Il turismo sessuale cancrena sempre più grave sulle spiagge del Kenya

giovedì 4 gennaio 2007, di Thierry Avi

Il turismo sessuale e la prostituzione infantile sono molto diffusi e in gran parte tollerati in Kenya, in particolare sulla costa dell’oceano indiano, secondo uno dei pochi studi sviluppati su questo fenomeno, che invita tutti a reagire urgentemente...

Il turismo sessuale e la prostituzione infantile sono molto diffusi e in gran parte tollerati in Kenya, in particolare sulla costa dell’oceano indiano, secondo uno dei pochi studi sviluppati su questo fenomeno, che invita tutti a reagire urgentemente.

“Il governo keniano, la società civile, l’industria turistica e le Comunità devono ammettere che la prostituzione infantile è diffusa in Kenya”, denuncia questo studio pubblicato dal Governo keniano e dall’UNICEF, mentre in Kenya, ove sono attirati sempre più ospiti, sta iniziando la piena stagione turistica.

"E’ molto scioccante parlare di sfruttamento sessuale dei bambini in questo paese, un fenomeno che continua a crescere e raggiunge proporzioni consistenti, in particolare attorno alla regione famosa della costa", ha deplorato il vicepresidente keniano Moody Awori.

Realizzato nei distretti di Diani (Sud-Est), Malindi (nell’Ottobre 2005), Kilifi e Mombasa (Novembre 2005) e Kwale (Marzo 2006), lo studio rileva che almeno il 30% delle ragazze di età compresa tra i 12 e i 18 anni (circa 10 /15.000 anime) che vivono in queste zone è implicato nella prostituzione sporadica.

"Tra i 2 e i 3.000 ragazze e ragazzi sono implicati in nella prostituzione durante tutto l’anno", rileva lo studio. Molti bambini, diventati lavoratori del sesso, hanno migrato recentemente da altre regioni del Kenya verso la costa, dove vivono popolazioni fra le più povere.

I turisti maschi implicati in questo fenomeno, generalmente in condizioni di impunità, vengono dall’Italia (18%), dalla Germania (14%) e dalla Svizzera (12%), afferma lo studio, che precisa che queste nazioni sono in testa per quanto riguarda l’attività sessuale con minorenni.

Al quinto e sesto posto di questa triste classifica vengono i turisti dell’Uganda e della Tanzania, poi i Britannici ed i Sauditi.

Inoltre il 35,5% di tutti gli atti sessuali, che coinvolgono bambini registrati nello studio, ha avuto luogo senza preservativo.

Dal rapporto emerge inoltre che più del 41% dei clienti del turismo sessuale, che coinvolge bambini, sono keniani: “ciò è molto significativo”, sottolinea Sarah Jones, autore della relazione.

“Dobbiamo veramente condannare noi stessi”, ha affermato il sig. Awori “non possiamo prendere il turismo come scusa; quanto accade è un nostro fallimento”.

L’esistenza di questa "domanda locale" permette al fenomeno di mantenersi durante la bassa stagione turistica. Per l’UNICEF, uno degli aspetti più gravi del fenomeno è il livello d’accettazione da parte dell’opinione pubblica di questo sfruttamento sessuale infantile nelle regioni costiere, cosa che fa correre dei rischi a tutti i bambini del Kenya.

Più del 75% degli informatori chiave interrogati (attori dell’industria turistica o rappresentanti della società) su questo fenomeno considerano il turismo sessuale con bambini come normale o tollerabile o lo approvano completamente; solo il 20% considera questo comportamento immorale.

Le autorità keniane e l’UNICEF, secondo il vicepresidente keniano (che si è detto scandalizzato dalla relazione), dovranno promuovere un’azione urgente, per evitare che questo fenomeno si estenda ad altre regioni turistiche del paese.

Per lottare urgentemente contro questa piaga sociale, l’UNICEF e le autorità keniane raccomandano una revisione della legislazione sull’infanzia, una repressione crescente di questi abusi, l’adesione degli hotel, bar e club ad un codice di buona condotta (300 stabilimenti hanno già aderito finora), e la messa in atto di un turismo responsabile.

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Thierry Avi

:.: Città invisibili

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