire ai suoi studenti il diritto allo studio e a una scuola vera, dopo oltre 4 anni passati in moduli a uso provvisorio.
Oggi vuole condividere con le persone colpite dal terremoto del 24 agosto la sua esperienza, perché non si ripetano gli errori del passato e perché il 15 settembre i bambini e i ragazzi del centro Italia possano tornare a scuola in un contesto il più vicino possibile alla normalità.
Ecco il suo vademecum per le comunità colpite dal sisma:
E’ importante ascoltare gli insegnanti (e non solo i presidi!), perché nessuno meglio di loro conosce i propri alunni e le esigenze del territorio. Devono avere la possibilità di gestire i campi scuola in autonomia perché il primo bisogno è avere una parvenza di normalità. Devono sentirsi incentivati nello svolgere il proprio lavoro, perché ce ne sarà tanto, e sapere che ci sono colleghi – vicini e lontani – pronti a supportarli, magari progettando incontri e assemblee.
Tra gli insegnanti deve essere eletto un rappresentante che partecipi ai tavoli decisionali apportando il contributo del gruppo per evitare errori di gestione sia durante la prima emergenza che nella fase di ritorno alla normalità.
I bambini devono poter restare insieme ai loro compagni, per cui è fondamentale garantire le stesse classi del periodo pre-sisma. Hanno già sofferto molto e separarli dai loro amici è estremamente dannoso. Fateli restare insieme!
Anche i genitori devono essere ascoltati, o quanto meno i loro rappresentati di classe, in modo da tutelare il bisogno di informazioni delle famiglie sul presente e futuro scolastico dei propri figli.
Chiedete la presenza di gruppi, associazioni e specialisti nella gestione di emergenze umanitarie e situazioni traumatiche per assicurare assistenza e percorsi extrascolastici accattivanti sia per i ragazzi che per i loro genitori.
Non dimenticate mai che alle spalle delle famiglie esiste una comunità pronta a sostenere la scuola e bisognosa di sapere come può rendersi utile. Se la comunità saprà che le scuole riapriranno, le famiglie resteranno e sarà assicurato un futuro per il territorio colpito dal sisma.
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