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Il Viaggio, io ero, io sono, la mia storia di clown

Prefazione "Il Clown e il Filosofo" di Mauro Orlando(*) al libro dei vissuti di alcuni clown "dottori" della Associazione non profit "RNCD - Comunita Libertaria di Clown & Sognatori Pratici".

di Enzo Maddaloni - martedì 19 luglio 2011 - 8095 letture

Il clown è stato variamente descritto e definito. Il filosofo viceversa, non come semplice espositore di filosofie eterogenee, è un argomento sempre vergine e pieno di incognite e di pericoli di potenzialità esitenziali.

Il clown più che un linguaggio e una comunicazione è una esperienza trasformativa e pretende con la leggerezza del sorriso trasformare ogni attività ed inattività al di là delle parole, degli atti e delle performance che mette in opera.

Vuole cambiare prima di tutto la sua vita interiore e una volta scoperto questa aria rarefatta di leggerezza come nel respiro d’alta montagna e nella profondità della vista di un “museo dell’aria” respirare a pieni polmoni tra le pieghe e le crepe del proprio animo per infondere questo respiro di vita nella mente e nel cuore degli altri diversamente sofferenti.

E, in questa profonda metamorfosi intima e totale egli pretende di alienare e di estirpare ogni identificazione con la sua persona familiare, professionale, sociale e storica arrivando a non riconoscersi nell’individuo che sembra essere (maschera)- nato da certe genitori in certa data, con suo carico di conoscenze,esperienze e ricordi,senza paura di schizofrenie e paranoie ma con la gioia di identificarsi con l’essere in quanto tale “ il clown nascosto” tra le pieghe e le crepe del nostro animo scisso e conflittuale.

Potrebbe paradossalmente e a buon ragione gridare a tutti con un sorriso a 120 gradi “sono figlio del cielo e della terra …. sono figlio del sole e della luna”. ....“sono della stessa sostanza dei sogni”.

L’uomo normale può anche essere “uno, nessuno, centomila” a sua insaputa sul palcoscenico del suo mondo reale, il clown aspira allo zero assoluto della leggerezza come via di perfezionamento sempre più alto ed eccelso senza la pretesa e l’obiettivo di insegnare o raggiungere nessuna dottrina e sapere.”

E’ un sognatore pratico non solo per il gusto di metafora o amore del paradosso. Sente profondamente perché sa il vero sapere è la democrazia buona ,bella e ordinata della sua anima. Il clown non è mai un individuo isolato che ama la solitudine triste di Pierrot.

E’ nella sua solitudine fatta di silenzi e bellezza che convive con il suo “io” più bello ed autentico e in questo silenzio solitario scopre la sua vocazione e bisogno degli altri e aspira ad essere amato ed accettato dalle comunità civili e politiche senza la pretesa di indicare modelli ma con la libertà di non esserne ingabbiato,condizionato … obbligato.

Il suo è un particolare modo di fare esercizi di esodo e di esperienza non solo degli altri ma con gli altri, malati bisognosi di cure mediche, cittadini di cure politiche, persone di cure d’amore … con una medicina naturale ed ovvia: un modo diverso e nuovo di guardare,pensare e vivere il mondo,gli uomini e le cose.

E’ un modo di “entrare nei panni degli altri” con stupore ,disponibilità e meraviglia, incanto sia si tratta degli indiani d’America ,di naviganti profughi, di un bambino triste , di un sindaco distratto , di un assessore disponibile o di una mosca che si posa silenziosa e fastidiosa sulla nostra mano o di una rosa che ci riinnammora della vita per il suo profumo o bellezza.

Cercando solo di pensare, vivere per approssimare ogni uomo all’altro uomo e a tutti gli esseri viventi in un organismo unico e infinito che è l’universo naturale .In questo gioco di specchi il clown e il filosofo amano confrontarsi e confondersi agli occhi degli altri in un gioco intrigante, gioioso, leggero e profondo assieme per fecondare idee di luce e sogno e per incontrare e stimolare belle facce sorridenti ,arrese e aperte di bambini e adulti-bambini aperti al gioco, alla bellezza e alla leggerezza del vivere nello spirito del “clown” che ognuno aveva conservato dentro di sé con riserbo e generosità e anche con un certo timore, riverenza e diffidenza.

Anche il nostro "clown" …scoperto ’in interiore homini’ una volta individuato la sua autentica identità sarà come all’inizio del pensiero filosofico costretto a porsi le domande classiche della filosofia: chi sono (?), dove sono (?) e chi sono gli altri (?), “a che tante facelle”? e che senso voglio dare alla mia vita presente e futura. Le risposte non saranno facili e mai definitive.

