Una pista...sporca

martedì 12 agosto 2008, di Piero Buscemi

Siracusa: rilanciare l’immagine di una città, provando a copiare gli esempi ambientalisti di altre realtà più evolute. Auspicando un maggior senso civico della gente.

Proseguono senza sosta, o quasi, i lavori di trasformazione della ex cinta ferroviaria di Siracusa, sostituita, almeno in parte, da un viottolo la cui destinazione finale, rimane ancora non definitiva.

I lavori erano cominciati lo scorso febbraio con lo smantellamento dei vecchi binari e le relative traversine, anche se inspiegabilmente, non si è provveduto ancora a rimuovere completamente i pali che sostenevano la linea elettrica per l’alimentazione delle locomotive, preferendo lasciarli penzolare pericolosamente sotto l’azione dei venti, in questa zona molto sostenuti.

La messa in opera del nuovo manufatto turistico si è realizzato recuperando i ciottoli di sostegno, sui quali poggiavano i binari, mantenendo la loro antica funzione e ricoprendoli con uno strato di terra argillosa sul quale, un rivestimento di terriccio bianco di cava fa bella mostra riflettendo il sole caldissimo di questi giorni.

Ai bordi di questa bianchissima strada sterrata, sono state collocate due fila di staccionata di legno, dando vita ad una sorta di passeggiata a mare, dagli infiniti utilizzi. Il serpentone creatosi, regala un effetto visivo di sicuro impatto, tanto da far nascere il rammarico di non averlo realizzato prima.

Non si è riuscito a sapere se l’ultimo strato di copertura verrà successivamente rivestito, così da permettergli di contrastare gli agenti atmosferici che caratterizzeranno l’area con l’arrivo dell’autunno. Eravamo rimasti alla possibilità di copertura da realizzare con uno speciale materiale impermeabile, ma le ultime notizie sui fondi disponibili (1.600.000,00 euro di spesa iniziale) per il completamento dell’opera, hanno fatto sorgere qualche dubbio. Abbiamo provato a girare la domanda agli operai presenti in luogo, ma una certa diffidenza ci ha suggerito di rivolgerci a qualche responsabile, che non abbiamo avuto la fortuna di incrociare.

Le notizie contrastanti sull’effettivo utilizzo della pista ciclabile, continuiamo a chiamarla così poiché, sin dall’inizio dei lavori, rappresenta la versione più diffusa tra la cittadinanza, non hanno impedito i primi curiosi frequentatori che, come ogni stagione estiva, si uniscono gli abituali, per usufruire di quanto già realizzato ed invadere pericolosamente la scogliera per i bagni di stagione. Pericolosamente perché, lo ricordiamo, la scogliera è soggetta a continui crolli a causa dell’erosione marina.

La parte fruibile è quella che, partendo dalla scogliera all’altezza di via Corsica, giunge oltre la chiesa di San Corrado, lambendo le prime case del quartiere Mazzarrona. Durante la nostra visita, non abbiamo potuto fare a meno di notare il netto contrasto tra il bianco della pista, descritto in precedenza, e il nero dei resti delle sterpaglie date alle fiamme da sconosciuti cittadini che, voci omertose, hanno giustificato con la presenza massiccia di zecche, in tutta la zona.

Una sostituzione sommaria alle competenze comunali sulla bonifica del territorio che, nonostante la quasi certa buonafede di queste iniziative private, contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria, immettendo i fumi della combustione di bottiglie di plastica che, in termini di veleno, si traducono in diossina.

Diossina, abbondantemente prodotta da altre iniziative imprenditoriali che, qualche mese fa, ha visto protagonista un uomo sui quaranta anni, candidamente intento a bruciare cavi elettrici, rivestiti ovviamente di plastica, nella zona dei Piliceddi, mentre i suoi due figli, al di sotto dei dieci anni, giocavano a breve distanza, respirando a pieni polmoni il prodotto della stoltezza del padre. Neanche il nostro tentativo di avvertimento sul pericolo incombente, lo ha fatto desistere dalla sua attività di riciclatore di rame.

I ripetuti interventi dei vigili del fuoco, chiamati dagli abitanti dei quartieri affacciati alla scogliera, hanno solo rimandato il problema al successivo appiccamento. Risulta alquanto strano che, ad oggi, la staccionata di legno non sia stata ancora coinvolta, lasciando notevoli dubbi per il futuro.

Tra le notizie, da prendere sempre con il beneficio della conferma, un’idea ferma della vecchia amministrazione bufardeciana, era quella di realizzare in questo sito un’altra riserva marina, come simbolo di continuità di una politica rivolta alla salvaguardia dell’ambiente, portata avanti con la realizzazione della Riserva del Plemmirio.

I requisiti dovrebbero essere rispettati anche in questo caso. La conformità sui metodi di tutela e rispetto dei luoghi non farebbero sorgere dubbi. Le immagini allegate, scattate nella Riserva delle Saline e al Plemmirio, rispecchiano integralmente lo stato discutibile di abbandono di questa area.

Non più di una settimana fa, recandoci sulla scogliera all’altezza della Grotta dei colombi (conosciuta con questo appellativo tra i frequentatori), in direzione della clinica Santa Lucia, abbiamo potuto raccogliere due buste piene di spazzatura, tra centinaia di mozziconi di sigarette con annessi pacchetti vuoti, un infinito collage di fazzoletti di carta incollati agli scogli grazie alla cristallizzazione del sale marino depositato, bottiglie di plastica di tutte le marche d’acqua conosciute in commercio, qualche bottiglia di birra (vuota, ovviamente) e diverse scatolette di esca, contenenti involucri di caramelle al caffé, al posto dei vermi, quantomeno biodegradabili.

Se consideriamo i risultati delle visite subacquee da parte di Lega Ambiente che denunciavano la presenza massiccia di reti incastrate sui fondali, qualche settimana fa e che hanno tanto indignato le autorità locali, associate a quanto rinvenuto sulla riserva di terra del Plemmirio, effettivamente appare scontato il definitivo utilizzo di questa pista ciclabile.

Un altro particolare, che ha indignato oltre misura la sensibilità dei nuovi frequentatori della zona, è rappresentato dai bisogni fisiologici dei cani da compagnia, depositati sul bianco della pista. Un particolare che ha invitato i padroni ad un maggior senso civico. Condividendo, almeno in parte, questo punto di vista, ci è sembrato doveroso far notare come il problema si sarebbe risolto con l’arrivo delle prime piogge, che avrebbero fatto scomparire i fastidiosi residui, e forse, parte dello stesso sterrato bianco.

A complicare le cose, dopo aver ammirato per un altro po’ altre bottiglie abbandonate, qualche sacchetto svolazzante, un paio di preservativi usati ed anche un assorbente difficilmente biodegradabili alle future piogge, ci hanno pensato dei ragazzi che, dopo un improvvisato bivacco, hanno raccolto le bottiglie vuote, i tovaglioli di carta ed altri rifiuti, depositandoli nel primo cassonetto. Poi ci hanno salutato con un marcato accento dell’est.

Sapere che il senso civico di quei ragazzi sarà ben presto "ridimensionato" dal nuovo decreto sulla sicurezza, da parte del governo Berlusconi, ci ha tranquillizzato e rassicurato per il futuro.

Portfolio

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Piero Buscemi

:.: Città invisibili

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