Ricordi e nostalgie di baracche e baraccati a Roma

martedì 13 novembre 2007, di Marista Urru

"Ricordo distintamente che erano abitate da sfollati dalla guerra, quelli che avevano perso tutto, o che erano venuti dal Sud in cerca di sostentamento. Avevano costruito ripari con lamiere, cartoni, legni..."

Ogni volta che mi capita di vedere le baracche, ormai a Roma sono sorte in ogni angolo di verde in ogni spiazzo, provo un profondo disagio, non solo per la consapevolezza che colà abitano persone bisognose, ma anche e sopratutto per una punta di risentimento che non posso non provare nel vedere l’indegno spettacolo di cumuli di mondezza, materassi gettati, detriti e sozzure, che sempre accompagnano i campi Rom.

Il ricordo va al dopo guerra a Roma, a quelle baracche che si trovavano, chi sa se le ricorda più nessuno, nei pressi della Nomentana, ma soprattutto un angolo importante della memoria occupano quelle poste vicinissimo a casa mia, al centro di piazza Massa e Carrara, ( nei pressi di piazza Bologna), su uno sterrato circondato dalle allora “moderne” palazzine sorte per i vari dipendenti di INA, ministeri, ecc

Ricordo distintamente che erano abitate da sfollati dalla guerra, quelli che avevano perso tutto, o che erano venuti dal Sud in cerca di sostentamento. Avevano costruito ripari con lamiere, cartoni, legni, e i giornali coprivano insieme ai cartoni i buchi, e debbo dire che mai ho visto sporcizia o degrado, solo tanta e dignitosa povertà.

Vi passavo ogni giorno davanti per andare a scuola, e non dovevo avere paura;le guardavo ed ero affascinata da quelle casupole, qualcuna aveva la finestrella col vaso di gerani, o il basilico. Accanto alle porte, rigogliose piante di aromi in grandi latte di pomodori, e quando il tempo era buono gli uomini usando specchietti piccoli e di fortuna, si radevano fuori posando bacinelle sulle sedie da cucina.

Il parroco della vicina Chiesa li riforniva di cibo, vestiti, giochi e giornali, che raccoglieva nel quartiere, ci prodigavamo come potevamo; anche se nessuno di noi era ricco, la guerra c’era stata per tutti, facevamo quel che si poteva volentieri : erano persone brave, un po’ chiuse, parevano vergognarsi, tanto che dapprima avevano contatti solo con la parrocchia, poi pian piano gli uomini furono aiutati a trovare lavoro, a chi fu data una portineria, a chi un lavoretto, qualche donna fu aiutata a fare di rammendo, una ragazza ricordo fu sistemata da mia mamma presso una sarta , per poi diventare essa stessa una bravissima sarta, conosciutissima nella capitale e fuori, una altra faceva la stiratrice, … e col tempo le baracche migliorarono e divennero casette di fortuna , sempre pulite, niente fango, ma vialetti multicolori, arrangiati con materiali di fortuna .

I figli venivano a scuola con noi, dove se no? Eravamo davvero compagni, la mia migliore amica era la mia compagna di banco, Adele abitava là , e mi raccontava del sacrificio costituito dalla mancanza di acqua corrente, di acqua calda d’inverno, degli spifferi, della fatica del viver quotidiano dei poveri, dei sogni e delle speranze, il tutto raccontato con dignità, pulizia, onestà. Con gioia vivemmo tutti insieme il momento in cui poterono avere una casa come portieri.

Furono infine pronte le case popolari, e man mano tutti poterono abbandonare quel lembo di terra che fu trasformato in giardinetto, e un po’ ci mancarono, ci si vedeva ancora a messa la domenica o se si aveva bisogno di lavoretti, di aiuti, si chiamavano gli artigiani che di lì per necessità si erano formati. Conservo ancora con piacere un armadietto che mamma fece fare allo “zio Luigi” un anziano che aiutava così la famiglia del figlio con cui viveva, con lavoretti di falegnameria, sempre sorridente e disponibile, pronto a regalare una buona parola, un consiglio, eppure la guerra gli aveva tolto molto, oltre la casa e la terra, anche un figlio.

Ecco, questi sono i miei ricordi, semplici, di persone semplici ed oneste. Davvero credete che è la povertà che porta alla cattiveria, ad essere ladri, sporchi e degradati? Che porta al non rispetto dell’altro , all’odio? No, io so che non è così.

