Goodnight and Good Luck / di George Clooney

domenica 18 settembre 2005, di Sergej

Quando gli USA persero l’innocenza. Un film di George Clooney, bianco e nero coraggioso, privo di fronzoli. Un documentario su anni che sembrano non dissimili dai nostri.

George Clooney mette in scena le battaglia contro McCarthy di un achorman statunitente. Il periodo, quella della caccia alle streghe. Il clima di intimidazioni e di persecuzione non solo politica, ma sociale, quotidiana, in cui si viveva “allora”. Un bianco & nero molto bello, asciutto, senza fronzoli. Il tema delle libertà civili e individuali di fronte alle campagne politiche montate dalla destra. Allora gli Stati Uniti seppero reagire, anche se una intera generazione di giornalisti, scrittori, sceneggiatori ne restò per sempre segnata. Molti persero comunque il posto, diversi i suicidi. Ad Hollywood capo degli artisti "anticomunisti" era Ronald Reagan che iniziò allora il suo percorso politico. Si denunciavano i propri amici, i propri colleghi, tutto era ammesso in nome dell’ "anticomunismo". Gli Stati Uniti persero allora la propria innocenza.

Clooney con molto coraggio mette in scena tutto questo, per parlare e ricordare oggi, che un’altra grande montatura politica - quella contro i “terroristi” islamici è in atto e sono state operate serie restrizioni alle libertà (con il Patrit Act di Bush II) - sta devastando la vita democratica e quotidiana occidentale.

Sarebbe interessante capire quanto, di un film come questo, riescono a cogliere oggi i giovani, telefoninizzati, allegri italiani. A capire come, il tema della libertà di espressione, è basilare. Da vedere assieme al docufilm di Sabina Guzzanti (Viva Zapatero!), da leggere assieme alle notizie che vedono in questi mesi i giornalisti italiani vittime di censura e licenziamento (si veda il caso di Marco Benanti a Catania, e di De Bortoli al Corriere della Sera).


Goodnight and Good Luck / con David Strathairn, George Clooney, Jeff Daniels, Robert Downey Jr, Patricia Clarkson. - USA 2005.

Sinossi

Stati Uniti, 1953. Edward R. Murrow (David Strathairn) conduce alla CBS il popolare programma giornalistico See it now e il talk show Person to Person. Al suo fianco una redazione di astri nascenti del giornalismo americano e il produttore Fred Friendly (George Clooney) a caccia di storie da raccontare. Tra queste, la vicenda di un pilota della marina, Milo Radulovich, radiato senza processo perché sospettato di attività antiamericane. Murrow crede che il senatore del Wisconsin Joseph McCarthy (da cui “maccartismo”), sia responsabile del licenziamento del pilota. Decide di condurre un’inchiesta che manderà in onda attirandosi l’accusa di essere comunista. Ma l’intrepida redazione della CBS decide di proseguire ugualmente.

Star di Hollywood di prima grandezza, Clooney è socio della Section Eight di Steven Soderbergh e uno dei produttori più attivi di Hollywood, con all’attivo film come Ocean’s Eleven (2001) e Oceann’s Twelve (2004) di Soderbergh, Insomnia (2002) di Christopher Nolan e Lontano dal Paradiso (Far from Heaven, 2002) di Todd Haynes. Goodnight and Good Luck è il suo secondo lungometraggio da regista, dopo Confessioni di una mente pericolosa (Confessions of a Dangerous Mind, 2002), storia della doppia vita di Chuck Barris, ideatore e presentatore negli anni ’70 di format di successo per la TV americana e agente segreto della CIA. Tra le migliori prove d’attore di Clooney, che ha ottenuto la fama nei panni del dottor Ross nella serie ER (dal 1994), ricordiamo l’Everett di Fratello dove sei? (O Brother, Where Art Thou?, 2000) di Joel Coen, parabola burlesca sull’America delle origini, e il colonnello Charles Bosche de La sottile linea rossa (The Thin Red Line, 1998), capolavoro di Terrence Malick.


Good night, and good luck

da: [FilmUp-http://filmup.leonardo.it/goodnightandgoodluck.htm]

Presentata come primo film in Concorso alla 62ª Mostra del Cinema di Venezia, la seconda pellicola diretta da George Clooney, "Good Night, and Good Luck", ha raccolto subito i consensi della maggior parte dei giornalisti presenti alla proiezione. Il film, voluto da George Clooney in ricordo del padre, (conduttore di notiziari per 30 anni), è girato in bianco e nero per essere fedeli al dovere di cronaca, dato che la sceneggiatura racconta della lotta contro la censura e per il diritto all’informazione combattuta dal giornalista televisivo americano Ed Murrow, è ricca di spezzoni tratti dal programma trasmesso agli inizi degli anni ’50 dalla CBS, e presentato dallo stesso Murrow. "Person to Person", è una sorta di "Il Fatto" di Enzo Biagi, dove il giornalista commenta i fatti di cronaca e denuncia i soprusi commessi in un america col terrore dell’invasione comunista. La caratterizzazione dei personaggi è ottima, e in sala, sembra proprio di essere partecipi delle riunioni di redazione che nel film fanno da collante agli spezzoni d’epoca. Il bianco e nero da il senso del documentario, ma il ritmo è veloce, i dialoghi sempre attivi e le argomentazioni fin troppo attuali, e questo da quel tocco in più al film elevandolo da mera cronaca a pellicola cinematografica.

