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18 Ius Soli

Lo spunto da un film per parlare di un annoso e incivile problema del nostro paese: il diritto di essere italiani, negato ai figli degli stranieri nati nel nostro territorio.

di Orazio Leotta - mercoledì 13 luglio 2011 - 3695 letture

Gli americani per antonomasia sono considerati bizzarri, estroversi, quanto mai contraddittori. Negli Usa, se il tuo medico ti rilascia un certificato in cui garantisce che non sei pazzo, puoi recarti in qualunque negozio e acquistare un’arma da fuoco. Un privilegio che si può esercitare non solo nelle armerie, ma anche nei supermercati, negozi di idraulica, ferramenta.

Potenzialmente ad una vasta clientela è data l’opportunità di compiere atti delittuosi. Per assurdo però, se sei sorpreso a fumare in un ristorante, ti arrestano. Per non parlare delle agghiaccianti graduatorie, con conseguenti liste d’attesa, per coloro che vogliono assistere ad una esecuzione capitale.

Ci si scandalizza per un blow-job presidenziale, ma non davanti a carneficine di giovani mandati al macello in Vietnam o in Afghanistan. Vengono assegnati premi Nobel per la pace a presidenti che non fanno nulla per evitare di alimentare guerre in ogni parte del mondo. Ma si sa, opinione comune, quasi a volerli giustificare - come quando di un bambino discolo si dice che “è carattere, non lo fa apposta”- gli americani sono guerrafondai (vedi in primis il quasi sterminio dei pellerossa all’origine della nascita della confederazione degli Stati), desiderosi di espandersi.

E ciò lo si evince anche dai tratti distintivi dei due sport più popolari: il Baseball e il Football. Entrambi si caratterizzano per la conquista del territorio: le “basi” nel primo e le”yards” nel secondo, una dopo l’altra conquistate per giungere alla meta finale.

E gli italiani? Degni antagonisti. Lo spunto per parlare delle italiche contraddizioni l’ha offerto la visione in anteprima assoluta al cinema d Lux di Messina lo scorso 7 Luglio, di “18 Ius Soli – Il Diritto di Essere Italiani” POSTER DEFINITIVO ridotto web del regista Fred Kuwornu. Si tratta di un film-documentario, la cui distribuzione nelle sale avverrà nel prossimo mese di ottobre, che affronta con la forza delle immagini l’annoso problema, forse solo italiano, di chi straniero di seconda generazione, pur nascendo sul suolo italiano, non acquista subito come avviene ad esempio in Francia, in Gran Bretagna o in Germania, la cittadina italiana, ma neanche al compimento del 18° anno di età ciò avviene automaticamente ma solo dopo iter burocratici pazzeschi.

I limiti del paradosso si allargano se pensiamo che, ad esempio, se a un bambino brasiliano, figlio di brasiliani, nato sul suolo brasiliano, gli viene trovato un bisnonno italiano, per questo stesso fatto acquista anche la cittadinanza italiana, pur non essendo mai stato in Italia neanche da turista e non comprendere una sola parola dell’italico idioma. Così come, se un figlio di italiani, nasce negli States, pur non richiedendola ha subito una doppia cittadinanza.

Ai vari Catalina, Valentino, Aziz o Georgiana, alcuni dei protagonisti del film, figli di stranieri, ma nati in Italia, con amici italiani, che parlano la nostra lingua imparata frequentando le nostre scuole, che tifano per una squadra di calcio italiana, non si applica lo Ius Soli, perché vige ancora lo Ius Sanguinis. Sei italiano solo se i tuoi antenati sono italiani.

Ma non finisce qui: un ragazzo italiano al compimento della maggiore età, può scegliere se studiare, lavorare, oziare, andare in vacanza, fare un’esperienza all’estero, prendersi un anno sabbatico, uno straniero di seconda generazione no. Intanto deve dimostrare che sta lavorando o studiando e poi deve correre dietro a tutte le pratiche burocratiche di permessi, soggiorni, rinnovi, autorizzazioni, raccomandate da spedire, ricevute da portare dappresso ecc., col rischio di essere colto per una dimenticanza in “clandestinità” ed essere espulso dall’Italia per tornare nel paese di origine!

Ma dove? Per strada, sotto i ponti, dove, se il ragazzo è nato in Italia, parla magari solo italiano ed è sempre vissuto in Italia? Incomprensibile risulta l’atteggiamento dei governanti italiani nel non voler definitivamente affrontare la questione, riguardante al momento circa seicentomila giovani stranieri di seconda generazione sotto i diciotto anni, dimenticando che a loro volta gli italiani sono stati protagonisti di flussi migratori di vaste proporzioni nel corso del XIX e XX secolo.

Per non parlare poi dell’enorme opportunità che gli “stranieri” offrirebbero da un punto di vista lavorativo, pensionistico, di scambio ed accrescimento culturale. Cosa sarebbero ora gli Stati Uniti d’America se persone come Frank Sinatra, Rudolph Giuliani, Robert De Niro, Fiorello La Guardia, Joe Petrosino, Nancy Pelosi, Joe Di Maggio, Al Pacino, Francis Ford Coppola, nati da immigrati italiani non avessero mai ottenuto la cittadinanza americana?


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