Quisquilie&Pinzellacchere. Nr. 74. La stampa, i titoli, le slavine assassine e le montagne killer. Se fossero successe al Sud?

martedì 31 dicembre 2019, di Franco Novembrini


In questo fine anno è notevole il numero dei morti sui monti e le stazioni sciistiche dell’alta Italia. Una strage che, dato il numero crescente di turisti che in questo periodo vanno per montagne, sia destinato a salire con gli anni.

La cosa che mi ha disturbato parecchio sono i servizi di tv e giornali, molti dei quali, con articoli strappalacrime e titoli sensazionalistici, tendono a colpevolizzare più che i cambiamenti climatici, le montagne e la neve definendole ’’assassine’’ e ’’killer’’, dimenticandosi che dietro l’invasione di questi luoghi con ogni mezzo e in qualunque modo si facilitano slavine, frane ed incidenti con piste artificiali che disboscano anche dove non dovrebbero, ci sono corposi interessi di milioni di euro e pubblicità che ne esagerano le capacità di accoglienza e dei giornalisti che usando titoli ad effetto, coprono spesso magagne ed egoismi.

Pochi ricordano, se non per sommi capi, la tragedia di Rigopiano in Abruzzo. Eppure in quei giorni, due anni fa, molti volevano la forca per i colpevoli di incuria, egoismo e cattiva organizzazione e già sommessamente si parla di prescrizione per i colpevoli dei vari reati. Parliamoci chiaro.

LA STAMPA E I TITOLI - La stampa e le tv dovrebbero usare toni e titoli meno ad effetto e che facessero capire che quelli che usano le montagne per le loro bravate e portano magari la famiglia in luoghi pericolosi, mettendo oltretutto a rischio la vita di generosi soccorritori, che non lo possono fare e potrebbero essere sanzionati come, per esempio, chi guida in modo incosciente un’auto e magari senza patente. Una parte di colpa potrebbero averla anche gli organizzatori di tali gite.

SLAVINE ASSASSINE E MONTAGNE KILLER - I giornalisti dovrebbero usare estrema cautela nell’usare termini che incolpano, alla prima occhiata superficiale e non al terzo grado di giudizio, la neve, la pioggia, le frane e le slavine. sarebbe consigliabile andare a studiare il perché di tali luttuosi eventi che magari sono colpa di speculazioni edilizie, di cattiva manutenzione e di abusi sul territorio. Certo così facendo i loro giornali potrebbero perdere un po’ di pubblicità e loro magari qualche soggiorno gratis nelle stazioni sciistiche ma farebbero opera meritoria e forse ci sarebbe qualche morto in meno.

E SE FOSSERO SUCCESSE AL SUD? - Se una serie di disgrazie di questa portata fossero successe al Sud, credete che la titolazione e il contenuto dei servizi sarebbe stato lo stesso? Io ne dubito. Secondo me sarebbe stato usato un altro metodo di valutazione dei fatti. Molti giornali ’’nordisti’’ avrebbero messo in luce la poca esperienza e professionalità degli operatori turistici e sarebbero emerse magagne e sospetti su tutto.

A proposito di cose da memorizzare del vecchio anno vorrei ricordare anche le acque alte di Venezia. Venezia? Sì Venezia, quella dove fino a questa estate si parlava solo di meganavi il Laguna e gli incidenti delle medesime erano trattati con il massimo riserbo. Poi venne la questione Mose.

Questa vi giuro che è vera: stamani 31 dicembre, nel dare notizia del crollo nella galleria della A26, la giornalista di una note rete tv ha detto che l’autostrada era chiusa a causa della caduta di ’’alcuni calcinacci’’ in galleria. Il servizio aveva dietro di se le immagini di una autostrada nella quale il traffico scorreva regolarmente e solo verso la fine ha fatto vedere la foto dei ’’calcinacci’’ che, ad occhio, erano pesanti alcuni quintali e che, fortunatamente, non hanno fatto vittime. Non un accenno alla famiglia Benetton che gestisce con le sue società buona parte delle autostrade italiane. Lo avranno fatto per non impensierirli ancora o magari perché sono ottimi distributori di pubblicità. Mah!



Franco Novembrini

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