Il bel George Clooney, che per la seconda volta si dedica alla regia, prediligendo sceneggiature originali e fuori dalla norma, colpisce per la sua interpretazione, come sempre, ma stupisce per la regia e la sicurezza con cui dirige la macchina da presa. E, per il piacere di tutte le sue fan, quel suo caratteristico sorrisetto ammaliante si conserva nonostante l’aria attempata del personaggio che interpreta. Il resto del cast non è da meno, e David Strathairn riesce bene nei panni di Murrow, rendendo perfettamente la determinazione e l’onestà del giornalista fedele all’informazione e alla TV di qualità. Nonostante la pellicola sia girata tra il ’53 e il ’54, spaventa l’attualità che riesce a descrivere più di mezzo secolo dopo: l’invasione della TV di intrattenimento a discapito dell’informazione, e l’ombra sempre presente dello sponsor a supervisionare tutti i programmi.

La frase: "Faremo il servizio proprio perché il terrore è in questa stanza"

Monica Cabras


George Clooney regista politico: ’’Incarcerare i giornalisti per il loro lavoro è sempre un errore’’

da: Kataweb

intervista di ARIANNA FINOS

Giacca celeste e polo nera, George Clooney si presenta puntuale all’incontro con la stampa accompagnato da David Strathairn protagonista del suo ’Good Night and Good Luck’ sul giornalista televisivo Ed Murrow che negli anni Cinquanta sfidò il senatore McCarthy e i suoi metodi di caccia alle streghe comuniste.

Signor Clooney, cosa pensa dell’incarcerazione della giornalista Judith Miller per non aver rivelato la sua fonte? Ci sono state poche proteste dall’Europa...

Io non sono giornalista. Sono figlio di un giornalista. La mia risposta potrebbe essere presa male o capita male, ma posso dirvi quel che penso: per me incarcerare giornalisti per motivi attinenti alla professione, in un paese come il nostro, è un errore.

Pensa che l’informazione sia cambiata dopo l’undici settembre?

L’informazione è a rischio non solo dall’undici settembre. Mio padre alla fine ha smesso questo lavoro perché si trattava sempre più di spettacolo e sempre meno di dare notizie. Bisogna sempre sapere qual è il prezzo che si paga per dare informazioni. Ma il pericolo c’è perché la maggior parte delle persone ottiene informazioni dalla televisione, noi americani siamo ciclici, facciamo cose stupide, utilizziamo la paura per limitare le libertà civili. Ma ci riprenderemo, l’abbiamo già fatto, lo faremo e alla fine vinceremo.

Lei ha fatto film-spettacolo. Questo è un altro tipo di film, che creerà un dibattito pubblico. E’ più soddisfacente?

E’ sempre bello fare un film, io non sono uno snob, mi piacciono i film spettacolari, tipo Ocean’s eleven, sono divertenti. Ma film come questo, come Three kings creano un dibattito, è divertente, suscitano commenti ed è bello fare parte di questo. Specialmente ora che la legge sul patriottismo farà un secondo passaggio in parlamento. E’ bello il dibattito sulle libertà civili se è giusto toglierle o no. Ma questo film non è un pretesto per attaccare l’attuale amministrazione, è riferito a un fatto del passato: sono un fan di Murrow, se c’è un riferimento all’oggi ne sono felice, ma il mio obiettivo era suscitare un dibattito più generale.

A chi si è ispirato come regista?

Io imparo da qualsiasi regista con cui lavoro da sempre, stavolta ho rubato molto ai colleghi documentaristi, perché parlavo di una inchiesta giornalistica e lo stile del documentario era il più fedele.

Lei sembra affascinato dal passato, dagli anni sessanta, oggetto di entrambi i suoi film da regista.

E’ perché ho passato i quarant’anni e quello era un bellissimo periodo per me.

Perché avete usato il vero senatore McCarthy?

Oggi in molti cercano di riabilitarlo e farlo passare per un bravo ragazzo, allora abbiamo scelto di utilizzare le sue stesse frasi e la sua faccia, come aveva fatto Murrow. In fondo pensiamo che abbia fatto un bel lavoro nel recitare se stesso e che potrebbe vincere un premio come migliore attore non protagonista.

