Poesie africane

sabato 12 agosto 2006, di enza


Enza Bartolotta. Ricerca di forme poetiche

MIRAGGI e SENSAZIONI

RITORNO IN AFRICA

Liberi all’alba i sogni volano lontano verso le colline brune d’Africa, increspate da eucalipti fruscianti nel vento, brezza leggera scompiglia i capelli. Suoni del silenzio, lontani ricordi. Cullata dal vento, ritrovo passate primavere. immagini perdute nel tempo.

ONDA AFRICANA

Mi sento onda venuta da lontano, lenta risacca e stanca, cerco una baia tranquilla.

UNA NOTTE IN AFRICA

Notte chiara nel giardino paterno. Lontano l’urlo dello sciacallo, all’esule foglia al vento, preannuncia il dolore sconosciuto. Notte serena: curiosa scruto fra le stelle il mio futuro.

RICORDI

Nella penombra della stanza, assorta ritrovo i miei ricordi. rivedo gioiose primavere, cieli infiniti sguardi furtivi,echi di risate, balli sfrenati, tramonti infuocati. Lontano un cane abbaia Lontano ............

LA VILLA DI GAGGIRET

La mia infanzia è una veranda africana, affacciata su un giardino lussureggiante, popolato di essenze inebrianti, piccoli suoni..... All’ombra della grande palma saltella, un arcobaleno di pappagalli.

RISVEGLIO

Mi svegliava un canto di donna. triste fra le jacarande.

LA PIOGGIA

La pioggia che scende mi prende per mano mi porta lontano. incantata ritrovo i paesi di un tempo, la mia infanzia africana, la bouganvillea festosa, l’acacia spinosa, degli eucalipti il riso scrosciante nel vento, delle grandi pioggie la danza ed il tempo. La pioggia amica mi lascia la mano, ritorna lontano. Ora che sento di essere ancora qui respiro a fatica.

CERTEZZA

Tutto tace. Non mi rimane che il profumo dei gelsomini, delle notti incantate del sud, quando nella risata gioiosa di mia madre, certa, vedevo balenare la mia futura felicità.

MIRAGGI

Il giorno lentamente declina, lasciandomi immagini, miraggi sempre rincorsi, riflessi di cose non afferrate, nel silenzio della notte poi ancora ritrovate.

NEL FRESCO DELLA SERA

Una ventata di glicine mi accarezza nel fresco odoroso della sera sul mio viso nasce un sorriso di ragazza africana.

CORSO ITALIA

I pomeriggi di domenica al Corso, cicaleccio sotto le palme, un gelato al bar Impero e poi di nuovo a passeggiare. All’improvviso il crepuscolo. Impazziamo come stormi di rondini verso casa, mentre un rosso sole africano si tuffa nella notte, lasciando in noi un senso inafferrabile di amara gioia incompiuta.

A MIA MADRE TORNATA DALL’AFRICA Giugno 1974

L’Africa è lontana e ancora aleggia nei tuoi occhi il ricordo di lunghe notti passate insonni La iena fuori urla, tedio di tutte le notti, unica compagna delle tue veglie stanche. E tu vorresti essere nei campi selvaggi e sterminati (struggente ricordo d’Africa!!) sotto l’acacia ad ammirare il colibrì intento a succhiare il nettare breve della vita. Ora sei qui, gazzella tremante e spaurita. L’Africa è lontana e la lotta, perenne atrocità della fame che incalza, continua. Hai perso in un solo momento questa ingiusta inesorabile battaglia ed i tuoi verdi anni.

A LETENEGUS

Ti annuncia il tuo passo, lieve dietro la porta.

MAL D’AFRICA (Dedicata a tutti gli Italiani, gli Eritrei e a tutti coloro che hanno amato Asmara e l’Eritrea)

Lasciarti, dolce paese delle alte palme, è stato un po’ come morire. Soffrire, non riuscire a respirare, desiderarti disperatamente e mai trovarti. Poi, cominciando a parlare e scrivere di TE sono stata un po’ felice anch’io ...

OLTRE IL BOSCO

Asmara, nome di primavera, di bosco fiorito. Sono cresciuta all’ombra delle tue palme senza paura del futuro. Mi hai accompagnato, fanciulla, lungo i tuoi viali fioriti, dove forte e sicura discorrevo con gli amici dagli occhi ridenti. Con le tue nenie antiche, hai cullato i miei sonni sereni ed i miei sogni semplici. Mani brune hanno accompagnato il mio cammino. Eri la mia isola felice, il mio passato, il mio presente Poi, quando ti ho lasciato per fuggire verso l’ignoto, tutte le certezze sono svanite. Oltre il tuo sicuro bosco di eucalipti, mi attendeva il buio . . .

UNA TELEFONATA, UNA SERA ... (Dedicata ad un’amica asmarina)

Attraverso il filo corre di te ragazza una voce argentina che suona di altipiani infiniti, volti bruni, piante odorose nel vento. Nel bel paese delle favole, culla dei nostri rimpianti, gioie e dolori tutto si è fermato ad aspettare qualche ritorno, forse domani. Rivivono con te le stagioni senza tempo di piena se pur veloce gioventù, passata fra boschi d’euforbie e sicomori ombrosi. Domani, ragazza bruna, occhi di stella prenderai ancora la tua bicicletta per correre felice sotto le palme nel sole di mille mattine. Rincorrerai, ridendo, amiche. sotto le jacarande in festa dirai che tutto è tornato come prima.

Enza Bartolotta


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