Celestini e Piovani raccontano Pasolini

mercoledì 9 agosto 2006, di Serena Maiorana

Nella serata di domenica 30 luglio siamo stati al Palazzo dei Congressi di Taormina a vedere uno spettacolo del Taormina Arte Festival. Si trattava di “Letture da Pier Paolo Pasolini” di e con Ascanio Celestini e Nicola Piovani al pianoforte. Ed è stato come se Pier Paolo Pasolini fosse lì.

Essere contestatori non è mai stato facile. Raccontare la contestazione poi lo è ancora meno. Farsi portavoce dello “shifo e dello scandalo”, remare contro, alzare la voce, alzare la testa.

Essere contestatori non è mai stato facile, perché i contestatori faticano ad essere ascoltati. E se vengono ascoltati faticano ad essere capiti. Ed anche se capiti faticano ad essere amati.

Pier Paolo Pasolini è stato un contestatore. Uno che ha saputo fare di tutte le arti la Sua arte. Poeta, regista, scrittore, linguista, critico, quasi filosofo. Solo la musica gli è mancata, e non senza rammarico.

Borghese, ma dalla parte della classe più bassa, attento a dar voce al mondo popolare usando la sua lingua e le sue storie. Così nelle opere pasoliniane si passa dal dialetto quasi cantato (scelta non solo linguistica ma anche antifascista) dei monti friulani, al romanesco vivace dei sobborghi romani.

Col solo obiettivo di raccontare la vita nella sua verità Pasolini ha a lungo inseguito il neorealismo, per poi superarlo e lasciarselo definitivamente alle spalle. Lontano mille miglia da ogni schema, da ogni etichetta, da ogni limite.

Per tutti questi motivi riscoprire oggi Pasolini crea sempre uno scompenso, un’inquietudine, uno squarcio. È così quando lo leggi e pure quando te lo raccontano, magari suonando. Compito arduo, svolto egregiamente però da due artisti esperti e commoventi.

Forse è perché Ascanio Celestini racconta di quegli stessi sobborghi romani, e li racconta con la loro stessa voce, con le loro ripetizioni, i loro regionalismi. Come a lui li raccontava suo padre o magari il suo vicino di casa.

O forse è perché mentre Piovani muove scivolose e dolcissime le dita sul suo piano, accarezza per intero la figura che vuole raccontare.

Ma comunque sia se siete stati ad ascoltare (nella serata di domenica 30 luglio al Palazzo dei Congressi di Taormina per Taormina Arte Festival) le letture da Pier Paolo Pasolini di e con Ascanio Celestini e Nicola Piovani al pianoforte, sapete che quella sera era come se Pier Paolo Pasolini fosse lì, sul palco. Intatto, con tutta la sua contestazione. Con i suoi sobborghi romani ed il suo Friuli. Con la sua voglia di divenir messaggio, ed alla fine di divenire anche musica.

Ed ecco che si riapre uno squarcio.


Serena Maiorana

Teatro

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