C’era una volta Vago in stazione,


Il suo sogno era quello di andare alla ricerca del suo amore. ....


di Enzo Maddaloni pubblicato il 27 gennaio 2009

Il suo sogno era quello di andare alla ricerca del suo amore. Era rimasto fermo nel terminal della stazione per molto tempo in quello spazio delle partenze e degli arrivi dove ti può succedere di tutto: che un cane ti pisci su una scarpa; che un barbone ti si sdrai vicino; che si rompa qualcosa e devi stare a riposo per aggiustarti; ma è anche il miglior posto per ritrovare il tempo per riposarti e ritornare a sognare.

Un giorno però stanco di aspettare, Vago vagheggio a lungo quando d’un tratto arrivò una bellissima ragazza con i capelli verdini. Disse Vago: "deve essere la Fata Turchina?" Penso! Perchè come lo vide lo trasformò in Vagone.

A quel punto Vagone al volo si agganciò ad un treno di valige di cartone pieni di sogni.

I pensieri di Vagone andavano veloci e Locomotiva che stava proprio davanti a lui tirava su per la salita, le valige piene di sogni sperando di portali lontani.

Locomotiva si sentiva ri-so-spin-ta in salita quando nella curva sul ponte guardando indietro tra il fumo si accorse di Vagone.

E, così affacciatasi all’indietro rimase colpita e sperò di fermarsi presto al semaforo rosso dello scambio nel paesino di Baronia.

Il semaforo, ormai rosso di fuoco, fece fermare Locomotiva di botto.

Nell’attesa dell’Espresso in quell’alba mattutina si parlarono d’amore. Un Cappuccino benedì il loro incontro.

L’atmosfera era ideale, e ben presto, si creò in quello scambio vaporoso, la consapevolezza per i due, che d’ora in poi, e senza nessun ritardo trenale, potevano ripartire insieme per affrontare altri e bellissimmi viaggi tra i paesini della comunità di sognatori pratici.

Un forte allagamento emozionale però rischiò di tenerli alla deriva tra due memorie vaghe ed altri loco-emotive di viaggi passati.

Ma la Fata Verdina (no, non era Turchina si era sbgaliat... quella sta in un’altra fiaba) diede finalmente il via libera al semaforo, deviando tutti i sogni cattivi su un binario morto, nel mentre, i Vagoni con le valige pieni di sogni ripartirono per raggiungere la nuova comunità.

Quando giunsero ad una nuova stazione, arrivò trafelato un poeta dall’aldilà che con uno strumento fondamentale che gli permetteva di riconoscere il passato, presente e futuro e così accese, con una sua poesia, una passione invisibile nell’animo di Vagone e Locomotiva.

Il vapore acqueo uscì dai fianchi di Locomotiva ed avvolse Vagone in un caloroso e soffice abbraccio. Tante altri si salutarono e si abbraciarono felici di ripartire insieme a loro per un nuovo sogno.

A tarda notte arrivarono alla frontiera di un paese sconosciuto e la poesia si tradusse in una lingua incomprensibile a loro sconosciuta rischiando così di non riuscire ad intepetrarla. Per fortuna arrivò il capo stazione che parlava la lingua dei sogni e tradusse la poesia.

E, mnemosinato anche lui al massimo trasferì Vagone e Locomitiva su un binario solitario, sigillando così per sempre il loro amore.

Innesto e scambio, locomotiva e vagone, al semaforo rosso, si è tradotto l’amore tra Vagone e Locomotiva.

Su un binario solitario nella campagna di Baronia, vissero felice e contenti.

P.S. ops..dimenticavo di tradurvi la poesia:

“Vagone stava, su un binario morto, quando locomotiva l’agganciò e l’amò”


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