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36 milioni di euro per la piccola impresa...afgana

Ogni ora la portaerei Garibaldi succhia 100.000 euro di carburante e i cacciabombardieri ci costano dai 30 ai 65.000 euro ogni ora di volo. Vergognose spese per la cosiddetta Difesa

di Adriano Todaro - martedì 8 novembre 2011 - 2838 letture

"Le spese militari costano ai contribuenti italiani 50 mila euro al minuto. Senza contare i 17 miliardi che il governo ha messo a budget per comprare 131 nuovi cacciabombardieri. Nemmeno fossimo invasi dagli Ufo. Ma né la destra né la sinistra hanno il coraggio di affrontare questo tabù".

Lo ha detto padre Alex Zanotelli, uno che invece il coraggio ce l’ha e da sempre sta dalla parte dei poveri, dei deboli, di chi non ha potere, in Italia come in Kenia. Ma non è di lui che vogliamo parlare quanto piuttosto di quell’enorme serbatoio di soldi che servono per le spese militari, a scapito, in momenti come questi che attraversiamo, dei servizi sociali, dell’istruzione, dello sviluppo e della ricerca.

E’ anche difficile fare cifre precise perché le spese per i militari sono trasversali fra i vari capitoli di bilancio. Solo il ministero della Difesa ha preventivano, nel 2011, 20 miliardi e mezzo di euro, 192 milioni in più del bilancio 2010. Ma per le armi vengono prelevati soldi anche dal ministero dello Sviluppo economico, dal bilancio del ministero dell’Economia (753 milioni), dal ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.

Nelle nostre scuole manca anche la carta igienica, un giorno di pioggia e crolla tutto, i giovani, quelli che possono, scappano dal nostro Paese, le fabbriche chiudono, le "Pantere" della polizia non hanno benzina ma noi, come se fossimo il Paese del Bengodi, facciamo volare cacciabombardieri che ci costano, ogni ora, dai 30 ai 65.000 euro. E non è finita: ogni ora, la portaerei "Garibaldi" succhia 100.000 euro di carburante e il cargo C-130, 11.500 euro. Senza dimenticare che quando lanciamo missili o sganciamo bombe, naturalmente per "portare la democrazia", questo ci costa decine e decine di migliaia di euro.

Destra e sinistra, già. Dal 2002 ad oggi c’è sempre stato un voto bipartisan sulle spese militari. Per tenere 3 mila soldati in Afghanistan sono stati spesi, sino ad ora, 4 miliardi di euro. Fare la guerra a Gheddafi e per mantenere le altre missioni militari, a fine 2011, avremo speso un miliardo e mezzo di euro. Solo nei primi mesi di combattimenti in Libia, l’intervento italiano è costato 700 milioni di euro. Ogni giorno di permanenza in Afghanistan ci costa 2 milioni.

L’art. 11 della Costituzione lo vieterebbe, ma la Carta viene stiracchiata secondo le proprie convenienze e secondo le convenienze di Finmeccanica. Il presidente della Repubblica dovrebbe controllare che il governo non vada fuori dalla Costituzione, ma lui è invece d’accordo per l’impegno militare in Libia e Afghanistan.

Si potrebbe risparmiare riducendo le spese militari? Certo che sì. Ma ci vuole una volontà politica che destra e centrosinistra non hanno. Secondo l’esperto Manlio Dinucci, ritirare il contingente italiano dall’Afghanistan si risparmierebbero un miliardo e mezzo l’anno; 25 milioni se li ritiriamo dagli Emirati arabi uniti; più di 80 milioni per i contratti di assicurazione e trasporto. Se rinunciamo ai 131 caccia F-35 potremmo risparmiare 17 miliardi di euro. E altri soldi si risparmierebbero dalla Marina senza inutili portaerei, navi di assalto e fregate.

Incredibilmente spendiamo 36,5 milioni di euro, in Afghanistan per sostenere le piccole e medie imprese alla frontiera con il Pakistan. Intervento senza dubbio meritevole, ma cosa dovrebbero dire le nostre piccole e medie imprese? E che dire dei 25 milioni di euro che si spendono per stabilizzare Iraq e Yemen mentre il nostro Paese è sempre più destabilizzato a seguito dei tagli sociali?

E non è finita. Sì perché c’è anche il personale militare, quello con i gradi, che contribuisce non male ad affondare il nostro Paese. Quando i militari vanno in pensione, hanno la remota possibilità di essere richiamati. Ma sono vecchi! Non importa un generale è sempre un generale. Magari avrà la prostata ingrossata, userà il cinto erniario, ma non importa. Anche se non viene richiamato andrà in pensione con il 50 per cento di soldi più di tutti gli altri dipendenti pubblici. Per 44 generali c’è un appartamento di rappresentanza e lo Stato paga tutto anche le pulizie. E per sei di loro c’è una speciale "indennità" che assomma a 409.349 euro l’anno a testa che si somma alla pensione.

Naturalmente questi generali si stancano perché mentre sono a "disposizione", possono essere "richiamati". A fare la guerra? Ma neppure per sogno. Magari per far da commissario in qualche concorso. E allora è giusto che vadano a riposare in qualche amena località. E i soldi? Niente paura. Con 30 euro a notte si può soggiornare a Dobbiaco e con 22, 22 euro all’isola di Palmaria. Il Terminillo costa un po’ di più: 28 euro a notte.

La pensione media di chi ha lavorato nel comparto militare è di 32 mila euro l’anno; chi lavora nei ministeri "civili", 20 mila euro.

Ora veniamo a sapere che vanno anche in macchina. Giusto. E per farli stare comodi il ministero della Difesa ha comprato loro non misere automobili, ma le Maserati. Le prime sei sono state già consegnate per un valore commerciale di 600 mila euro. Li useranno i capi di Stato maggiore, la direzione nazionale armamenti e direzione del personale. Chissà se Napolitano è d’accordo anche su questo.

Siccome le vergogne non vengono mai sole ecco che si truffano anche i soldi che i cittadini italiani hanno sottoscritto, attraverso il 5 per mille, da destinare agli aiuti umanitari. Ebbene, i soldi sono tutti stipati nelle banche e le associazioni di volontariato non possono utilizzarli con gravissime conseguenze per il loro lavoro.

Dice ancora Alex Zanotelli: "Vorrei sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari, come Finmeccanica, sul Parlamento per ottenere commesse di armi e quali percentuali prendono i partiti. Senza contare che si parla tanto di lavoro, ma l’industria delle armi è una di quelle più robotizzate e che meno offre in termini di occupazione...".

Bella domanda. Lo vorremmo sapere anche noi il tipo di pressione che fanno e le percentuali che prendono i partiti. Quando andremo a votare, ricordiamoci di tutto ciò. Il nostro voto non deve andare a chi approva le cosiddette "missioni militari" all’estero. Non deve andare a quei partiti che anche dopo, pur con un governo diverso, continueranno a non tagliare le spese militari, continueranno, di fatto, ad essere complici delle "bombe intelligenti" e magari democratiche ma che uccidono ugualmente donne, bambini, civili. Bombe che distruggono le case e l’economia di quei Paesi e che portano lutti e disperazione.


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