Elezioni Europee: ma chi ha vinto?

mercoledì 16 giugno 2004, di Giovanni Battaglia

All’indomani del voto tutti (o quasi) si dichiarano vincitori. Girodivite analizza obiettivamente i risultati del 12 e 13 giugno.

Schroeder e Chirac lo avevano messo in guardia,e lui, il cavaliere, temendo la batosta, aveva chiesto agli italiani un plebiscito. Risultato: il plebiscito non c’è stato, anzi il partito del premier ha incassato una sconfitta elettorale notevole. Forza Italia ha infatti perso ben sei europarlamentari rispetto al ’99 con un calo di oltre un milione di voti, ha ceduto il primato politico all’ulivo, e ha incassato quasi ovunque la sconfitta nelle amministrative, perdendo sindaci e giunte nei centri più importanti (fra cui Bologna e Bari).

Tuttavia la flessione del centro-destra italiano è relativamente contenuta se raffrontata ai suoi omonimi europei. Come si spiega? "Uniti nell’Ulivo" paga certamente una politica incerta, e non trae molto vantaggio dalla leadership di Romano Prodi. In realtà, una parte dei voti persi da FI si sono spalmati sui partiti centristi (Udc) e su Alleanza Nazionale. Il voto di protesta nei confronti del premier c’è stato, ma ha premiato anche l’opposizione "ufficiosa" dei partiti della coalizione di governo.

Si può ragionevolmente pensare che d’ora in avanti Berlusconi dovrà fare i conti con degli alleati più forti, e quindi con molte più pretese; non basterà, insomma, nominare "qualche sottosegretario" per zittire Fini e Follini.

I primi segnali di questa nuova tendenza, si potevano già cogliere osservando le posizioni assunte nelle ultime settimane dal neo-presidente di Confindustria, Montezemolo, e dal presidente della Banca d’Italia Fazio, indici di un neo-democristianesimo nei poteri economici italiani.

Abbiamo già accennato al risultato non esaltante del "triciclo";chi ha più da recriminare, osservando anche i dati amministrativi, è senza dubbio la Quercia, che ha ottenuto un 24 % di tutto rispetto ma si è trovata invischiata in un progetto obbiettivamente poco concreto.

Se ci spostiamo ancora verso sinistra troviamo i veri partiti vincitori di queste elezioni:prima fra tutte, Rifondazione Comunista che ha ottenuto il 6,1 % dei voti, manda a Strasburgo 5 deputati (uno in più rispetto al ’99) e si piazza al quarto posto nella classifica dei partiti italiani, alle spalle di AN. Due milioni di voti per il partito di Bertinotti, indice di un consenso che cresce in tutte le circoscrizioni, ma ancora una volta si conferma "roccaforte rossa" il centro-italia dove Rifondazione vanta un lusinghiero 8 %. Crescono anche Verdi e Comunisti Italiani, e i loro voti, sommati ai consensi dei partiti minori (fra cui la new entry Di Pietro-Occhetto con il 2,1) portano la sinistra di alternativa ad un 13 % che farà da base agli ambiziosi progetti futuri.

La linea pacifista e di appoggio ai movimenti ha dunque pagato, ma non bisogna pensare che le forze della sinistra realmente progressista si fermino qui: a questa bisogna necessariamente aggiungere una grossa fetta dei Democratici di sinistra e anche una parte della Margherita che fa riferimento a coloro che avevano espresso dubbi sul successo del "Listone".

Non si può non rilevare, infine, il tonfo dei Radicali, che perdono più di sei punti percentuali e cinque europarlamentari ( da sette passano a due). La posizione della Bonino sulla questione irachena e l’appoggio, seppure esterno, al governo Berlusconi ha determinato per gran parte la sfiducia degli elettori, cha hanno capovolto l’ottimo risultato dell’otto percento ottenuto nel ’99. I numeri ci hanno riempito la testa (e qualcos’alto) per tre giorni, e forse continueranno a farlo ancora per molto; in questo circo dove tutti si dichiarano vincitori, non può però non nascondersi qualche bugiardo sconfitto. Il premier si è assunto la responsabilità per il "calo" di FI, definendolo al tempo stesso "poco preoccupante", mentre Fini si aggrappa a quell’uno percento in più ottenuto, per gridare al trionfo (ma i parlamentari di AN rimangono nove) e Follini lo segue a ruota. Sull’altro fronte, Fassino insiste sul fatto che "Uniti nell’Ulivo" sia ora la prima forza politica italiana, non rendendosi conto che gli obbiettivi posti da questa lista (33 %), sono rimasti una chimera.

Ancora una volta, in Italia, i politici fanno i prestigiatori e gli illusionisti: con poco successo.


Giovanni Battaglia

Attualità e società

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