Julia Kristeva

di Pina La Villa - domenica 19 dicembre 2010 - 6527 letture

Julia Kristeva Hannah Arendt. La vita le parole, Donzelli editore, 2005

“La vita, le parole”: ricostruire il pensiero di un filosofo attraverso la sua vita , non trascurando la sua vita. Anzi facendo emergere da essa, dal dibattito degli anni, dalle emergenze individuali e collettive, dagli studi, dalle letture e dalle inclinazioni, nonché dalle amicizie, il pensiero.

Dalla tesi su Sant’Agostino alla vita di Rahel Vernhagen, fino alla Vita activa e alla Vita delle mente, l’analisi del pensiero di Arendt viene condotta in maniera rigorosa e al tempo stesso avvincente.

L’opera fa parte di una trilogia da titolo “Il genio femminile” in cui Julia Kristeva, docente di Linguistica e Semiologia di Parigi, si occupa , oltre che di Hanna Arendt, di Colette e di Melanie Klein.

La prima parte del libro dedicato ad Hannah Arentd ha per titolo “La vita è un racconto”, la seconda “L’umanità superflua”, la terza “Pensare, volere, giudicare”.

La prola chiave scelta da Kristeva per raccontare Hannah Arendt è la parola nascita.

La tesi su Sant’Agostino contiene già la proposta della nascita come momento fondamentale dell’aprirsi al mondo o dell’esservi gettati, secondo la lezione heideggeriana, come inizio della ricerca della trascendenza e della vita, in ultima analisi come conflitto e apertura all’altro, alla pluralità.

“E’ perché ci sono nascite – frutto della libertà propria degli uomini e delle donne di amarsi, di pensare e di giudicare, prima di essere prodotti della combinazione genetica – che esiste anche la possibilità di volere e di essere liberi. La nostra libertà non è (o non è solamente) una costruzione psichica; è la conseguenza di questa esistenza che è la nostra, di essere nati:initium. Di essere “gettati”, dice Heidegger. Di incominciare qualcosa di interamente nuovo, corregge la Arendt, all’interno della fragilità delle umane vicende;

La capacità di cominciamento ha le sue radici nella natalità e non certo nella creatività..[ da La vita della mente, p. 546]

"Al crocevia di questi prestiti e rifacimenti [Heidegger, Agostino, Goethe] nasce dunque la concezione arendtiana della vita e della nascita, non come esperimento biologico,ma come esperienza suprema del senso rinnovabile. Donna senza figli, la Arendt ci lascia in eredità una versione moderna del legame giudaico-cristiano con l’amore per la vita, attraverso il suo canto reiterato del “miracolo della nascita”, dove si coniugano la casualità dell’inizio e la libertà degli uomini di amarsi, di pensare e di giudicare. Questo pensiero ci è consegnato per essere condiviso, e scommettiamo che lo sarà; in particolare dalle altre donne, siano o non siano esse “filosofe” o “studiose di teoria politica”. La relativa liberazione attuale delle donne offre loro infatti la possibilità di pensare la loro maternità meglio di quanto abbiano potuto fare dalla notte dei tempi”.[amore per l’altro, amore per il qualunque]

Altro tema che Kristeva predilige nella sua lettura dell’opera di Hannah Arendt è quello del racconto, della narrazione.

Secondo Kristeva in Arendt c’è una vera e propria apologia della narrazione.

Il limite della poesia (che invece Heidegger predilige) è che rimane in disparte rispetto all’inter-esse.

“E’ la phronesis, saggezza pratica, o prudenza, o ancora perspicacia che giudica – da distinguere dalla sophia, sapere teorico-, a offrire il sostegno della parola nella “rete delle relazioni umane”. Bisognerà trovare un discorso, una lexis, che sappia rispondere alla domanda “chi sei?”, domanda implicitamente rivolta a ogni nuovo venuto riguardo alle sue azioni e alle sue parole. Sarà il ruolo del racconto, della storia inventata che affianca la storia vera”.

“Constatiamo che l’attore di per sé, l’attore da solo, per quanto la sua impresa sia eroica, non costituisce l’azione meravigliosa. Essa è tale solo se diventa memorabile. Dove risiede la memoria? Sono gli spettatori cjhe “finiscono” la storia; e questo grazie al pensiero che viene dopo l’atto: un completamento che si realizza con la mediazione del ricordo, senza il quale semplicemente non esiste niente da raccontare. Non sono gli attori, ma gli spettatori, se sono capaci di pensiero e di ricordo, a fare della polis un’organizzazione creatrice di memoria e/o di storia/e".(p. 92)

“L’arte del racconto è insita nella capacità di condensare l’azione in un intervallo esemplare, di sottrarla al flusso continuo, e di rivelare un “chi”. Questo è Achille, e l’impresa è breve – ecco quello che dice in sostanza una bella narrazione. La brevità del racconto assume di per sé valore di rivelazione, perché la manifestazione del chi si verifica in maniera oracolare, come dice Eraclito: gli oracoli “non rivelano, né nascondono in parole, ma dànno segni manifesti”. Il segno è sintetico, lacunoso, frammentario:lancia l’azione infinita dell’interpretazione” (p. 94)

“’Ci si’ immortala divenendo un ’chi’ che agisce nello spazio politico, e solamente così dando origine a un racconto memorabile”

“Grazie al mito e al dramma – tragedia e commedia -, nello spazio della polis, l’eroe è colui che diventa esemplare raccogliendo la sua vita nel bagliore di un unico atto, “così che la storia dell’atto finisce insieme alla vita stessa”. Azione e vita dipendono allora dal narratore, che testimonia la passione di “rivelarsi misurandosi contro gli altri” (p. 98).

Metafora: “ prima di tutto con i concetti filosofici, e in definitiva con ogni linguaggio, la mente rinvia al mondo sensoriale” (p. 104)

“Adesso capiamo meglio perché il racconto storico (memoria della pluralità umana in Erodoto e Tucidite, confessione personale in Agostino), associando “azione e parola”, ritrovi presso la Arendt i suoi titoli di nobiltà: il racconto in quanto memoria dell’azione, che è a sua volta una nascita e una estraneità continuamente ricominciata, e la cui possibilità ontologica è data nel fatto iniziale della nostra nascita”(p. 106)

raccontare il XX secolo

narratemi: sequenze narrative che condensano e metaforizzano la testimonianza personale di un’esperienza storica (predilezioni per i romanzieri).


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