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Tre. Le camicie di Alice

Eppure fin lì Alice non era stata sola. C’era suo nonno Gino con lei. Lui era insieme il padre e la madre di Alice. E non solo, riusciva ad essere anche tutti i suoi amici. Gli amici che lei non aveva. Così lei non si sentiva mai sola. Così lei poteva sentirsi sempre a casa.

di Serena Maiorana - lunedì 11 luglio 2005 - 6408 letture

Alice non è molto contenta di come va il mondo. Anzi, non lo è affatto. Per questo ne vorrebbe uno nuovo, parecchio diverso da quello che ha. Del mondo poi non le piace la gente, soprattutto. Non le piace vederla sorridere. Odia i loro denti. Però non le piace neanche quando piangono. Per questo preferisce non incontrare nessuno. Stare sola.

Eppure da bambina Alice non era affatto schiva e solitaria. Erano gli altri bambini ad evitare di stare con lei. Si scostavano quando le erano vicini e non la invitavano mai, sottolineo mai, a giocare o fare i compiti con lei. E poi, anche volendo, ad Alice mancava il tempo di fare amicizia, visto che non viveva mai nello stesso posto più di qualche mese. Palermo, Solarino, Crotone, Empoli, Gubbio, Brindisi, Salerno, Firenze, Recanati, Aosta, Lecco e Milano, sono solo alcune delle tappe per cui la vita di Alice era passata in quei suoi primi diciotto anni. Eppure fin lì Alice non era stata sola. C’era suo nonno Gino con lei. Lui era insieme il padre e la madre di Alice. E non solo, riusciva ad essere anche tutti i suoi amici. Gli amici che lei non aveva. Così lei non si sentiva mai sola. Così lei poteva sentirsi sempre a casa. Alice e Gino erano felici insieme. Nonostante tutto. Nonostante in ogni luogo, in troppi luoghi, la loro vita fosse sempre la stessa. La storia infatti si ripeteva identica ad ogni tappa. Prima di ogni trasferimento Gino acquistava sempre una grande quantità di merce all’ingrosso e di scarsissimo valore. Poi si trasferiva da qualche altra parte per venderla a costi altissimi grazie a promozioni quantomeno fantasiose. Una volta era riuscito a vendere ad un vivaista di Cosenza 800 litri di latte scaduto a costo intero spacciandolo per un concime eccezionale. Un’altra volta era riuscito a far credere ad un tappezziere fiorentino che l’acquisto di milletrecento foderine per libri usate avrebbero dato una svolta colorata e moderna al suo lavoro. In sintesi si trattava di truffe. Per questo subito dopo ogni vendita per Gino ed Alice arrivava il momento di scappare in un’altra città. Da lì poi la storia ricominciava daccapo.

Eppure ad Alice questa vita non dispiaceva. Lei adorava suo nonno Gino. Credeva fosse magico, perché con le parole riusciva a trasformare qualunque oggetto inutile nella cosa più desiderabile della terra. E poi riusciva anche ad entrare nelle case e a mettere in moto le automobili senza avere le chiavi. Per alice suo nonno Gino era proprio un eroe. Per questo soffrì molto quando quel commesso lo trovò morto in quel bagno di un autogrill al confine tra l’Italia e la Francia.

Era stato tremendo. Erano partiti per l’Inghilterra con il loro furgoncino verde per l’ennesimo affare di nonno Gino. Poi ad Alice era venuta voglia di gelato, per questo si erano fermati all’autogrill. Poi lui era andato in bagno. Solo due ore dopo che lui non usciva Alice si era decisa a chiedere aiuto. Poi l’atroce scoperta. Infarto fulminante, e nonno Gino se n’era andato così, di colpo. Con le braghe ancora calate e il volto ancora contratto di chi sta facendo uno sforzo. Tremendo.

Ma a gettare nel panico la povera Alice non era tanto quel lutto atroce. Quanto il fatto che a lei adesso non restava niente. Ma proprio niente. Non aveva famiglia. Non aveva lavoro. Non aveva amici, né conoscenti. Niente. Tutto ciò che le restava era quel furgoncino verde con il suo carico: quattromila cinquecento camice di pessima qualità. La loro linea era semplice, un po’ etnica, comunque carina. Il problema però era il tessuto, una garza sintetica che ad ogni lavaggio si rimpiccioliva vistosamente. Ma proprio questo difetto secondo nonno Gino avrebbe fatto di quelle camice il suo più grande affare. Per questo si era deciso a raggiungere Londra entro maggio per venderle con lo slogan “Gina: la camicia al passo coi tempi e con le stagioni”. Il restringimento della camicia grazie alla fantasia di Gino diventava così funzionale alla stagione estiva. Ed alla vendita. Ora che nonno Gino non c’era più però Alice non aveva idea di come promuovere una simile fregatura in una città così lontana. Eppure non aveva scelta. Così mise in moto il furgoncino verde e partì alla volta di Londra.

Ed ora Alice è proprio a Londra. Triste e sola con le sue camicie, lontana più di mille miglia da qualsiasi posto abbia fin’ora conosciuto. Stanca. Senza idee, senza più forze. È arrivata da pochi giorni ed è ancora alla ricerca di un’idea, un metodo promozionale, un mezzo, qualcosa, qualunque cosa, pur di piazzare le sue camicie. Ma ormai è tardi, comincia a far buio e lei è esausta. Dovrebbe essere disperata e lo è quasi, quando decide di scendere dal suo furgoncino e di riposare all’aria aperta. Seduta su un marciapiede nei pressi della stazione di Russel Square Street.


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