‘Rinascere’ e rinnovarsi dopo le peregrinazioni o le migrazioni letterarie o esistenziali nelle corti e nei teatri di tutto il mondo non è scontato e il "ritorno" nei "piccoli paesi" degli appennini del mondo in cerca “della grande vita” o riorientarsi nel caos rumoroso dei grandi centri urbanizzati della socializzazione o dei “non-luoghi” dello scambio solo commerciale, può alleviare o rimediare alla nostalgia e al ricordo affettivo e riproporre lo stesso affascinante viaggio che la "paesologia" letteraria e poetica cerca di delineare e definire. “Il clown è poesia fatta persona e vita quotidiana ”.

Si, certo! Egli sa dopo tutto che il percorso del pensiero non solo filosofico e letterario del nostro occidente resta imprigionato come nei “prigioni “ di Michelangelo o nella incompletezza del Mosè e che l’identità autentica scaturisce dalla domanda primaria del "conosci te stesso" e “racconta il tuo io” e non solo del moderno “io sono perché penso ”! In questo egli ritrova la poesia che sa farsi “pensiero poetante” dei sogni della vita e della vita come sogno..

Questa è una premessa gratificante e indispensabile ma non definitiva e bastevole. Si sa anche che la conoscenza sociologica, antropologica e culturale del territorio su cui si intende restare, ritornare , operare e vivere (civiltà contadina o urbana) si alimentano delle stesse origini umili ma intransigenti del clown: colonus, lo zotico , l’inurbano, e che il suo sapere accumulato antropologicamente, letterariamente e storicamente, possono essere utili per liberarlo dalla stessa schiavitù del non gioco senza spingerlo nei vecchi e chiusi labirinti del sapere.

Sa anche che la “liberazione sociale e individuale ”può diventare incentivo al potere personale anche nella “microfisica del potere” della quotidianità passiva o attiva. Si può anche finire a ricoprire in patria e nel mondo ruoli e “clichè” professionali anche con compiti di protagonismo culturale e riscatto sociale.

Il vero problema in ultima analisi resta il senso che si vuol dare a questo “ritorno identitario” e clownesco nella realtà dei "piccoli paesi" dell’abbandono (economico, sociale e psicologico), dei “terremoti” interiori con ferite e crepe profonde, e mai rimarginate, delle solitudini doloranti e silenziosi delle emarginazioni storico-politiche, delle quotidianità ipocondriache, ciniche o rancorose e quant’altro che Franco Arminio poeta errante della provvisorietà nell’abbandono dell’Irpinia d’Oriente ci racconta meravigliosamente.

E, già ora prima di una “squola” bisognerebbe fare una opera di “descolarizzazione” di tutti i clichè, grammatiche e sintassi e le ‘maschere’ che la storia ha accumulato e imposto, con croste ossificate e grumi gelatinosi, allo spirito leggero, ridente e danzante che Nietzsche aveva individuato nella categoria del “dionisiaco” non come stato mentale e conoscitivo ma come stato emozionale e sapienziale come “stelle danzanti”

E così cominciare a ragionare del come questo “clown”: contadino, zotico, inurbano, rinato si possa ripresentare nei bar, nella case contadine, nelle piazze, nella varie ‘chiese’, musei dell’aria, negli ospedali ed in tutti i luoghi del disagio sociale, ecc. e al di là delle paure, dei timori, della riservatezza come esporsi.

Come saggiamente dicevano i nostri pratici antenati latini “rem tene, verba sequentur” ….insomma, quando “conosci il senso del proprio essere e delle cose da fare” …. gli argomenti,le parole e i comportamenti conseguenti verranno, perché usate per “prendersi cura” di tutti i mali, i disordini, i dolori e le sofferenze nostre e dei nostri simili.

(*) Mauro Orlando è nato a Grottaminarda e vive a Desenzano sul Garda - Professore di Filosofia - è Presidente Onorario della "Comunità Libertaria di Clown & Sognatori Pratici".

www.radunonazionaleclowndottori.org

"IL VIAGGIO: IO ERO, IO SONO LA MIA STORIA DI CLOWN" è un libro autoprodotto con il contributo della Fondazione Cotroneo di Benevento. Il ricavato delle sottoscrizioni serve a sostenere l’attività di promozione sociale dell’associazione Comunità RNCD.

info@radunonazionaleclowndottori.org


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