Milano a cavallo tra Covid ed elezioni

venerdì 1 ottobre 2021, di Silvia Zambrini

Cultura, salute e rumore sempre più interconnessi, a Milano come altrove: nell’attuale contesto urbano il disagio acustico non crea distinzione tra metropoli e paese...

Cultura, salute e rumore sempre più interconnessi, a Milano come altrove: nell’attuale contesto urbano il disagio acustico non crea distinzione tra metropoli e paese, piuttosto tra i diversi modi di trattare la cultura e, di conseguenza, la salute.

Come molte altre città che hanno avuto un passato industriale e, in parte ne hanno mantenuto i ritmi, traffico in scorrimento e cantieri edili a Milano non costituiscono la principale fonte di disagio acustico. Il rumore è quello di determinati assembramenti, soprattutto notturni, con gli impatti uditivi di veicoli in fase di manovra, schiamazzi, allarmi antifurto e autoradio a finestrini aperti. L’ambiente acusticamente malato è quello di queste situazioni fuori controllo ma anche del sonoro diffuso attraverso sistemi connaturati alla struttura stessa (come anche può essere l’ospedale) senza che nessuno possa spegnere o abbassare il volume, e dei tanti luoghi di condivisione dal Bar al ristorante, alla sala d’aspetto di un ufficio (o studio medico) in cui subiamo un intrattenimento sonoro passivo, attraverso un ascolto non richiesto, spesso ad alto volume, che nell’attuale paesaggio sonoro ha reso simili metropoli e paese perché il nuovo rumore urbano è quello della socializzazione (consumo di beni, attività del dopo lavoro e tempo libero) : un rumore di suoni che provengono prevalentemente da canali radiofonici e televisivi, che comporta l’aumento di cardiopatie ischemiche e ipertensione a livelli compresi fra 65 e 70 decibel ossia il volume medio in molti fast food e ristoranti: per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di rispettare le soglie di esposizione di 65 decibel durante il giorno e 55 nel corso della notte. Ma oltre a queste patologie bisogna considerare i danni da sordità fisica e mentale come la distrazione in strada, a scuola, sul lavoro, con tanto di effetti retroattivi: l’ipoacusia da sovraesposizione al suono si accumula nel corso del tempo. La persona che si è intrattenuta a lungo con musica ad alto volume rimane a lungo confusa e non reattiva nei confronti dei rumori e stimoli sonori reali, magari mentre sta guidando. Colui che di notte ha dormito male per via della movida sotto casa ne subirà le conseguenze il giorno dopo al lavoro, nei rapporti coi famigliari ecc.

Così come si è abolito il fumo passivo nei pubblici spazi (senza crearne di appositi) si può eliminare o limitare l’intrattenimento sonoro dove superfluo (il ristorante rispetto alla discoteca) o dove abusivo (movida o rave party improvvisati rispetto all’evento musicale autorizzato). E un primo passo per uscire da questo stato di costrizione è dare al cittadino la possibilità di distinguere con anticipo l’ambiente esente da colonne sonore assordanti sostenendo iniziative quali www.fana.one così come anni fa iniziavano a distinguersi le aree per non fumatori e in tanti, al di là del rischio tumore, si accorgevano dei benefici di un ambiente non impregnato dalla nicotina. L’esperienza del Covid ha evidenziato il desiderio di partecipazione ad eventi e incontri dal vivo, coi gruppi che si ritrovano nei parchi per fare attività di lettura o altre cose, oppure presso i Caffè dove sia possibile parlare con un altro senza rumore di fondo: come se la gente, in assenza di luoghi rumorosi durante i lock down, e con le mascherine che imponevano di farsi capire senza l’interferenza di suoni aggiunti, si fosse accorta che è meglio stare in ambienti non assordanti.

A un incontro svoltosi recentemente al palazzo delle Stelline a Milano con Alberto Veronesi e Lisa Noja, entrambi candidati per il Comune con il gruppo Riformisti a sostegno di Giuseppe Sala Sindaco, il tema era “Emergenza cultura” in una città in cui orchestre e teatri continuano a ridursi e, specie nelle periferie, l’unica alternativa all’isolamento rimane la movida: ed è in una realtà come questa che occorre con urgenza valorizzare i quartieri ognuno coi propri spazi per la cultura, dove i talenti costretti all’inattività possano emergere, dove l’organizzazione di eventi non tralasci quegli aspetti non fondamentali a livello logistico ma ugualmente importanti come permettere ai cittadini diversamente abili di stare seduti vicino ai propri amici durante il concerto: una cosa che al momento purtroppo non avviene e ciò è triste soprattutto per i più giovani. Dalla cultura quale modello di partecipazione e arricchimento, che permette di emanciparsi da forme di sopraffazione come l’intrattenimento sonoro indotto, dipende la salute poiché il sovraccarico sonoro grava sull’organismo attraverso sintomi gravi. Proteggere Milano, come ormai qualsiasi altro agglomerato urbano, significa non sottovalutare oltre quelle patologie ambientali di cui i cittadini stanno sempre più sentendo il peso, spesso senza rendersi conto della vera origine di tale malessere perché, nell’immaginario collettivo, l’ascolto musicale passivo viene considerato al pari di quello che si sceglie e si seleziona, ovvero come sorta di “cultura” offerta con generosità. E questo non è più accettabile: nei confronti della salute e della cultura stessa.


Questo articolo è pubblicato anche da Fana.one



Silvia Zambrini

:.: Città invisibili

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