La dichiarazione di Scanzano

mercoledì 10 marzo 2004, di Sergej

Noi Movimenti del Sud, riuniti a Scanzano, abbiamo preso la parola per narrare le nostre gioie e i nostri desideri, le nostre storie di sofferenza e lotte...

a cura del Comitato Scanziamo le Scorie

Noi Movimenti del Sud, riuniti a Scanzano, abbiamo preso la parola per narrare le nostre gioie e i nostri desideri, le nostre storie di sofferenza e lotte e ci siamo riconosciuti minacciati dagli stessi incubi che vorrebbero negarci il diritto a decidere democraticamente della vita e del futuro nostro e dei nostri territori. Questi incubi si chiamano servitù nucleari, energetiche e militari, cementificazioni, opere devastanti, impianti inquinanti, sottrazione di beni comuni (come l’acqua, la biodiversità, le culture, la salute), precarizzazione e negazione del lavoro, ricatto delle criminalità organizzate. Tutti questi incubi sono prodotti dal sonno della ragione che si chiama globalizzazione neoliberista. Scanzano, straordinario esempio di riappropriazione popolare del proprio destino, ha vinto la sua lotta e noi siamo qui perchè tutti insieme vogliamo vincere le nostre battaglie per la vita. Narrando ed ascoltando abbiamo scritto questa nostra dichiarazione che sottoscriviamo e che chiamiamo tutti a sottoscivere e che porteremo in Carovana della Pace nei luoghi del conflitto.

Nessuno può decidere contro la volontà dei territori democraticamente espressa. Riteniamo utile e opportuno costruire e consolidare una rete solidale tra le esperienze di lotta a partire dai conflitti esistenti sui territori Meridiani. Diciamo no al nucleare, sia civile che militare. I nostri beni ambientali, le nostre culture , la nostra storia, le nostre relazioni umane, sono la nostra risorsa più preziosa che non deve essere sottratta e compromessa.

L’acqua è un bene comune che non può essere privatizzato, che va garantito come diritto di tutte e tutti. L’energia che vogliamo e quella che viene dal sole e dalle fonti rinnovabili: bene comune, da risparmiare, utile per una diversa economia e una diversa società e non quella che inquina e serve solo ai profitti di chi non ha alcun rapporto con il nostro territorio. La nostra terra non può servire a produrre solo merci che ingrassano multinazionali e grandi catene commerciali, ma garanzia di tutela del territorio, di coesione sociale e di reddito per il lavoro.

Non ci servono grandi opere che devastino il territorio come il ponte sullo stretto o l’ennesimo traforo del Grasso Sasso, ma risanamento dei nostri territori, treni e servizi veramente utili. Non vogliamo bruciare o seppellire i rifiuti inquinando la nostra aria e la nostra terra, ma riciclare tutto ciò che si produce. Non vogliamo i CPT (Centri di Permanenza Temporanea), le carceri per migranti, sui nostri territori. Vogliamo un sistema della comunicazione democratico, indipendente, costruito dal basso, in un Sud in cui i media sono totalmente funzionali ai poteri forti locali. Vogliamo lavoro gratificante e pulito e non sporco e precario; perchè solo il lavoro gratificante costruisce una buona società. Lavoro gratificante è quello che promuove i territori, le risorse ambientali e culturali, poggia sui diritti e non, ad esempio, il modello di fabbrica integrata della Fiat SATA di Melfi.

Vogliamo il reddito di cittadinanza quale pratica concreta di redistribuzione della ricchezza. Salute, scuola, cultura, servizi, lavoro, diritti sono per noi la vera misura della civiltà e non gli aridi numeri dell’economia. La sovranità alimentare è diritto a lavorare e mangiare della nostra terra, non inquinata e non modificata geneticamente e brevettata. A noi serve il pubblico perchè per noi il privato è sinonimo di "privazione"; ma serve un pubblico che sia per noi e non sopra di noi. La nostra terra è terra di pace che ripudia la guerra e non vuole vecchie e nuove servitù militari per la guerra permanente. Sempre più il nostro Sud è sinonimo di ingiustizie, prevaricazioni che sono di tutti perchè imposte a tutti da questo mondo ingiusto. Tutti siamo Sud.

Noi vogliamo essere Sud senza guardare a nessun "Nord" che sia potere o modello da imitare. Abbiamo imparato, nelle mille vertenze ambientali e di lavoro aperte al Sud, a capovolgere l’idea di un destino che ci vuole moderna colonia per le razzie dei mercati globali. Le nostre lotte sono intrise di radicalità, di pratica di vita, di bisogno di futuro: anche perchè hanno smentito l’immagine di una passività meridionale che è una raffinata invenzione delle classi dominanti. Il Sud vitale delle tante Scanzano è stato il processo di riappropriazione della politica come discussione pubblica sui propri diritti e sui propri desideri, prassi di contestazione pratica dei poteri, rifondazione del senso medesimo dell’essere comunità, accumulo e socializzazione di saperi, allargamento permanente della mobilitazione, protesta nonviolenta e disobbedienza civile e sociale come nuovo alfabeto di una politica non separata. I tentativi di criminalizzare queste lotte sono da noi respinti con fermezza e non riusciranno a frenare il Movimento a partire dal tentativo di voler riscrivere la verità su Genova e Cosenza. Se mille lotte e vertenze si mettono in rete, si fanno narrazione comune e nuova cultura, soggetto di una socialità alternativa e sperimentazione concreta di un’inedità democrazia partecipata a partire dai municipi, allora comincerà una storia mai scritta, di liberazione e giustizia, per tutti e per tutte.


Il testo è stato pubblicato su: GRANELLO DI SABBIA (n°122), Bollettino elettronico settimanale di ATTAC, Giovedì 19 febbraio 2004


Sergej

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