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Le Pen dimenticate

Quando si fa politica sotto slogan di nazionalismi, si rischia sempre di contraddirsi, dimenticando che la Storia ha scritto qualche pagina di vergogne. Spesso indelebili.

di Piero Buscemi - mercoledì 8 febbraio 2017 - 4187 letture

Il cognome stesso incute paura, oltre che a dare spazio a facili ironie attinenti al possesso o meno di certi attributi. Ma Marine Le Pen non ha bisogno di presentarsi al mondo con i dati anagrafici. Sono sufficienti le sue dichiarazioni dalle piazze e dai palchi oratori, che la vedono di frequente protagonista.

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Una capacità che da più fronti le viene riconosciuta, è la tempistica con la quale riesce sempre a stare sul pezzo e nel momento giusto. La sua strategia politica, che l’ha portata ad essere la candidata più papabile per la prossima corsa all’Eliseo, si poggia sullo storico nazionalismo francese, protagonista nei secoli nello scacchiere geo-politico internazionale.

Ripercorrendo la sua ideologia politica, e quindi la sua escalation all’interno del Fronte Nazionale, i capisaldi che se ne traggono non appaiono molto innovativi, rispetto ai tradizionali dogmi che hanno caratterizzato i vari governi di impronta nazionalista, a parte un’attualizzazione degli argomenti che si sono allineati al corso della storia.

Pena di morte, sapientemente camuffata da una sensibilizzazione nei confronti la salvaguardia e la deterrenza degli atti violenti nei confronti dei bambini, l’incremento delle nascite che ci riporta ad un particolare periodo storico di casa nostra, e la questione sull’immigrazione, che Marina Le Pen correla in modo indissolubile con le regole che dovrebbero determinare il diritto o il rifiuto della cittadinanza e nazionalità, tra l’altro per lei sinonimi.

In merito alla politica estera che Madame Le Pen vorrebbe adottare, in caso di successo elettorale, ha sempre manifestato in varie occasioni la sua innata simpatia nei confronti della Russia e la sua ritrosia nei confronti dell’appartenenza alla Nato da parte della Francia. Per queste sue idee, qualche anno fa ha ricevuto un grosso finanziamento da una banca russa, ufficiosamente a favore del Fronte Nazionale.

In questi giorni, ha ripreso con slancio la sua campagna elettorale, appoggiando la politica britannica e la Brexit, riconfermando il bisogno della Francia di liberarsi dalla palla al piede della Nato. Non tralasciando, ovviamente, la moda del momento e di grande acclamazione, dell’uscita dall’euro e il disconoscimento dei trattati di Schengen.

Come abbiamo preannunciato, quando si toccano certi argomenti, si dovrebbero prima cancellare i documenti storici, che accendono sempre questioni di coscienza. Non che non si possa farlo una volta eletti. Non escludiamo una campagna di "correzione" storica post-elezioni. Una sorta di déjà-vu ispirato ai falò accesi dai nazisti qualche decennio fa, provando a distruggere le testimonianze scomode della storia.

Perché la Francia, ma di questo siamo sicuri ne è al corrente anche Madame Le Pen, non è mai rimasta alla finestra ad aspettare che il nemico politico fosse trascinato dalla corrente della Senna. Forse lo fece soltanto quando i nazisti citati sopra, entrarono trionfalmente a Parigi, ma questa è un’altra storia. Forse. A parte i "dimenticati" esperimenti atomici regalati a Mururoa in oltre trent’anni (30 anni è un periodo ricorrente nella storia francese), ci piace soffermarci sull’idea di immigrazione decantata nei suoi comizi.

Su questa questione, l’Africa occupa un posto privilegiato nella politica estera francese. Quando gli inventori della Rivoluzione e gli autori del più conosciuto motto progressista del mondo, Liberté, Égalité, Fraternité, decisero a malincuore a restituire appunto la libertà, l’uguaglianza e la fraternità alle colonie francesi in Africa, non lo fecero certo pacificamente. Come non ricordare Monsieur Afrique, alias Jacque Foccart, e la sua setta segreta Francaafrique che, grazie ad un sapiente intreccio di potere occulto, con relazioni imbastite tra politici, uomini d’affari e agenti segreti infiltrati, consentì a questo braccio destro di De Gaulle un controllo a tempo indeterminato della politica instaurata nelle ex-colonie con la scelta e il finanziamento di dittatori africani compiacenti, liberi di brutalizzare, seviziare e far scomparire una buona fetta della popolazione locale contraria al regime.

In queste scelte politiche, di libertà, uguaglianza e fraternità, nel significato più nobile, c’era ben poco. Gli interessi economici, legati allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi e delle altre risorse che il territorio africano offre, ancora oggi, alle ingordigie del mondo "civilizzato", hanno sempre prevalso sulle questioni di coscienza, legate a veri e propri genocidi.

Che poi, queste sanguinose guerre civili, finanziate anche dalla nazionalista Francia, hanno contribuito a dar vita a quella fuga di massa da vari angoli dell’Africa, interessando il nostro Mediterraneo e le politiche dei governi appartenenti all’Unione Europea, dalla quale Madame Le Pen sembra abbia impazienza di dileguarsi, un giorno forse qualcuno proverà a spiegarcelo. Magari, la stessa Marine Le Pen, all’indomani della sua elezione.


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