Quando l’Italia scoprì il mondo

mercoledì 22 dicembre 2021, di Sergej

La scoperta del mondo / Luciana Castellina : nota introduttiva di Lucrezia Reichlin. - 3 ed. - Roma : Nottetempo, 2011. - 296 p., [4] : br. ; 20 cm. - (Cronache). - ISBN 978-88-7452-278-1.

Ci fu un momento in cui l’Italia scoprì il mondo. C’era stata una dittatura, un ventennio di ripiegamento - sociale, culturale, persino linguistico -, e una guerra disastrosa. I ragazzi poco meno che adolescenti si ritrovarono in un mondo in cui prima gli adulti spariscono (ricordo qui un altro libro autobiografico, quello di Margherita Hack, che ne parla), poi arriva come una ventata - con l’invasione degli Alleati e una guerra persa - la liberazione. Gli adolescenti divenuti in pochi mesi giovani scoprono che c’è tutto un mondo attorno all’Italia. Ed è fatto di pittura, arte, idee, possibilità di viaggiare, libri e riviste, speranza.

"Sono felice di vivere, di discutere, della natura, di scoprire le particolarità del mio animo e di quello degli altri, di vedere il mondo, di esprimere quello che provo, di dipingere. Sono felice di tutto. Il mondo è mio e lo voglio tutto" (p. 153)

In epoca a noi vicina possiamo immaginare gli adolescenti e i giovani vissuti nella crisi dei Paesi dell’Est, che ritrovano all’improvviso l’Occidente con la sua musica, i supermercati, l’abbondanza, la televisione commerciale.

Certo, subito dopo l’apertura avviene la consapevolezza che il nuovo mondo è un mondo complicato, con la bomba atomica e i rapporti di classe che esplodono. Si è costretti a diventare presto adulti, ma adulti che partecipano e lottano per una speranza collettiva, nella consapevolezza di non essere soli. Oggi che viviamo una diversa transizione, possiamo forse maggiormente capire le differenze: tra "quel tempo" (irripetibile) e il nostro.

Il libro autobiografico di Luciana Castellina è splendido, e ci proietta in quel mondo, tra il 1943 e il 1947, che è stato fondamentale per la protagonista, ma anche per una intera generazione.

"Se oggi mi si chiede qual è stata la ragione essenziale della mia scelta comunista, rispondo banalmente che vi ho visto il modo di non guardare più al mio ombelico, e nel PCI lo strumento per guardare al mondo, per non sentirmi inutile di fronte alle ingiustizie. A me, innanzitutto, il PCI ha evitato di restare stupida, come sarei stata se non fossi uscita dal mio ghetto di provenienza, se non avessi avuto la possibilità di condividere con i miei compagni ’diversi’ la passione più bella: quella di cercare di cambiare il mondo" (p. 263)

Luciana Castellina entrò nel PCI (il "partito") nel 1947, svolse la sua attività all’interno e dovunque il partito la mandasse; l’adesione al gruppo de Il Manifesto, l’espulsione dal partito, gli anni della militanza "fuori", il reintegro (con Natta) ma quando ormai tutta una fase era terminata e, come si dice, il treno della storia andava in tutt’altra parte.

La giovane Castellina da ragazza era carina. Noi che siamo vissuti una generazione dopo, la ricordiamo tenace, cocciuta, una spanna sopra gli altri; ma decisamente una signora un po’ bruttina e militante h24. Nella sua autobiografia scopriamo la ragazza, nel momento in cui si apre al mondo. L’humour della scrittura che coglie con tenerezza le ingenuità e il groviglio di falsi pensieri che una adolescente cresciuta nella chiusura della dittatura aveva accumulato nella propria testa. Scopriamo molte cose - impariamo molte cose da questo suo libro: soprattutto perché noi abbiamo presente "il quadro", come si dice. Ridiamo con lei, e ci emozioniamo. Percepiamo quella voglia di provare, di sapere, di conoscere - anche attraverso il proprio corpo - la realtà. La scoperta del mondo inizia con la pittura, nel momento in cui - una cosa per noi oggi inimmaginabile - con la liberazione e l’inizio della vita democratica, la prima cosa che i partiti fanno a Roma è organizzare mostre di pittura, a cominciare proprio con i giovani pittori già legati al PCI e alla resistenza (ma c’è anche la DC che organizza mostre...). E, subito dopo, i viaggi: Parigi, Praga, la Jugoslavia. Sono pagine che riescono a descrivere mirabilmente l’inizio di un percorso, di una ragazza che subito dopo diverrà adulta e militante.

Indimenticabili: la scritta sui muri di Roma, quando gli Alleati non riuscivano a superare la sacca di Anzio e la linea di Cassino: "Generale Alexander, abbiate pazienza, che fra qualche mese venimo a liberavve" (p. 104).

E le figure tratteggiate di Anna Maria Mussolini, che fu compagna di classe a elementari e medie della piccola Castellina. I vari rami della famiglia Castellina: ebrei e triestini, ma anche emigrati in America Latina, la storia di Guglielmo Oberdan che si intreccia a quella del nonno. Il mondo "borghese" proprio a cavallo del 1943...

"[...] Resta che la scelta compiuta mi ha dato occhi e orecchie, mi ha fatto conoscere il mio paese. Credo di aver fatto la cosa giusta. Non mi sono mai pentita; anzi, di quel partito, con tutti i suoi difetti, ho oggi una struggente nostalgia. Si dirà che si tratta della nostalgia di un tempo e non di un partito. Certo, anche. Ma quel tempo, senza quel partito, non sarebbe stato uguale" (p. 266).

