Concha Bonita al teatro Ambasciatori

giovedì 19 gennaio 2006, di Serena Maiorana

Concha Bonita, commedia fantastica in musica. Al teatro Ambasciatori dal 10 al 22 gennaio. Libretto di Alfredo Arias e Renè De Ceccatty. Versione italiana Cerami-Piovani. Musiche di Nicola Piovani.

Siamo stati al teatro Ambasciatori a vedere “Concha Bonita”, commedia fantastica in musica, e dobbiamo ammettere che questa commedia fantastica in musica ci è molto piaciuta. D’altronde era prevedibile, visto che lo spettacolo ha già ottenuto un grande successo di pubblico e di critica in tutta la Francia e nei festival europei più prestigiosi. Meglio così allora, almeno siamo tutti d’accordo. Resta solo da capire di chi sia il merito di tanto successo.

Iniziamo con gli autori, a loro sicuramente spetta gran parte del merito. Sono stati bravi infatti Alfredo Arias e Renè De Ceccatty a scrivere una storia brillante e sfarzosa anche su temi delicati come quello della sessualità e della paternità/maternità, senza mai scadere nella volgarità. La storia di Concha, che da uomo diviene prima donna poi diva e che, infine, si scopre padre, è infatti raccontata con i modi di un vero e proprio show.

Poi ci sono le musiche. Dal rock, al tango alla rumba, la variopinta colonna sonora di questa storia riconferma Nicola Piovani come lo straordinario compositore (già premio oscar) che tutti conosciamo e stimiamo. Lo stesso Piovani ha poi tradotto il libretto dello spettacolo per la versione italiana, insieme a Vincenzo Cerami. Ed allora che dire: i due nomi sono già una garanzia, qualcosa di cui andare fieri in quest’Italia desolante.

In fine ci sono gli interpreti, delle musiche come dei testi. Alle prime ha pensato l’orchestra Aracoeli diretta dal maestro Enrico Arias. Per i secondi invece c’erano sul palco Gennaro Cannavacciuolo (Carlo), Mauro Gioia (Raimundo), Alejandra Radano (Concha), Sinan Bertrand (Pablo), Gabriella Zanchi (Evaavabette), Sandra Rumolino (Myriam) e Sibilla Malara (Dolly). Bravi tutti, anche se (a mio parere) un applauso in più spettava alla Zanchi: strepitosa.

Una menzione a parte spetta a costumisti, parrucchieri, truccatori e scenografi, che visto lo sfarzo generale hanno fatto davvero un gran lavoro.

Nel complesso lo spettacolo dunque è risultato bello, allegro e convincente, nonostante la delicatezza dei temi trattati, dato che come ci ricorda lo stesso Arias “possiamo spingerci fino in fondo alle nostre fantasie, senza creare catastrofi nella vita di nessuno, trovando nuove strade per gli affetti e rispettando l’innocenza degli altri”.


Serena Maiorana

Teatro

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