Galantuomini trasparenti

Ce ne sono ancora nel nostro Paese. Eccone due!

di Adriano Todaro - mercoledì 11 ottobre 2017 - 4857 letture

Eh, signora mia! Non ci sono più le mezze stagioni, i valori sono scomparsi, aumentano le allergie, le zanzare, gli affitti, il pedaggio delle autostrade, i cani e i telefonini. Certo, detta così non è una bella situazione. Eppure non bisogna farsi prendere dallo sconforto, è necessario reagire e cercare di vedere la luce. Mia moglie mi accusa sempre di essere pessimista, di non vedere, appunto, la luce. Ed io, con uno sforzo di volontà ho chiamato l’elettricista e ho visto, finalmente, la luce.

Ho scoperto, infatti, che in giro ci sono tante brave persone, tutte dedite al lavoro e, spesso, al nostro benessere. Insomma, ci sono tanti galantuomini. Ne voglio citare due perché è giusto valorizzare le eccellenze. Il primo che cito è galantuomo di nome e di fatto, una specie di nomen omen. In questo caso il nome è veramente un presagio. Si chiama, infatti, Davide Galantuomo. E con il nome siamo a posto. Vediamo adesso il fatto. Uno che si chiama Galantuomo e che fa politica dove poteva finire? Naturalmente a essere delegato alla Trasparenza, per il comune di Cagliari.

Chi meglio di un Galantuomo poteva gestire la Trasparenza? Chi poteva essere più Trasparente di un Galantuomo? Ed ecco che il nostro trasparente Davide si dà da fare fino al punto di finire agli arresti domiciliari. Una cosa perfettamente in linea con il nuovo modo di fare politica. Se non hai almeno un arresto nel tuo curriculum e un paio di denunce, la carriera politica è k.o. L’accusa è che il trasparente abbia incassato parte di una tangente da 90 mila euro per pilotare un appalto da 9 milioni e mezzo. Badate bene alle parole: “parte” di una tangente dice l’accusa. Se non fosse stato, contemporaneamente, Galantuomo e Trasparente, in saccoccia si sarebbe ficcato tutti i 90 mila euro e a quest’ora sarebbe alle Bahamas. Invece nella sua busciàcca sarda è finita solo una parte, proprio perché Galantuomo e, invece, che alle Bahamas è finito ai domiciliari. Noi, che siamo garantisti al limone, aspettiamo il terzo grado di giudizio. Dopodiché si apriranno per lui le porte del Parlamento. Anche perché un Galantuomo, lì dentro, mancava.

E c’è un altro personaggio che voglio citare, anche se in questo caso non so se è trasparente. Galantuomo lo è di certo non fosse altro perché è arrivato a dirigere la Confindustria che è una congrega di persone per bene. Di nome fa Vincenzo. Esattamente Vincenzo Boccia da Salerno. Questo Vicienzo non bisogna confonderlo con l’altro salernitano Vicienzo che di mestiere fa il presidente regionale. Comunque il nostro Vincenzino confindustrale è un grande manager al punto che già alle elementari teneva la cassa della classe. Poi si era dovuto dimettere perché accusato di aver utilizzato “parte” di quei soldi per comprarsi i lecca-lecca. Comunque questo Boccia aveva consigliato di votare Sì al referendum costituzionale ed io immaginavo che fosse supinamente sdraiato sul governo.

Invece mi sono dovuto ricredere perché la scorsa settimana c’è stata un’intemerata mica da ridere nei confronti del governo che di nome non fa Galantuomo bensì Gentiloni. E così ha stropicciato il codice antimafia appena approvato perché, ha tuonato, “equiparare la corruzione alla mafia” è una cosa contro la Costituzione (lui che aveva invitato a cambiarla!). Poi, giacché nessuno l’ha spernacchiato, ha lanciato l’anatema: “Così si rischia di arrecare gravi danni all’economia”.

Ohibò! Io credevo che i danni all’economia fossero determinati dai compagni di merenda del salernitano Boccia che non pagano le tasse, che portano i soldi all’estero, che evadono l’Iva. Ma va! Niente di tutto ciò. La colpa è del governo e delle leggi che sistematicamente vanno a penalizzare i poveri confindustriali che già vivono sull’orlo della miseria nera. Sono così disperati che il governo, negli ultimi anni, ha dato loro 80 miliardi di euro. In compenso loro chiudono le fabbriche oppure le esportano in Romania. Mica come quei fanagotoni degli operai che vivono senza problemi, beatamente in cassa integrazione.

Per non fare ulteriori danni all’economia una proposta io l’avrei: mettervi tutti in cassa integrazione per farvi gustare la gioia del far nulla. Purtroppo è proposta irrealizzabile, lo so. Mi rendo conto che qua siamo ad alti livelli, il Gotha del capitalismo. Talmente attenti questi manager, che non si sono accorti neppure di come veniva gestito il loro quotidiano.

Comunque Vicienzo non andrà in cassa integrazione. Quando non sarà più presidente della combriccola della Confindustria, un posticino in Parlamento glielo troveranno. Anche perché una Boccia, lì dentro, manca proprio.


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