Messina si brucia

venerdì 27 luglio 2007, di Redazione

"Una sera piangevo sul balcone della nostra casa in collina, ma non avevo paura per me. Era più grande il senso dell’umana colpa. Piangevo per gli alberi. Cadevano uno ad uno, come giovinetti, come tanti giganti giovinetti". Un articolo di Caterina Papalia.

Quanta balorda devastazione.

Questa nostra terra, culla dell’acqua e del mare, non ha rispetto. Il grosso peccato fondamentale di questa città, ed è peccato mortale. Non ha rispetto del lavoro, tartassa i suoi commercianti, li mette alle strette. Non ha rispetto della cosa pubblica, delle strade, delle competenze, dei bambini, degli anziani, dei lavoratori che cadono dagli spalti. Solo l’avidità val bene per tutti, clienti e mercanti, un moltiplicatore perverso ed inarrestabile, che rende poi il cliente un estortore di risposte e riconferme, un pericoloso vigilante sulla promessa, che va mantenuta,pena la delazione ed il ricatto. In questo l’ottusità dello strapotere non può che cadere sempre. Non c’è misura di salvaguardia, non ci sono più ammortizzatori pubblici, non c’è una quota riservata a chi merita anche senza vantare illustri tutori. Neanche per furbizia ed opportunismo l’ottuso potere giunge a capire il pericolo che rappresanta chi non ha nulla da perdere.

Chi sono? Non lo so, non conta più, guardare dentro il rogo acceca gli occhi. La decimazione della nostra civiltà, almeno in questi ultimi tempi, appare inarrestabile.

Dovremmo intanto chiedere perdono al dio di tutte le cose.

Semmai non sappiamo chi sia chiediamo profondo e piegato perdono agli alberi, al cielo infestato di fumo, addirittura al fumo che abbiamo fatto esalare malignamente nell’aria per giorni e notti, ad infestare il cielo. La gioia del piromane è forse regolamento di conti, molto spesso.

Credo che il tema del fuoco distruttivo rappresenti la dannazione della terra. Brucia al rogo come strega la terra matrigna, come si picchiasse una donna, e le donne son vittime di violenza sempre più frequente ed accanita, anche da parte dei signori.

Quel fuoco era il rogo di una forsennata rabbia, dell’autodafè di una gente portata oltre ogni limite, forse portata a bruciare. Non può essere che il numero dei piromani si sia moltiplicato così velocemente.

Se le parole non bastano più, parla il fuoco. Il deprecabile gesto della distruzione senz’armi. In questi giorni non c’è l’odore del mare, o del gelsomino. C’è un acre odore d’alberi e piantine bruciate, le nostre case raccolgono le ceneri della nostra società. E chissà se finisce.

Ora è giunto il terrorismo del fuoco, peraltro poco costoso. Possiamo bruciare le case degli altri, i loro fiori, e se ci scappa un rogo umano poco importa, la vita non vale.

Come suggerimento ai protervi non è male. Invece di far truffe e carte false, basta una torcia rudimentale, un fiammifero e bruciare, risparmia pure il mercato delle armi, al caldo d’agosto, non più il mese delle messi ma della morte. Anche fare la fiaccolata contro questa devastazione recrudescente sembrerebbe amara ironia. Non c’è difesa. Una sera piangevo sul balcone della nostra casa in collina, ma non avevo paura per me. Era più grande il senso dell’umana colpa. Piangevo per gli alberi. Cadevano uno ad uno, come giovinetti, come tanti giganti giovinetti, come diceva Carducci, alti importanti ma esili attaccati da noi e bruciati innocenti.

Oggi non posso più piangere, Sono "grande" dovrei "razionalizzare". No, non piango perchè passo più intensamente a pensare. Penso che siamo in guerra, signori.

