Tessiture di pace in Sardegna

mercoledì 28 giugno 2006, di Giuseppe Pulina

Il nono volume dei "Quaderni Satyagraha" del Centro Gandhi di Pisa, dedicato alla pace, alla nonviolenza e alla Sardegna.

Pace e nonviolenza non sono facilmente ricamabili, ma si possono, comunque, pazientemente tessere. E la Sardegna, con la sua storia e la sofferta esperienza autonomistica che ha alle spalle, può esserne il telaio ideale. Nasce con questa convinzione il nono volume dei "Quaderni Satyagraha" del Centro Gandhi di Pisa dedicato proprio alla Sardegna.

Un numero monografico, nelle librerie da pochi giorni, di cui la storica Maria Erminia Satta ed Elisa Nivola, pedagogista allieva di Aldo Capitini, hanno curato la pubblicazione. Due donne di pace, formatesi nell’insegnamento gandhiano e capitiniano della persuasione nonviolenta, cui si deve un ritratto storico e antropologico per molti tratti poco conosciuto delle grandi battaglie culturali e politiche che si sono combattute in Sardegna negli ultimi decenni. Battaglie che hanno avuto come protagonisti i movimenti e la società civile e a cui le cronache "ufficiali" non hanno sempre dato il giusto risalto.

Perché - ci sarebbe da chiedersi - un volume monografico del Centro Gandhi interamente dedicato alla Sardegna? La risposta la dà Rocco Altieri, direttore dei "Quaderni Satyagraha", studioso del pensiero gandhiano e della nonviolenza capitiniana. "La Sardegna - si legge in una nota di Altieri - è la regione che in questi anni si è posta all’avanguardia della lotta nonviolenta per l’indipendenza nella prospettiva gandhiana dell’Hind Swaraj, che rivendica la liberazione da ogni forma di sfruttamento coloniale e dall’oppressione delle servitù militari, difendendo la propria identità e avviando un programma di ricostruzione della vita comunitaria".

"Tessiduras de paghe" (titolo del volume che significa "Tessiture di pace") comprende, oltre ai saggi di Nivola e Satta, numerosi contributi critici che spaziano dalla storia del costume all’analisi politica e sociologica. Tra gli autori figurano il sociologo Bachisio Bandinu, Amos Cardia, Tonino Cau, Giulio Curti, Cristina di Lagopesole, Enrico Euli, lo storico giornalista Walter Fangio, Tommaso Fattori, Martina Pignatti Morano, Giovanni Francesco Ricci, Salvatore Sanna, Franco Uda e Anna Vacca Facchini.

Fra le tante testimonianze raccolte c’è quella di Fra’ Gerardo Fabert, sacerdote francese che nel ’59 s’impiegò come minatore a Bindua e, in seguito, come operaio a Ottana, piccolo centro operaio e industrializzato del cuore della Sardegna. Impreziosiscono il volume i saggi che raccontano della presenza di Capitini in Sardegna (uno di questi è dedicato al rapporto tra l’ideatore della marcia della pace Assisi-Perugia e Carlo Michelstaedter) e due interventi, riprodotti in appendice, del filosofo Jean-Marie Muller, maestro della nonviolenza contemporanea.


Giuseppe Pulina

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