La rimpatriata dei compagni di scuola tristi

mercoledì 11 marzo 2020, di Sergej

Siamo tutti compagni di scuola : intervista a Carlo Verdone / a cura di Gianluca Cherubini ; prefazione di Fabio Traversa ; introduzione di Andrea Scanzi. - Roma : Bibliotheka edizioni, 2019. - 94 p. : br. - ISBN 978-88-6934-592-0.

L’agevole libro di Gianluca Cherubini, edito da Bibliotheka nel 2019, “Siamo tutti compagni di scuola : intervista a Carlo Verdone” è un’ottima introduzione alla ri-visione del film di Carlo Verdone, “Compagni di scuola”. Con scrittura piana e con ottimo dosaggio tra aneddoti e rievocazione della lavorazione del film riesce a cogliere tutti i punti fondamentali di un film che, uscito nel 1988 - un anno prima del crollo del Muro di Berlino e dell’improvvisa accelerazione che la Storia europea ha conosciuto - riflette il clima degli anni Ottanta del secolo scorso. Un periodo che l’Italia ha attraversato barcamenandosi dopo il clima esasperato, di pre-guerra civile, vissuto negli anni Settanta. È il periodo del ritorno al privato, il “riflusso”, lo smantellamento dell’impegno politico di massa. Giustamente Cherubini, oltre a “Il grande freddo” (The big child, 1983) di Lawrence Kasdan, individua quale antecedente del film di Verdone “La rimpatriata” di Damiano Damiano (1963) con Walter Chiari protagonista. Verdone giunse alla sua sceneggiatura in maniera indipendente dal film di Damiani/Chiari e nel corso della lavorazione non volle vederlo per non farsene influenzare.

Verdone__biblio250px Entrambi i film, quello di Verdone e quello di Damiani, sono film di “faglia”, film che giungono al limite di un’epoca. Il film di Damiani ha alle spalle il realismo dei film della commedia italiana uscita dalla guerra. Ma si trova al limitare di un’altra epoca, quella del boom economico e del consumismo, e la cosa si sente: vi è qualcosa di esacerbato, una risata dissonante in questo film. La consapevolezza che i nuovi tempi non daranno più spazio ai “bravi ragazzi” dell’epoca precedente, i Cesarino (il personaggio interpretato da Walter Chiari) sono destinati a essere travolti, tragicamente. Un film che giunge al limite dell’umano e lo travolge.

“Compagni di scuola” è anch’esso un film-limite, un film di faglia. La realtà dell’oggi è irriconoscibile, ciò che siamo diventati è un mutamento genetico rispetto all’ieri, al mondo dell’adolescenza quando tutto è ancora possibile. Quasi il continuo su pellicola di una canzone come “Compagni di scuola” di Venditti (1975, nell’album “Lilly”): “compagni di scuola, compagni di niente”. Ma mentre Venditti ha ancora una scintilla politica, alla fine degli anni Ottanta si è tutti ricacciati nello sfilacciamento del privato. Film corale, quello di Verdone, che supera l’autoreferenzialità e il monotematico dei film precedenti, diventa film cult e film generazionale - e consente ai caratteristi presenti di vivere un loro irripetibile “stato di grazia” spesso non superato nelle loro successive interpretazioni con altri registi e in altri film. Verdone fotografa un momento della realtà italiana, non attraverso filosofie politiche né retoriche intellettualistiche ma attraverso i “personaggi”, la tipicità delle maschere legate a quel momento storico ma nello stesso tempo stereotipi di personaggi che infestano il vivere delle successive epoche della storia italica. Quando andiamo a vedere un film come “La grande bellezza” (Sorrentino, 2013), ritroviamo le maschere - dirompenti nella loro tragicità e nella loro violenza sociale - del film di Verdone.


Sinossi

In un’intervista ricca di aneddoti e curiosità, Carlo Verdone svela i retroscena del film che ha segnato gli anni ’80 del nostro cinema.

Una villa sull’Appia Antica, una rimpatriata organizzata dalla bella di classe, un gruppo di quarantenni che si ritrova nello spazio di una serata a rivivere sentimenti, emozioni e rancori nati lontano, persi in un passato che rimanda ai banchi liceali.

Compagni di scuola è l’emblema della summa poetica di Carlo Verdone, il film che rispecchia al meglio la malinconia velata di rimpianto, l’umorismo crepuscolare, la risata liberatoria bagnata dalle lacrime di un autore che con quest’opera abbandonò il fregolismo degli esordi, per approdare verso i lidi della maturità artistica.

Attraverso le parole di chi calcò il set di questo formidabile grande freddo all’italiana, il lettore potrà entrare nel cuore di tutti quei personaggi che, nello spazio della durata filmica, sono diventati anche i suoi compagni di scuola.


L’autore

Gianluca Cherubini nasce a Roma nel 1987, è un giornalista pubblicista dal 2013. Attualmente lavora in radio e tv. Per sette stagioni ha collaborato con il quotidiano Il Tempo, in precedenza è passato anche attraverso il Corriere dello Sport. Da sempre grande appassionato dei film di Carlo Verdone e, in generale, delle pellicole italiane anni 70, 80 e 90.



Sergej

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