Anni verdi

domenica 18 febbraio 2007, di Sergej

A vent’anni dalla nascita della Federazione dei Verdi, il racconto della prima Lista Verde italiana, quella nata nelle Marche.

E’ sempre difficile fare "storia" delle cose che accadono nella contemporaneità, e soprattutto quando si è stati parte di quelle vicende. Il libro di Giorgio Marchetti ("Anni verdi" uscito per la casa editrice PeQuod nel 2006) fa con onestà e onore opera di documentazione su un momento preciso della storia dei movimenti politici italiani del secolo scorso. La vicenda è quella dei Verdi, il movimento e poi partito ecologista italiano. A vent’anni dalla nascita della Federazione dei Verdi, il racconto della prima Lista Verde italiana, quella nata nelle Marche.

E’ singolare che proprio il "laboratorio" Marche sia stato protagonista di questa vicenda. Regione minuscola, di confine, le Marche hanno conosciuto le influenze dello Stato della Chiesa che hanno lasciato una forte presenza cattolica e poi democristiana (marchigiano erano Pio IX e il mitico Forlani), e dell’Emilia-Romagna: di qui la vivacità anarchica a Fano (l’associazione fanese anarchica organizza ogni anno lo "sbattezzo") e del cooperativismo che hanno reso le Marche, accanto al turismo e all’agricoltura, una regione relativamente ricca. Le Marche hanno conosciuto le distruzioni ambientali operate dall’introduzione dei metodi intensivi di sfruttamento agricolo, i dissesti idrogeologici di questo tipo di agricoltura, ma anche la difesa reattiva nei confronti dello sviluppo distorto. L’attenzione per la città, i piccoli borghi medievali di cui la regione è costellata secondo una tensione esistente in altre regioni come Umbria e Toscana. E’ sotto l’insegna del "paesaggio" e della sua tutela che nei primi anni Ottanta si muovono i primi nuclei ambientalisti. Provenienti da esperienze non legate ai due grandi blocchi storici della politica nazionale (DC e PCI), da ambienti artigianali e borghesi che hanno avuto esperienze nei partiti radicali e repubblicano, il nucleo storico del movimento ambientalista ha avuto in Renzo Paci una figura di riferimento importante.

Io ho avuto l’onore di conoscere i verdi marchigiani. Leggere il libro di Marchetti è stato un ritrovare nomi e persone amiche. Parlo del libro di Marchetti con la tenerezza con cui si parla di anni giovanili. Ho molto imparato dalle esperienze di quegli anni - alla fine degli anni Ottanta. Provenivo dalla Sicilia, l’esperienza delle lotte contro la mafia e i missili di Comiso. Da obiettore civile mi sono ritrovato a dare il mio acerbo apporto nell’associazione Pro Natura di Senigallia. I Verdi in quegli anni subiscono una grossa crisi. Il passaggio dal movimento a quello che sarà il partito (Federazione dei Verdi), la difficile gestione dei rapporti contrastanti tra associazioni e gruppi presenti nel territorio nazionale e il gruppo parlamentare. Una litigitosità permanente e una paura del protagonismo che è stata letale per il partito. Al congresso di Arezzo - ero tra i delegati marchigiani - si tentò una mediazione attorno alla figura di Gianfranco Amendola, mediazione presto fallita ciò che portò il movimento a una lunga fase di stallo - la nomina non di un segretario, ma di un portavoce con Ripa di Meana, poi seguito anni dopo da Francescato -.

A Senigallia i Verdi erano una persona straordinaria come Renzo Paci - fratello di Enzo, il filosofo fenomenologo -, l’accorta intelligenza di Maurizio Pieroni, e Leo Badioli. Leo era consigliere comunale e svolgeva da solo il ruolo dell’opposizione all’interno del Comune. Nel libro di Marchetti non viene citato, ma è presente nelle foto che sono allegate alla fine del volume. Da lui ho imparato molte cose: la passione per le cose, e soprattutto che fare politica non era sfoggio parolaio, ma documentazione attenta e rigorosa. Se i Verdi riuscivano ad avere un ruolo nonostante la piccolezza del movimento, era perché entravano nei problemi, studiavano più di tutti, si "leggevano le carte". Cosa che il PCI aveva smesso ormai di fare: l’epoca era già quella della spartizione delle briciole di potere, in Sicilia il consociativismo significava anche (dopo l’uccisione di Pio La Torre) entrare negli affari sporchi delle USL e dei piccoli ras locali.

La ricostruzione di primo approccio, molto "anconetana" di Marchetti - e non poteva essere altrimenti -, è opera importante da leggere. Nella speranza che dia modo a nuove documentazioni, provenienti da altre parti d’Italia - dato che il movimento dei Verdi è stato un movimento variegato, eterogeneo, molto ramificato nel territorio: "pensare globalmente, agire localmente" è stato il motto culturale prima ancora che tutti ci si riempisse la bocca con i termini di "globalismo" o "glocal". Si pensi all’esperienza di Alex Langer in Trentino/SudTirolo, o dei verdi toscani. Documenti che servano a ricostruire la storia dei movimenti politici dopo gli infuocati anni Settanta.


Anni verdi : La prima Lista Verde in Italia : Ancona 1983-1993 / Giorgio Marchetti ; prefazione di Marco Lion, Maurizio Pieroni ; quarta di copertina di Alfonso Pecoraro Scanio. - Ancona : PeQuod, 2006. - 228 p., br. ; 21 cm. - ISBN 88-6068-029-8. - 12 euro.


Sergej

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