Una guerra di stolti e di rozzi, come tutte le guerre, e dobbiamo davvero ripartire da una radicale ripulitara dell’anima. L’esercito di questa povera e misera guerra si ingrossa. Hanno già gli affiliati anche in questo settore, e si prestano, peggio di prima, stavolta dannando la loro stessa terra. S’è distrutto il sistema morale, e d’altronde abbiamo eccellenti maestri di tale distruzione, che gongolano intoccati. Forse non basta punire il corrotto e non tutti, i tanti, approfittatori. Perchè quello sì e l’altro no? Non ci saranno in giro cittadini impazziti di rabbia? L’incendio intanto si propaga e uccide tutti gli alberi, e tutta la fauna.

Messina ed il sud intero si brucia, forse non si ama, si suicida. E come potrebbe amarsi? Torniamo alla cultura dell’albero, alla collina che non è solo contenitore sventrato di basi di ferro e cemento per affari . Torniamo a portare i bambini in campagna,e con loro noi stessi. Chissà... forse se resta un albero vivo, ci darà nuovamente l’odore della vita. Forse. Oggi gli alberi piangono.

Ora la politica davvero può vendere fumo

Ora più che mai i politici vogliono vendere fumo. Chiedono soldi per l’incendio. Io dico che NON è calamità naturale. Questi giorni sono stati giorni di Strage studiata.

Una strage di alberi ed animaletti per dolo dell’uomo. Non deve fare altro, il Governo, che mandare alberi, viti, fiori, un risarcimento per equivalente. Ma in onore della natura ,deve farlo, non dell’indegnità umana. Altrimenti, ci bruceranno sempre, per chiedere ed avere danaro. Ricordiamo che l’Italia non ha ceduto alle brigate rosse, per non cedere al ricatto ed è morto un uomo del lignaggio di Aldo Moro. Anche lì, c’era da piangere per anni. Ora i nostri migliori padri. infatti, ci hanno abbandonati per sempre, e chi è rimasto, spesso parla a vanvera, tanto chi ascolta vuole solo essere gabbato.

Quale calamità naturale! Dove c’è il dolo, e qui c’è, non c’è caso fortuito . Ancora non siamo riusciti a comandare (e mandare la pioggia) il terremoto, il mare moto, il freddo, il caldo sì. E se avessimo potuto comandare la pioggia, ne avremmo avuti, di diluvi! L’abbiamo comandata coi guasti all’ambiente, ma a volte ci coglie ancora di sorpresa. Il caldo può arrivare col fuoco. Per ciò a chi ha scoperto il fuoco vennero legate le mani. Ricordate Prometeo! Perchè il fuoco è naturale e doloso nello stesso tempo, quando è dannoso e quando no. E’ una trasformazione magica dell’uomo, trasforma l’aria ed è per questo un potere divino. Occorre punire,chi devasta la natura, e seriamente. Fateli zappare, e piantare alberi, i loschi figuri che riuscirete a trovare, i mafiosi del fuoco. Non ce li mettiamo pure sul groppone delle carceri, amantenerli con le nostre tasse!

E poi, se vanno in campagna a zappare, non li puniamo, li nobilitiamo. Dovranno zappare fino a stancarsi, a rientrare con la schiena curva e spezzata, come facevano ed erano i contadini che vedevo da piccola. Erano curvi, ed era dritto stranamente, il legno della zappa. Li guardavo, e pensavo che i contadini nascevano così, con questa anatomia, e con le zappe nelle mani. Ora, siamo tanto più valorosi di loro, che la terra non la ringraziamo, la bruciamo!

Chi ha ancora un piccolo straccio di coscienza si rende conto che, non solo eravamo nel baratro delle truffe e della mafia di tutti i colori, appicchiamo pure il fuoco, dentro il lazzaretto della democrazia! Ed è per questo che brucia, perchè giaceva di già nel medioevale lazzaretto.

Un minuto di silenzio per la morte degli alberi

L’ associazione ReVestito propone un minuto di silenzio a lutto, per la morte di molti alberi. Chi non è daccordo, ci spieghi per favore con un messaggio la superiorità della vita umana in che consiste.


Redazione

:.: Città invisibili

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