Ospedale Cardarelli: pazienti in barella fenomeno voluto?

mercoledì 7 marzo 2007, di Enzo Maddaloni

Quattro operatori e rappresentati Cobas-Art.32 dell’Azienda Ospedaliera Cardarelli di Napoli, in segno di protesta il 6 marzo 2007 hanno iniziato lo sciopero della fame contro i pazienti parcheggiati in barella...

Il più grande ospedale del meridione d’italia è assurto alla cronaca nazionale “striscia la notizia” per il fenomeno barelle. A fronte della drammatica situazione che si registra da anni Michele Tassaro, Gaetano Castaldi, Pasquale Agrillo, Luigi Sivero quattro operatori e rappresentati Cobas-Art.32 dell’Azienda Ospedaliera Cardarelli di Napoli, in segno di protesta il 6 marzo 2007 hanno iniziato lo sciopero della fame contro questo fenomeno. In un comunicato hanno cosi rappresentato i motivi della loro protesta.

“Le strutture sanitarie sono diventate luoghi di malaffare e fabbriche di morte. Da mesi siamo in lotta contro questo fenomeno atavico che trasforma i corpi soccorsi in merce dal valore di mercato, in organismi giacenti senza dignità ne diritti.

Un fenomeno, quello dei pazienti barellati e sballottati da un presidio all’altro che non maschera più l’insufficienza di un sistema sanitario che da anni oramai è in mano a dirigenti senza scrupoli, a manager spreconi e politici di bottega, che anziché rivedere le loro cattive scelte fatte di tagli di posti letto e chiusura di servizi nei piccoli presidi ospedalieri delle grandi province campane, continuano a usare misure drastiche che vanno a scontrarsi con quelle lobby baronali complici di questo sistema di mala-sanità.

Le esternazioni di Montemerano all’indomani dell’ennesimo caso barelle ne sono il segno (vedi allegati). Da soli, i lavoratori del Cardarelli e le associazioni aziendali che solidarizzano con la loro lotta possono fare tanto.

Meglio sarebbe se anche dall’esterno si riuscisse a tessere quella rete di relazioni capace di estendere la questione in ogni ambito e contribuire a scoprire e rendere pubbliche le cause che determinano queste insostenibili disfunzioni di un servizio essenziale sempre più "privato" al pubblico. I pazienti in barelle nel Cardarelli sono un fenomeno voluto e gestito ma in che modo esattamente non sappiamo descriverlo in pieno .

La riprova la si ha in occasione di periodi particolari quelli in cui l’ospedale è oggetto dei mass media, oppure in casi particolari come dopo il decesso del paziente caduto da barella od in occasione di visite di persone illustri. In tutte queste circostanze i pazienti barellati scompaiono. Ci si può ritrovare tranquillamente in reparti come la Medicina d’Urgenza o l’Osservazione Polispecialistica, generalmente strapieni di barelle, con quasi pochissimi barellati o persino nessuno.

I casi sono due : 1.Vengono rifiutati i ricoveri e le persone vengono dimesse anche se bisognevoli ancora di ricovero. Questa eventualità è altamente improbabile per la professionalità degli operatori sanitari e per gli inevitabili risvolti legali; 2.Vengono attivate quelle pratiche che la Direzione conosce che fanno si che i barellati diminuiscano. Ad esempio viene fatto un effettivo filtro nel Pronto Soccorso, si fa un minimo di controllo sull’attività dei vari reparti, insomma cose semplicissime ma che portano ad una drastica riduzione dei barellati;

La riprova dell’esistenza di una regia occulta sul problema barellati si ha quando calano i riflettori o l’attenzione si sposta altrove, oppure servono i barellati: il fenomeno ritorna ed i reparti si intasano di barellati. Pensiamo che i motivi di tale modo di fare siano tanti ed intersecanti fra loro : economici, politici ed anche clientelari.

La Direzione al problema barellato risponde con la classica risposta del “tutti vogliono venire al Cardarelli e punta a spostare l’attenzione a livello regionale con l’appoggio di sigle sindacali compiacenti. Ma non attua nulla per debellare il problema barelle, per assicurarsi che venga erogata un’adeguata assistenza, per fare si che le barelle non siano veicolo di contagio. Assolutamente nulla. Aspetta solo che passi “il momento” e poi tutto ritorni come prima.

Con le barelle vi è violazione sistematica della privacy, totale assenza di sicurezza e di adeguata assistenza. Tutto questo è stato denunciato tante di quelle volte senza avere alcuna azione da parte della Dirigenza ospedaliera tendente a trovare delle soluzioni continuando persino ad inutilizzare strutture sanitarie ristrutturate da due anni.

Vittime di questa conduzione dell’ospedale sono: i degenti in barella ai quali non può essere assicurata in alcun modo un’assistenza adeguata; i lavoratori costretti a lavorare in condizioni al di fuori di ogni norma di sicurezza e di tutela.

E’ da monitorare per esempio il tempo di permanenza dei pazienti allettati in reparti del DEA come la Medicina d’Urgenza ed Osservazione Polispecialistica . I pazienti in tali strutture dovrebbero permanere il tempo necessario per essere inquadrati clinicamente ed essere inviati nel reparto adeguato.

Tale pratica si attua soprattutto per i pazienti barellati ma per quelli a letto la situazione è diversa. Se si monitorasse solo il tempo di permanenza nel reparto dei pazienti allettati si avrebbe un quadro diverso dell’utilizzo della struttura rispetto a quello sbandierato. Pensiamo che scopriremmo che diverse Medicine di elezione hanno tempi di degenza più brevi rispetto a strutture dell’emergenza che risulterebbero invece quasi lungo degenze…e questo non è proprio fisiologico. Ricordando che un paziente in reparti come la Medicina d’Urgenza o l’Osservazione Polispecialistica dovrebbe rimanere massimo tre giorni se ci rimane 30 ha occupato un posto letto che altri dieci ammalati in quel mese avrebbero potuto avere.

I motivi di ciò pensiamo siano diversi: dalla circostanza che nei padiglioni di notte vi è un solo medico che non può garantire assistenza adeguata oltre all’emergenza ad altri che non sta a noi dire.”


Enzo Maddaloni

:.: Città invisibili

Parole chiave

Home page