Incontri e sperimentazione all’Accademia di Urbino, e lo Spazio Leda di Pesaro...
Quante volte davanti ad una creazione d’arte contemporanea siamo rimasti perplessi e sbalorditi? Sensazioni da punto interrogativo, espressioni titubanti. A parte i critici o gli appassionati, molti sono timorosi nell’approcciarsi all’intricato mondo creativo di oggi. L’arte sembra quasi un enigma, ma nasconde emozioni e suscita curiosità.
A Pesaro c’è lo Spazio LEDA, un laboratorio di sperimentazione e divulgazione artistica, nato dalla collaborazione con il Centro Arti Visive della città e l’Accademia di Belle Arti di Urbino. L’obiettivo è quello di far conoscere l’arte contemporanea ad un pubblico meno specialistico. Sono numerosi i laboratori in corso e in programma, dalle sperimentazioni dirette con gli artisti, agli incontri multiculturali. E anche i bambini, catapultati in un giocoso tunnel creativo, diventano i protagonisti di varie iniziative.
Nuovi progetti anche all’Accademia di Urbino, dove a settembre sarà attivato Did’A, biennio specialistico di Comunicazione e Didattica dell’Arte. Per l’occasione, gli artisti Paolo Icaro e Pietro Ruffo presenteranno a marzo parte della loro poetica attraverso immagini dei loro lavori, per poi realizzare nello Spazio Leda di Pesaro laboratori in cui l’esperienza creativa convoglierà su un piano più soggettivo.
Le trasformazioni del territorio in rapporto con la società sono alla base della ricerca artistica di Pietro Ruffo (1978). Interessato alle tematiche della storia universale, l’artista propone con tecniche e materiali diversi opere di denuncia sociale cariche di simbolismo. In particolare Ruffo è attratto dalle forme parassitarie della materia, intese come forme di vita che nutrendosi del supporto che le ospita, generano la sua morte.
Diverso il percorso di Paolo Icaro (1936) che nasce dall’Arte Povera per orientarsi verso le arti visive. La passione per la scultura lo porta a sperimentare con caparbietà la lavorazione del gesso, metallo, vetro, piombo, terracotta e carta. Le opere hanno origine dalla sua manualità che genera leggerezza. Progettualità e caso sono l’imput delle sue creazioni e i materiali, mescolati dal suo tocco inconfondibile, sembrano perdere peso, modellandosi in forme apparentemente incompiute. I disegni, invece, sono contornati da quelle che Icaro definisce “ombre di pensiero”: ombre che evidenziano il legame che il disegno ha con il concetto che sta dietro di esso.
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