DDL Fini - La rivoluzione delle droghe


Il consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il progetto di riforma della legge sulla droga del vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini. Le principali novità: nessuna distinzione tra droghe leggere e pesanti, sanzioni amministrative e penali più dure, abolita la modica quantità.


di Luca Salici pubblicato il 16 novembre 2003

Fonte: Corriere.it - Repubblica.it

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Giorno 13 Novembre 2003, il consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il progetto di riforma della legge sulla droga del vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini. Il provvedimento, ha detto il ministro, «è stato approvato all’unanimità, con un grande consenso».

SANZIONI - Punto centrale del decreto è la sanzione dell’uso personale di stupefacenti. «Viene fissato un limite oggettivo. Al di sotto del quale è prevista una sanzione amministrativa, al di sopra una sanzione penale».

Questi i principali punti del Ddl:

DROGHE LEGGERE/PESANTI: Cade la distinzione: le sanzioni per uso e spaccio saranno identiche per hashish, ecstasy, cocaina, eroina.

DOSE MEDIA: ripristinato il concetto di dose media giornaliera, abolito con il referendum del 1993. La soglia sotto la quale le sanzioni saranno solo amministrative è di 50 milligrammi per l’anfetamina, 150 per cannabis e derivati, 200 per l’eroina, 300 per le droghe sintetiche (ecstasy e pasticche), 500 per la cocaina. Oltre questa soglia scatta la sanzione penale.

PENE E RECUPERO: abolita l’ammonizione del prefetto per il primo fermo, i possessori di droghe dovranno seguire programmi di recupero presso strutture pubbliche o private. Si allungano anche i tempi delle sanzioni amministrative: la sospensione dei documenti passa da un massimo di 4 mesi a un massimo di 1 anno.

PERICOLOSITÀ: il prefetto può disporre misure di sicurezza nei confronti di persone condannate anche non in via definitiva, laddove si possa ipotizzare la loro pericolositá sociale. Tra le misure previste, l’obbligo di presentarsi con scadenze costanti da polizia o carabinieri, l’obbligo di rientro nella propria abitazione a un’ora precisa, il divieto di frequentare alcuni locali pubblici o di lasciare il comune di residenza. Per chi trasgredisce a queste disposizioni scatta l’arresto da 3 a 18 mesi, ma i provvedimenti possono essere revocati se il soggetto ha seguito con successo programmi riabilitativi.

Il commento di Fini: "Il nuovo articolo 72 contiene la chiara affermazione di principio del divieto di uso e di impiego di sostanze stupefacenti". Ciò significa che il testo licenziato dal consiglio dei ministri "reintroduce la punizione della detenzione di droga e fissa la linea di confine - insiste il vicepremier - fra la detenzione che rappresenta illecito amministrativo e la detenzione che costituisce illecito penale". Salta, insomma, la modica quantità o la dose media giornaliera. D’ora in poi sarà punito anche l’uso. Il tetto è fissato in 150 mg di cannabis e derivati, 500 mg di anfetamina. Fino a queste quantità scatta solo la sanzione amministrativa, oltre quella penale. Si tenta di fissare un limite quantitativo di 300 mg anche per le droghe sintetiche (ecstasy e pasticche). Cade la distinzione tra droghe leggere e pesanti.

Il governo dice di "puntare con fiducia" sulle pene alternative. In presenza di un programma terapeutico l’esecuzione della pena è sospesa, ma "mentre oggi il limite di pena che consente la sospensione è di 4 anni di reclusione, il nuovo limite - afferma Fini - viene elevato a 6 anni".

Infine, le novità sul fronte delle comunità di recupero. A partire dalla "possibilità, che per la prima volta - rivendica Fini - è riconosciuta alle comunità, di certificare la dipendenza da droga e di predisporre il piano terapeutico". Poi, l’istituzione di albi regionali, ai quali le comunità che abbiano determinati requisiti si iscrivono ottenendo l’abilitazione a stipulare convenzioni con le regioni e con il ministero della giustizia.

Mentre il Consiglio dei ministri approvava il disegno di legge di Fini contro la droga, il centrosinistra alla Camera presentava la sua proposta alternativa, firmata da deputati che vanno dalla Margherita a Rifondazione comunista. "Tre i capisaldi della proposta - spiegano i promotori - la depenalizzazione per il consumo, le misure alternative alla detenzione, la riduzione del danno". Durissimi i radicali: "Quella del governo è una proposta degna di un paese totalitario".


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