01-09-2005


Good Night, and Good Luck

Di Fabrizio Del Dondo, per CInematografo.it

Giornalismo e politica nell’ottima opera seconda firmata George Clooney. Bravo David Strathairn

Sono passati più di trenta anni da quando Sydney Pollack portò sugli schermi la storia dei due cronisti del Washington Post che con i loro articoli fecero cadere il presidente Nixon. A rinverdire i fasti del giornalismo d’inchiesta e di denuncia ci pensa ora George Clooney, non a caso figlio di un anchorman televisivo, che con Good Night, and Good Luck rende omaggio a una tradizione che in America ha radici profonde alimentate dall’amore per la verità. La storia è quella, vera, di Edward R. Murrow, straordinariamente interpretato da David Strathairn, popolare conduttore della CBS che smascherò i metodi profondamente anticostituzionali con i quali il senatore McCarthy conduceva gli interrogatori dei tanti che, semplici impiegati o brillanti intellettuali, per tutti gli anni Cinquanta furono accusati di propaganda comunista e attività antiamericane. Intorno a Murrow la vulcanica redazione della CBS che si muove unita avendo un unico comune obiettivo: raccontare i fatti così come si sono svolti. Un mondo che, come lo stesso Murrow profetizza pochi anni dopo la terribile stagione del maccartismo nel discorso pronunciato in occasione di un premio alla carriera, rischia di imbavagliarsi da solo, vittima di insensate autocensure causate dall’ asservimenti a sponsor milionari o peggio ancora delle richieste spudorate e dirette da parte di chi detiene il potere. Che Clooney parli di ieri per denunciare l’oggi? Che alluda ai cronisti embedded che seguono l’amministrazione Bush? La risposta è sin troppo ovvia. Meno ovvio che per farlo abbia scelto di percorre una via niente affatto scontata dal punto di vista dello stile. Il linguaggio è rigoroso, la macchina da presa spesso a un centimetro dai corpi a catturarne gli impercettibili movimenti rivelatori di tensioni e emozioni, la direzione degli attori curata come raramente accade di vedere. Ma quello che più sorprende è una sceneggiatura che inchioda, ricca di battute divertenti e di altre che invitano a pensare, corollario perfetto a una storia che già di per sé non può che far riflettere. Con Good Night, and Good Luck la star hollywoodiana si è finalmente liberata dell’estetica stile Soderbergh di Una mente pericolosa per costruire un film fortemente personale, vero e proprio atto d’amore verso un mestiere amato ed esaltato nella sua forma più pura, onesta, intransigente. Una lezione di umiltà per tutti: i giornalisti che speriamo comincino a chiedersi come onorare una professione la cui credibilità mai era caduta tanto in basso come in questi anni, i critici supponenti che già si aspettavano il solito giochino del divo con il vezzo della regia, gli attori che dalle nostre parti saltano con troppo facilità dietro la macchina da presa.


Goodnight and good luck

da: Cinematografo.it

Dalle note di regia: "Mio padre è stato un giornalista per trent’anni e sono cresciuto credendo nell’importanza dei cronisti di informare il pubblico e ritenere i potenti responsabili. Mio padre ha basato la sua carriera su questo valore, che è l’elemento più importante del giornalismo televisivo. Mi auguro, con questo film, di aver trattato i giornalisti coraggiosi come meritano. Erano veri patrioti e pertanto dovrebbero essere ricordati come tali".

"Saranno fischiate le orecchie a più d’ uno nei piani alti dei nostri palazzi televisivi se è pervenuto fin lassù l’eco del discorso che incornicia ’Good Night, and Good Luck’ di George Clooney. Il film dà voce all’indignazione che abbiamo tutti dentro nei riguardi di una tv ’usata per distrarre, illudere, divertire e isolare’. (...) Memore della lezione di ’Tutti gli uomini del presidente’, Clooney ripropone in una suggestiva ricostruzione d’ambiente un capitolo di storia del giornalismo in cui si riserva una parte marginale in mezzo a un gruppo di eccellenti interpreti fra i quali primeggia David Strathairn. Nel film in bianco e nero gli attori interagiscono con i personaggi delle registrazioni d’archivio gareggiando in verosimiglianza. (...) Film che posa sulle cose di ieri lo sguardo di oggi, ’Good Night, and Good Luck’ segna l’assunzione di Clooney regista nell’empireo di Hollywood e un plausibilissimo candidato al Leone d’oro." (Tullio Kezich, ’Corriere della Sera’, 2 settembre 2005)