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Copertina del libro di Luciana Castellina, La scoperta del mondo

Sinossi editoriale

Luciana Castellina fra i quattordici e i diciotto anni ha tenuto un diario che racconta la sua iniziazione politica: dal giorno in cui, il 25 luglio 1943, a Riccione, la partita di tennis con la sua compagna di scuola Anna Maria Mussolini viene interrotta perché la figlia del Duce deve scappare (suo padre è stato appena arrestato a Roma), a quando si iscrive al PCI. In mezzo, l’evoluzione di una ragazza dei Parioli, con gli occhi aperti sul mondo e sulla storia, i primi viaggi a Praga e nella Parigi del dopoguerra, i primi compagni, le domande, le ribellioni, le scoperte di uno spirito impaziente di prendere forma. Questo diario, rivisitato e arricchito, ha mantenuto tutta la sua freschezza e la forza della sua testimonianza su un pezzo di storia decisivo per la generazione postbellica. Una lettura appassionante e rivelatrice, a cui si accompagnano foto d’epoca inedite.


L’autore

Deputata nazionale per tre legislature e deputata europea, è stata eletta alle elezioni europee del 1979, riconfermata nel 1984, nel 1989 e nel 1994. È stata presidente della Commissione per la cultura, la gioventù, l’istruzione e i mezzi di informazione e della Commissione per le relazioni economiche esterne. Nel 1984 è stata vicepresidente del gruppo parlamentare dei deputati indipendenti. Il suo libro Cinquant’anni d’Europa - una lettura antiretorica (Utet) è uscito nel 2007, in occasione del cinquantenario della nascita dell’Unione Europea. Per ETS nel 2008 ha pubblicato Eurollywood. Il difficile ingresso della cultura nella costruzione dell’Europa. Sposata con il dirigente comunista Alfredo Reichlin, ha avuto due figli: Lucrezia e Pietro. Attualmente è membro del Consiglio Nazionale dell’Arci. Nel 2011 ha pubblicato La scoperta del mondo (Edizioni Nottetempo), ovvero il suo diario dai quattordici ai diciotto anni.


da L’Indice dei libri del mese, recensione di Gianpasquale Santomassimo

Non è un diario, e neppure un libro di memorie, ma un testo che felicemente mescola assieme brani di diario e ricordi che integrano la memoria senza sovrapporsi a essa. Subito il lettore si rende conto della novità: non siamo di fronte all’ennesimo ex dirigente del Pci che si fustiga in retrospettiva, né ci racconta cosa pensa oggi del lontano passato, ma che cerca invece di ricostruire fedelmente quel che allora pensava e sentiva: che è quello che ogni testimone onesto dovrebbe fare perché la sua memoria abbia un senso. Di famiglia borghese molto complicata nelle relazioni e nella geografia, tra Roma, Venezia e Trieste, Castellina scopre il mondo adulto a Riccione, il 25 luglio 1943, quando la partita di tennis con la figlia di Mussolini, sua compagna di scuola, viene improvvisamente interrotta dagli agenti e si diffonde la notizia delle dimissioni del duce. Da allora, a quattordici anni, Castellina registra con curiosità e innocenza tutto quello che accade intorno a lei e che sente avvenire nel mondo: la politica, la filosofia, la letteratura, e soprattutto l’arte, che è la sua prima grande passione. Il cammino verso il Partito comunista si rivela, in questa come in molte altre memorie, un percorso lontanissimo dall’ideologia e dal dottrinarismo, approdo lento ma quasi obbligato per seguire fino in fondo la tensione alla scoperta di tutto quello che di nuovo si agitava in una Italia imprevista e mai immaginata, in un mondo nuovo e inesplorato. Una personalità giovane che sbocciava, assieme alla giovinezza del mondo.

I viaggi in Europa ai congressi dell’Unione internazionale degli studenti, e da Praga, nel 1947, verso la Jugoslavia di Tito, con una variopinta compagnia di giovani di tutte le nazioni per costruire la "Ferrovia della Gioventù" da Šamac a Sarajevo, sono il preludio all’iscrizione vera e propria al Partito comunista e all’impegno nel partito romano, che la vedrà impegnata soprattutto nelle periferie e nelle borgate, molto lontana dal mondo in cui era vissuta, e lontana anche dall’immaginario costruito attorno a quel partito, allora e ancor più a posteriori.

"Infatti il partito del Nord a noi non piaceva, perché ci appariva rigido, musone, tutto operaio. Da noi c’era invece questa umanità variopinta e allegra, anche qui disciplinata, ma in un modo che dava spazio alla stravaganza". Verso quel partito, da cui pure venne radiata, conserva un atteggiamento di gratitudine: "A me, innanzitutto, il Pci ha evitato di restare stupida, come sarei stata se non fossi uscita dal mio ghetto di provenienza, se non avessi avuto la possibilità di condividere con i miei compagni ’diversi’ la passione più bella: quella di cercare di cambiare il mondo". Diario e ricordi si arrestano alla soglia degli anni cinquanta, al termine di un percorso iniziale ormai compiuto, e sempre vissuto con l’atteggiamento descritto in un appunto del 15 aprile 1946: "Sono felice di vivere, di discutere, della natura, di scoprire le particolarità del mio animo e di quello degli altri, di vedere il mondo, di esprimere quello che provo, di dipingere. Sono felice di tutto. Il mondo è mio e lo voglio tutto".



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