sabato 27 settembre 2008, di Sergej
“Il papà di Giovanna” di Pupi Avati (2008). Tutti gli attori danno il meglio di sé: Silvio Orlando (Michele Casali), Francesca Neri (Delia Casali), Alba Rohrwacher (Giovanna Casali), Ezio Greggio (Sergio Ghia), Serena Grandi (Lella Ghia). Siamo a Bologna nel 1938. Avati dice che la casa è la ricostruzione perfetta di quella da lui vissuta nella sua infanzia. Le riprese dell’ospedale dove è rinchiusa Giovanna sono state fatte nell’Ospedale psichiatrico di Maggiano (Lucca), quello in cui visse ed esercitò Tobino e che fu al centro di molti suoi romanzi. Montaggio di Amadeo Salfa.
Si tratta di un film culturalmente fascista. In cui il fascismo viene giustificato, la resistenza antifascista viene derisa e sminuzzata. In cui il valore del privato viene posto al centro rispetto alla tragedia politica collettiva dell’epoca. Insomma, il prodotto tipico del berlusconismo piccolo borghese e revisionista di questo misero oggi. Cosa diversa aveva fatto in “Un borghese piccolo piccolo” Mario Monicelli: ma allora eravamo nel 1977, e “i tempi” erano decisamente diversi. Anche lì avevamo davanti un piccolo borghese, stretto alla miseria del proprio lavoro e della propria famiglia. Ma la capacità di critica del film rispetto alla realtà era decisamente altra. Rispetto a questo autistico film.
Le musiche di Ritz Ortolani non risollevano le sorti di questa pellicola, ma contribuiscono - con scelte di musiche "d’epoca" banali - a dare il carattere leccameloso al film.