Separare il grano dal loglio

lunedì 12 ottobre 2020, di Sergej


Il Dott. Martin Kulldorff, professore di medicina all’Università di Harvard, Sunetra Gupta, professore all’Università di Oxford, Jay Bhattacharya, professore alla Stanford University Medical School - tutti epidemiologi, hanno lanciato un loro “manifesto” [1] in cui invitano a differenziare le misure anti-virus: da una parte la popolazione attiva, dall’altra malati e anziani. I primi esclusi dal lockdown ed esposti in modo da creare la famosa “immunità di gregge; i secondi invece sottoposti alla protezione del lockdown. Nonostante le difficoltà logistiche e di costo, quando si tratta di differenziare le misure per una massa di popolazione - differenziazione su cui saremmo favorevoli perché si tratta di accettare e affrontare la complessità delle realtà sociali, e dunque finalmente avere un approccio più maturo rispetto alla semplice “risposta militare” e apparentemente meno costoso dell’approccio novecentesco, massivo - la proposta dei tre esimi epidemiologi potrebbe creare più problemi di quanto ne possa risolvere. La tendenza della nostra società è quella di ghettizzare e trovare sempre più fastidio proprio nei confronti dei due cluster sociali individuati: malati e anziani. Sentiti come un peso per la produzione, sono già oggetto di una progressiva “caccia al pezzente”. La proposta dei tre esimi non farebbe che amplificare e intensificare tale tendenza. Tendenzialmente con la creazione di due popolazioni: una fatta di “sani” che per selezione naturale della specie diventa “autoimmune” alla malattia (pazienza per le perdite); l’altra che dovrebbe essere “vita natural durante” (e con quali costi? per quanto tempo? per quale santo?) protetta - separata dal resto della popolazione. Quando invece proprio il fatto che si è tutti parte di una comune umanità l’idea è quella di affrontare tutti assieme le cose, per avere tutti le stesse opportunità e la partecipazione comunitaria al sentimento comune di appartenenza - ciò che permette a un figlio o a un nipote di non vedere come un peso l’anziano ma anzi poter ricreare con esso la comunione delle generazioni che si incontrano e comunicano.

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loglio - lolium temulentum L

In Italia il discorso dei tre epidemiologi potrebbe essere tradotto in questa maniera: dato che il Nord è quello produttivo, lasciamo il Nord fuori dal lockdown, e mettiamo invece il Sud a bagnomaria, isolato - magari vi deportiamo anche un po’ di anziani e malati provenienti dal Nord contando sul fatto che “tanto” il Sud è sempre più accogliente del Nord. Insomma, proteggiamo il Sud e lasciamo il Nord al suo destino radioso di eden di Confindustria e dell’impresa manifatturiera esportatrice. Sappiamo del resto che nel Sud ospedali e strutture sono meno capaci di rispondere all’emergenza sanitaria (ma chissà per quale motivo, dopo 160 anni di storia unitaria…) e poi, si sa, il Sud è pieno di parassiti e di gente che non ha voglia di lavorare (chi non emigra è colpevole di non voler dare il suo contributo alla marcia trionfale della produzione del Nord)…

Si potrebbe diffidare di chiunque vuole rompere le comunità e l’unità umana e erigere steccati. Ma per un altro punto di vista potrebbe essere l’occasione per procedere alla salutare separazione del Sud dal Nord malefico, magari in vista di una gloriosa unificazione con l’Impero ottomano di Erdogan in via di ricostituzione nel Mediterraneo.

In verità, attraverso la crisi (in questo caso, il covid-19, ma ieri è stata la “crisi economica”, la “guerra” ecc_) le diverse classi e i diversi interessi che si scontrano nei luoghi - casa per casa, quartiere per quartiere, territorio per territorio - ripropongono le loro soluzioni: “ce stanno a provà”, come si dice [2]. E naturalmente a essere avvantaggiate sono sempre le classi più ricche e dinamiche, dominanti. Per tutti gli altri, non resta che aspettare “ca ha da passà a nuttata”, minimizzare le sofferenze, trovare il modo di sopravvivere. Per chi sta male, è costretto in ospizio, non potrà mai avere un lavoro - non ci sono in ogni caso prospettive positive.

“Quasi 5 milioni in povertà estrema, circa 9 milioni in povertà relativa, 14 milioni gli inattivi [3] che hanno rinunciato a cercare lavoro né si dedicano alla formazione, 2 milioni di disoccupati; il 12% di chi lavora è sulla soglia della povertà [4] a causa di salari troppo bassi, 4,3 milioni di lavoratori part-time [5] di cui 2 su 3 non per scelta ma perché costretti” [6]


Documento: Dichiarazione di Great Barrington

In qualità di epidemiologi delle malattie infettive e di scienziati della salute pubblica, siamo molto preoccupati per gli effetti dannosi sulla salute fisica e mentale causati dalle politiche adottate dai Governi in materia di COVID-19, e raccomandiamo un approccio che chiamiamo “Protezione Focalizzata” (Focused Protection).

