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Bandiere Blu

Stilata la nuova lista dei litorali italiani, fregiati dall’ambito titolo riconosciuto dalla FEE (Foundation for Environmental Education)

di Piero Buscemi - mercoledì 10 maggio 2017 - 5635 letture

Non poteva mancare quest’anno la pubblicazione delle località italiane, degne ed autorizzate a sfoggiare l’anelata bandierina a sfondo blu con le onde marine stilizzate nel mezzo. E’ diventato un appuntamento immancabile, quasi atteso con la stessa ansia della classifica per la qualità della vita.

Possiamo essere tacciati di scetticismo, ma a noi non hanno mai convinto del tutto i criteri utilizzati per stilare queste graduatorie. Guardandosi un po’ intorno, abbiamo constatato negli anni di non essere gli unici. Già qualche anno fa, un interessante dossier giornalistico, condotto sull’argomento dalla testata Il Fatto Quotidiano, si era soffermato sull’incongruenza, sospetta aggiungiamo noi, che questi attesi riconoscimenti si trovano a dover far fronte, rispetto alle realtà locali che lasciano seri dubbi sulla corretta attribuzione dei riconoscimenti.

Il titolo stesso del Fatto, "Bandiere blu, il bluff del mare pulito non balneabile: ecco l’inghippo" (di Luigi Franco, Il Fatto, 28 giugno 2013) era alquanto eloquente e l’articolo in più punti aveva sollevato delle perplessità sui criteri utilizzati. In modo particolare, si era evidenziato come alcune località avessero ottenuto la bandierina, nonostante parte del litorale fosse da tempo riconosciuto come non balneabile. Era il caso del paese abruzzese San Vito Chietino che presentava in più punti la contaminazione da escherichia coli ed enterococchi intestinali, i batteri contenuti nelle feci. Situazione che denota un cattivo funzionamento dei depuratori.

Nello stesso articolo era stata evidenziata l’incongruenza sulla distribuzione territoriale delle località, mettendo in risalto come regioni quali Sicilia e Sardegna, da sempre ricercate ed invidiate in tutto il mondo, potessero vantare un numero esiguo di località meritevoli della bandierina blu, rispetto a regioni come la Liguria o la Toscana.

E’ vero che l’iter previsto per il riconoscimento della bandierina blu, prevede una richiesta ufficiale da parte dei comuni rivolta alla FEE, che molte località non hanno interesse a presentare. Il passo successivo comporta alle amministrazioni locali la compilazione di un questionario dal quale evincere se le spiagge siano dotate di servizi igienici, addetti al primo soccorso e mezzi di trasporto ecosostenibili. Una sorta di autocertificazione che non sempre trova un riscontro, sia nelle indagini successive a conferma di quanto dichiarato dai comuni, sia sulle reali condizioni ambientali dei territori presi in considerazione che, secondo il regolamento FEE, la candidatura trova giustificazione solo se le acque siano state giudicate eccellenti l’anno precedente, allegando i risultati delle analisi degli ultimi quattro anni.

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Fogna a cielo aperto (foto SikilyNews)

Quanto sopra esposto va a scontrarsi con situazioni di dubbio giudizio, dove l’analisi soltanto visiva ed olfattiva di certe località, trasforma in paradossale la soddisfazione delle amministrazioni locali che, di questo riconoscimento, ne fanno proprio propaganda politica, specialmente in occasione di imminenti rinnovi delle giunte comunali.

E’ il caso di Santa Teresa di Riva, paesotto di dodicimila anime, affacciato sul Mar Jonio, a trentacinque chilometri a sud di Messina. Uno dei tanti paesi che il prossimo 11 giugno sarà coinvolto nella bagarre elettorale e che, ironia della sorte, rientra tra le nuove località a bandierina blu siciliane.

In questo paese, il paradosso si tinge di beffa, se non addirittura presa in giro. Si sa che la cittadinanza ha la memoria corta e tende a rimuovere le cattive notizie, quasi a salvaguardia di una rivendicazione campanilistica di tradizione secolare, ma proprio per questo vogliamo rinfrescare la memoria ai locali distratti.

Andando a ritroso nella cronologia delle registrazioni di riversamenti di liquami fognari nei tratti del litorale santateresino, facendo rientrare questa ricostruzione nel requisito dei quattro anni previsto dalla FEE, si possono riscontrare episodi poco edificanti e ripetuti nel tempo, partendo da febbraio 2011, proseguendo ad agosto 2013, settembre 2015 e non ultimo l’episodio di qualche giorno fa, quando in zona Borgomarino, la fogna è affiorata sulla spiaggia formando una sorta di laghetto maleodorante che ha costretto alcuni bagnanti ad abbandonare in fretta la zona.

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Liquami in spiaggia (foto Gazzetta Jonica)

Una sequenza preoccupante e senza alcuna imminente proposta di soluzione che ci lascia davvero perplessi sui criteri che hanno fatto pavoneggiare l’uscente sindaco, molto prodigo a farsi immortalare con la bandierina blu piuttosto che aver provato a risolvere questo spiacevole disagio durante gli anni del suo mandato.

Peccheremo di sospetto innato, ma l’attribuzione discutibile di questi riconoscimenti ambientali, ci hanno fatto ricordare gli anni dei Cavalieri del lavoro di Catania, i cui retroscena contraddittori, ci svelò il compianto Pippo Fava dalle pagine del suo I Siciliani.


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