Treni diesel e inquinamento, una storia a lieto fine (?)

giovedì 23 febbraio 2006, di Lorenzo Misuraca

Quando fa caldo gli abitanti del quartiere S. Eufemia di Lamezia Terme chiudono le finestre. Quando il sole spacca le pietre, i panni li stendono in casa. Non sono pazzi, hanno solo la disgrazia di vivere a pochi passi dalla stazione ferroviaria.

Quando fa caldo gli abitanti del quartiere S. Eufemia di Lamezia Terme chiudono le finestre. Quando il sole spacca le pietre, i panni li stendono in casa. Non sono pazzi, hanno solo la disgrazia di vivere a pochi passi dalla stazione ferroviaria. Da lì, infatti, partono e arrivano vecchi locomotori diesel che emettono poderosi fumi quando sono in moto. Per difendere i cittadini “affumicati”, l’Associazione consumatori utenti (Acu), rappresentata dall’avvocato Giuseppe D’Ippolito, ha promosso una causa contro Trenitalia, presso il Tribunale civile di Lamezia Terme. Dopo mesi di silenzio, la società ferroviaria ha deciso di venire incontro alle richieste dei lametini. In seguito alla protesta, Trenitalia ha inserito il problema dell’inquinamento dei locomotori a Lamezia Terme tra le priorità, e ha annunciato che avvierà l’uso sperimentale di gasolio bianco. Questo tipo di carburante, già sperimentato in Sardegna dovrebbe garantire una notevole riduzione dell’emissione di particelle sottili. Allo studio anche una migliore organizzazione delle zone di accensione delle macchine a diesel. L’Acu ha chiesto di rinviare la prossima udienza a maggio, in attesa di verificare che le promesse di Trenitalia vengano mantenute e siano efficaci. Nel frattempo la situazione per gli abitanti di S.Eufemia non cambia. “Ogni giorno, verso le 5-6 del mattino e a volte anche in altre ore, l’accensione dei locomotori sprigiona una nube che invade tutto il quartiere, quasi come quella sollevata da un incendio”: spiega D’Ippolito e continua: “c’è gente che è andata in ospedale per intossicazione e non è da escluldere una correlazione con alcune morti per tumore in zona”. Negli ultimi 10 anni, infatti, sono aumentati tra i residenti e i dipendenti delle ferrovie i casi di microcitoma polmonare e di altre forme tumorali, di infezioni ai polmoni e alle prime vie respiratorie.

Bruciori e cefalee Gli abitanti del quartiere soffrono di ripetute cefalee, di bruciori agli occhi, di arrossamenti alla gola: M. G. in stato di gravidanza, è stata costretta a ricorrere alle cure dei sanitari dell’Azienda Sanitaria n. 6 di Lamezia Terme, denunciando lo stretto collegamento tra queste patologie e la ripetuta esposizione ai fumi delle locomotive ferroviarie. Dopo anni di proteste presso Trenitalia e le istituzioni locali, i lametini si sono rivolti all’Acu. Secondo l’associazione, da anni gli abitanti di S. Eufemia sono costretti a vivere in un ambiente inquinato e insalubre. E questo purtroppo non è l’unico problema. D’Ippolito spiega: “Non si tratta solo di condizioni sanitarie, ma dell’impossibilità di una vita normale. In un quartiere dove in certi orari non si può nemmeno aprire la finestra, nessuno vuole più andarci a vivere. Negli ultimi anni gli appartamenti sono stati deprezzati”. Il 18 gennaio scorso, durante la prima udienza del processo, Trenitalia ha negato l’esistenza del problema e ha difeso la correttezza della sua condotta. “Ma io sono convinto che in base alle leggi sull’inquinamento quei locomotori sono illegali”, afferma l’avvocato D’Ippolito. Perché nella stazione di Lamezia Terme sono ancora in funzione i diesel invece di quelli elettrici? Ed è solo un problema locale? Questo tipo di motrice viene usata da Trenitalia nelle tratte di ferrovia non elettrificate. In Calabria le linee senza elettrificazione più importanti sono quelle da Sibari a Reggio Calabria e da Bari a Reggio Calabria - sulla linea ionica - e da Catanzaro Lido a Lamezia Terme sulla linea Ionio-Tirreno.

Già vecchi da 12 anni Secondo Trenitalia, i chilometri di linea ferrata a doppio binario elettrificato in tutto il paese sono solo 5.603 su 15.923 di rete ordinaria. I treni completi a composizione bloccata che viaggiano a diesel sono 735, mentre tra locomotive per il trasporto e per le manovre a gasolio si arriva alla cifra di 1453 veicoli. “I locomotori erano già vecchi 12 anni fa, quando i lametini hanno cominciato a protestare”: dice Giuseppe D’Ippolito. In effetti, l’età media dei mezzi ferroviari diesel per il trasporto regionale in Italia è di quasi 24 anni. Questo tipo di locomotori vengono percepiti come un problema per la salute anche in altre parti d’Italia. Lo scorso agosto l’assessore alle politiche per la salute della Provincia autonoma di Trento, Remo Andreolli, ha inviato una lettera alla direzione generale operativa logistica di Trenitalia a Verona per una questione analoga: “Le strutture sanitarie competenti nel campo dell’igiene ambientale - scriveva Andreolli - hanno effettuato negli anni diversi sopralluoghi negli edifici circostanti lo scalo ferroviario F. Filzi di Trento, pervenendo a giudicare non compatibile con le abitazioni civili la presenza di un deposito locomotive alimentate a gasolio. In particolare di quelle che necessitano di una lunga fase di preriscaldamento, con relativa emissione di fumi inquinanti”. Di lettere ne hanno scritte parecchie anche i cittadini di Lamezia Terme, prima di arrivare al processo. “Avevamo chiesto un tavolo di discussione per risolvere il problema. Trenitalia non ci ha mai risposto”, spiega il rappresentante dell’Acu nel Cncu, Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, e continua: “Non mi sorprenderebbe se il mantenimento da parte della compagnia ferroviaria di situazioni critiche come questa, in determinate zone fosse una deliberata forma di pressione con lo scopo di ottenere finanziamenti pubblici per completare l’elettrificazione della linea”. All’udienza del 20 febbraio è arrivata la svolta, con la decisione di Trenitalia di sperimentare nella città calabrese il gasolio bianco.

Scarti di macelleria Gli abitanti di S. Eufemia continuano, intanto, a tenere le finestre chiuse e sperano che in un modo o nell’altro i locomotori di Lamezia Terme smettano di “appestare” le loro case. Elettrificando la linea o magari - perché no? - facendo come in Svezia: un treno alimentato con gli scarti di macelleria. Collega quotidianamente le città di Linnkoeping e Vaestervik, distanti circa 80 chilometri, funziona perfettamente. È composto da un solo vagone - una ex automotrice Fiat i cui motori diesel sono stati sostituiti con due motori a biogas Volvo. Gli avanzi di una sola mucca sono sufficienti per percorrere 4 chilometri. È un caso unico al mondo e sembra quasi fantascienza. Ma, esasaperati come sono, i lametini di S. Eufemia potrebbero apprezzare l’originale soluzione.


Lorenzo Misuraca

:.: Città invisibili

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