Provenendo da diverse parti del mondo e sia da destra che da sinistra del panorama politico, come epidemiologi abbiamo dedicato la nostra carriera alla protezione delle persone. Le attuali politiche di blocco stanno producendo effetti devastanti sulla salute pubblica, a breve e lungo periodo. I risultati (solo per citarne alcuni) includono tassi di vaccinazione infantile più bassi, peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari, meno screening per il cancro e deterioramento della salute mentale – con la conseguenza che questo porterà negli anni a venire a un aumento della mortalità, con la classe operaia e i membri più giovani della società che ne soffriranno il peso maggiore. Tenere gli studenti fuori dalle scuole è una grave ingiustizia. Mantenere queste misure fino a quando non sarà disponibile un vaccino causerà danni irreparabili con conseguenze sproporzionate per i meno fortunati.

Con il passare del tempo, la nostra comprensione del virus sta crescendo. Sappiamo che l’incidenza della mortalità da COVID-19 è più di mille volte superiore negli anziani e nei malati rispetto ai giovani. Infatti, per i bambini, COVID-19 è meno pericoloso di molte altre patologie, tra cui l’influenza.

Con l’aumento dell’immunità nella popolazione il rischio di infezione per tutti, compresi i più vulnerabili, diminuisce. Sappiamo che tutte le popolazioni alla fine raggiungeranno l’immunità di gregge – cioè il punto in cui il tasso di nuove infezioni diventerà stabile – e che questa immunità può essere aiutata (ma non dipende) da un vaccino. Il nostro obiettivo dovrebbe quindi essere quello di ridurre al minimo la mortalità e i danni sociali fino a raggiungere l’immunità di gregge.

L’approccio più umano, che bilancia i rischi e i benefici nel raggiungimento dell’immunità di gregge, è quello di permettere a coloro che sono a minimo rischio di morte di vivere normalmente la loro vita per costruire l’immunità al virus attraverso l’infezione naturale, proteggendo al meglio coloro che sono a più alto rischio. Noi chiamiamo questa strategia “Protezione Focalizzata”.

L’adozione di misure per proteggere le persone vulnerabili dovrebbe essere l’obiettivo centrale delle risposte di salute pubblica a COVID-19. A titolo di esempio, le case di cura dovrebbero utilizzare personale con immunità acquisita ed eseguire frequenti test PCR su il resto del personale e su tutti i visitatori. La rotazione del personale dovrebbe essere ridotta al minimo. I pensionati che vivono in casa dovrebbero farsi consegnare a domicilio generi alimentari e altri beni di prima necessità. Quando possibile, dovrebbero incontrare i familiari all’esterno piuttosto che all’interno. Un elenco completo e dettagliato di misure, compresi gli approcci alle famiglie multigenerazionali, può essere implementato ed è alla portata e delle capacità di tutti i professionisti della sanità pubblica.

A coloro che non sono vulnerabili dovrebbe essere immediatamente consentito di riprendere la vita normale. Semplici misure igieniche, come il lavaggio delle mani e la permanenza a casa quando si è malati, dovrebbero essere praticate da tutti per abbassare la soglia di immunità di gregge. Le scuole e le università dovrebbero essere aperte all’insegnamento in presenza. Le attività extrascolastiche, come lo sport, dovrebbero essere riprese. I giovani adulti a basso rischio dovrebbero lavorare normalmente, piuttosto che da casa. Dovrebbero essere aperti i ristoranti e le altre attività commerciali. Arte, musica, sport e tutte le attività culturali dovrebbero riprendere normalmente. Le persone più a rischio possono partecipare se lo desiderano, mentre la società nel suo insieme gode della protezione conferita ai più vulnerabili da coloro che hanno costruito l’immunità di gregge.

Questa dichiarazione è stata redatta e firmata a Great Barrington, negli Stati Uniti d’America il 4 ottobre 2020, da parte di:

Dott. Martin Kulldorff, professore di medicina all’Università di Harvard, biostatistico ed epidemiologo con esperienza nell’individuazione e nel monitoraggio delle epidemie di malattie infettive e nella valutazione della sicurezza dei vaccini.

Dott. Sunetra Gupta, professore all’Università di Oxford, epidemiologo con esperienza in immunologia, sviluppo di vaccini e modellazione matematica delle malattie infettive.

Dott. Jay Bhattacharya, professore alla Stanford University Medical School, medico, epidemiologo, economista sanitario ed esperto di politica sanitaria pubblica, con particolare attenzione alle malattie infettive e alle popolazioni vulnerabili.

Fonte: Pressenza


Note

[1] Leggi: Pressenza.

[2] Non ultimo: Il Fatto.

[3] Leggi: ISTAT.

[4] Leggi: Infodata, Sole 24 ore.

[5] Leggi: Il Messaggero.

[6] Leggi: SinistraInRete.


Sergej

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