Una favola industriale contro le raffinerie

sabato 11 febbraio 2006, di Serena Maiorana


Quand’ero piccola credevo fosse Manatthan. Vedevo le luci che camminavano verso il cielo e ci vedevo dentro l’America. Ma quand’ero piccola quella che vedevo dalla finestra della mia camera non era New York, ma un impianto per la raffinazione del petrolio ed una centrale Enel. Insieme loro riempivano di luci e fiamme e veleni mortali il cielo di Milazzo, ed anche le mie vene. Ed io intanto me ne stavo lì a guardare l’America.

Le raffinerie hanno un fascino strano. Il fascino dell’alveare e del formicaio. Il fascino delle luci e di una fiamma sospesa nel cielo. Il fascino di una città nella città, la tua. Il fascino di una promessa che si fa condanna e che comunque ancora ti invita a sognare, ogni notte, ad un passo dalla tua finestra.

Ma tutte queste cose forse le può capire solo chi c’è nato, all’ombra di una raffineria. E comunque in Italia non è difficile. Ed in Sicilia ancora meno. Milazzo, Pace del Mela, Priolo, Melilli, Augusta, Gela, Termini Imerese. Non esiste un solo lato, in questo triangolo di mondo disgraziato, che sia stato risparmiato dai veleni. Non esiste. Eppure questa terra sembrava un paradiso. Ma questa è una storia che io non vi posso raccontare. Bisogna essere scrittori, attori, registi, pittori o musicisti per portare il sentimento. Io scrivo nei giornali, faccio la cronaca. È di spettacoli che devo parlarvi, teatrali per la precisione. Ed allora ora vi parlo di uno spettacolo che porta il sentimento. Che racconta la favola di quando l’America arrivò in Sicilia meglio di come io potrei raccontarvela.

Alessio Di Modica sale sul palco che sembra notte. Tutto è buio buio, poi comincia a raccontare. Il suo è uno spettacolo speciale, perché anche lui è nato all’ombra di una raffineria. È nato ad Augusta, per la precisione. Ora il suo lavoro è fare teatro, così lui, al teatro, ha scelto di raccontare di quando, da bambino, gli sembrava di avere l’America vicinissima alla sua finestra.

E questa storia Alessio Di Modica ed il suo regista Marcello Cappelli (compagnia teatrale Mandara Ke), ve la raccontano come si racconta una favola. La magia, la paura, la poesia, nello spettacolo “La migliore vendetta è il successo” (presentato per la prima volta a Catania nelle serate di martedì 31 e mercoledì 1 alla Camera Teatro Studio) c’è tutto questo e molto altro ancora. C’è il dolore di un sogno che diventa immondizia. C’è l’ingiustizia di un progresso che diventa morte. C’è l’arretratezza di una Sicilia servile ed ignorante. E poi c’è lei, l’America, che un giorno si presenta alle porte di contadini e pescatori.

Uno spettacolo splendido, toccante, completo. Ma soprattutto necessario, per portare tutti voi in quel sogno che io conosco ma non saprei raccontarvi. Per farvi sentire forte l’inganno e la sopraffazione di quel paesaggio che sembrava l’America.

Da non perdere: http://www.leinchieste.com/vittorini.htm


Serena Maiorana

:.: Città invisibili

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