Quanti delinquenti, quanti terroristi, quanti stupratori, quanti ladri, quanti assassini, quanti bugiardi, quanti viziosi, abbiamo tra coloro che poveri non sono?

Dovremmo smetterla di deresponsabilizzare i delinquenti, da dovunque vengano, con la favola della società cattiva reale ed unica responsabile delle loro nefandezze. Dovremmo smetterla col colpevolizzare il cittadino “normale” come se l’esser normali fosse una colpa e avessero diritto di vita e di morte su noi cittadini qualunque teppisti, ladri e drogati, presentati loro come vittime di noi cittadini che ci permettiamo di “ fare una vita qualunque” e non facciamo parte del coro delle anime belle , quelle che blandiscono i poveri a parole, dai palcoscenici, dai libri, dalla vita comoda, con lo spirito della "Contessa Clara", personaggio spassoso dei miei tempi, che dalle pagine di non ricordo che giornale, alle donne che chiedevano come fare quadrare i magri bilanci del dopoguerra, ricca e raffinata, consigliava come servire elegantemente brodini ed antipasti.

E in questa linea sembra a me , si sono mossi i Sindaci di Roma Rutelli e Veltroni negli ultimi quindici anni : corsi di ricamo per le nomadi ( non lo fanno più nemmeno le suore di clausura), oppure corsi di riciclaggio dei rifiuti , corsi di arti marziali, oppure l’assurdo progetto veltroniano denominato "Archeo-nomadi", non ridete , la strana idea sarebbe nata perchè avevano notato "l’interesse di alcuni nomadi per gli scavi e per la ricerca dei reperti", allora gli hanno organizzato un corso onde scavassero meglio, infatti pochi giorni fa si è avuto la prova provata dell’interesse intellettuale dei su detti per i reperti, insieme alla droga hanno trovato in un camper un bel reperto romano.

Dovremmo infine raggiungere la maturità e le parole : onestà, voglia di lavorare, senso dell’onore, bontà , senso di responsabilità, dovrebbero corrispondere ad un reale contenuto per tutti e non solo per alcuni.

Abbiamo invece il Paese nel caos, i nostri politici al governo, la nostra cosi detta opposizione, non stanno dando belle prove . Siamo da anni alla mercè di rom e sopraffattori di ogni risma ed ogni etnia, non ultima quella autoctona, che non scherza.

Quante rapine con omicidi nelle case? Quanti scippi col morto? Quanti ubriachi al volante che uccidono e dopo poco, ricominciano regolarmente impuniti?

Quanti assassini vengono liberati dopo pochissimo di modo che i parenti delle vittime se li vedono arroganti e beffardi sotto casa? Quanti pazzi liberi di ammazzare familiari inermi abbandonati a se stessi da uno Stato esigente esigente con i cittadini "comuni", e di contro verso di essi predone ed indifferente?

Non è accettabile che coloro che governano pensino solo ora alla sicurezza. Tanto era importante salvare la faccia del Veltronissimo che a Roma fa malissimo, da spingerli a misure affrettate, improvvide ed inutili per rabbonire i possibili votanti futuri? E poi, diciamocelo, quel che forse faranno, servirà?

Non credo, parrebbe la solita presa in giro : un po’ di polvere negli occhi, e poi tutto come prima. E’ assurdo lanciare grida esagerate, invocare misure che si sa essere impossibile se non addirittura vietato prendere, mentre basterebbe applicare le direttive e le leggi che ci sono, sorge il sospetto forte che in realtà si voglia lasciare tutto immutato. Viva Caino, crepi pure Abele. Perchè? Per incapacità? Forse, ma ci sono mille altri sordidi motivi che tutti conosciamo e sui quali io preferisco stendere un pietoso velo, tanto sono intuibili da chi abbia voglia di intuire.

Intanto fra chiacchere, associazionismi ben pasciuti, e alate poesie, vediamo nella indifferenza di tutti che moltissime donne Rom sono autentiche schiave, mandate a rubare, prostituirsi, spacciare, insieme a figli sporchi e a volte denutriti, mentre i maschi padroni restano al campo. Cioè lasciamo che sotto i nostri occhi si eserciti lo schiavismo e la violenza sui più deboli, e questa cosa indegna , si veste di "buonismo"

Se vi sembra un paese appena civile, se vi sembra che non ci sia da vergognarsi, da indignarsi , siete fortunati, siete pietre fortunate, sassi senza anima, fortunate “cose”


Marista Urru

:.: Città invisibili

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