"Alla prima, distratta lettura, ’Good Night, and Good Luck’ potrebbe sembrare una scontata rievocazione del periodo maccartista, un accanito pamphlet liberal messo in scena secondo i commi del teatro politico, una pietruzza firmata portata all’altare dell’antiamericanismo di ieri, di oggi e di sempre. Le precise qualità di cui sopra riescono, invece, a scompaginare gli eventuali pregiudizi o paraocchi e, alla fine, a far emergere un messaggio di segno opposto, la lineare esaltazione dei valori intrinseci alla democrazia Usa e la fede nelle sue costanti capacità di reagire alle cicliche e in fondo fisiologiche tentazioni d’involuzione o di ripiegamento. Sulla base di sofferte esperienze familiari, Clooney immerge in un bianco e nero che si fonde perfettamente e in qualche passaggio miracolosamente con rari e preziosi inserti d’epoca la strenua campagna giornalistica che l’anchorman televisivo E. R. Murrow conduce contro le crociate del senatore Joseph McCarthy. (...) Per fortuna degli spettatori, il film non serve per propagandare faziosità da supermarket e il suo autore non è bell’e pronto per essere invitato ai raduni dei simpatizzanti dei tagliagole di Baghdad. Ieri in concorso s’è visto un solido film politico, un po’ alla Brooks o Lumet, aspramente critico nei confronti di certi manicheismi americani e dell’oscurantismo di un’informazione schiava degli sponsor, ma sicuramente non dimentico della differenza che esiste tra conflitti civili a cielo aperto e sistematiche pianificazioni di sterminio ideologico." (Valerio Caprara, ’Il Mattino’, 2 settembre 2005)

"Serrato, senza né concessione né pause, in bianco e nero per poter inserire il repertorio televisivo di quegli anni, splendidamente recitato da tutti, anche da Clooney, in una parte di fianco, ma soprattutto da David Strathairm, un Murrow secco, deciso, indomito. Con la forza di uno spettacolo che però sa anche affidarsi a uno stile in cui il cinema vince. Conquistando senza fatica." (Gian Luigi Rondi, ’Il Tempo’, 2 settembre 2005)

"La virgola di ’Good Night, and Good Luck’ indica la pausa che il reale conduttore tv Edward R. Murrow lasciava cadere nella consueta formula di commiato a fine programma. David Strathairn lo interpreta bene, ma è una gara nel cast a chi è più bravo in questo intreccio di ironia e di amarezza senza lieto fine, che pare glorificare la Cbs come paladina degli oppressi, salvo mostrare che i suoi dipendenti non potevano sposarsi fra loro, salvo licenziamento di entrambi. Fossero pro o contro McCarthy." (Maurizio Cabona, ’Il Giornale’, 2 settembre 2005)


Good night and good luck

da: MyMovies

di Giancarlo Zappoli

Il cinema americano può ancora sperare di ritrovare la propria anima originaria se darà spazio a registi come George Clooney che con il Presidente degli Usa condivide solo il nome. Clooney però si sente, e a buon diritto, un vero americano e dichiara "Io spero che con questo film abbiamo reso merito ai giornalisti coraggiosi. Erano dei patrioti e come tali devono essere ricordati". Di uno di questi si occupa il suo film: Ed Murrow che nel 1953 condusse dagli studi della CBS una dura battaglia contro il senatore McCarthy propugnatore delle liste di proscrizione contro i ’comunisti’ che causarono perdite di lavoro, incentivazioni della delazione e anche suicidi tracciando una pagina nera della storia americana. Clooney sceglie, per questa sua seconda prova registica dopo Confessioni di una mente pericolosa, uno stile "old fashion". Un bianco e nero lucido ci accompagna in un percorso che conta soprattutto sui volti degli attori decidendo inoltre di non far interpretare a nessuno il ruolo di McCarthy. Tutte le immagini dell’ottuso e rancoroso senatore sono affidate a materiale di repertorio. Il suo volto, la sua voce (nella versione originale) parlano da sole. Dicevamo dell’old fashion. Clooney accompagna questa battaglia giornalistica ("Non si può portare la libertà altrove se in patria si calpestano i diritti individuali") con una sceneggiatura che non mitizza nessuno, neppure Ed Murrow, ma ci ricorda il meglio del cinema americano degli anni Cinquanta fondendo impegno civile e leggerezza di scrittura. Un film raffinato quindi per un tema che a cinquant’anni di distanza si ripropone con una forza esponenzialmente più elevata (e non solo negli States): l’informazione televisiva e il tentativo, da parte dello stesso mezzo, di narcotizzare le coscienze. Con in più, e anche qui la storia si ripete, l’uso massiccio del terrorismo verbale: quel ’comunisti’ o ’fiancheggiatori dei comunisti’ gettato addosso a chiunque non sia d’accordo. Il simpatico seduttore dall’occhio malandrino è capace di grande impegno e serietà. Clooney ci narra dell’ieri con davanti una chiara visione dell’oggi prendendosi anche una piccola soddisfazione che farà contenta una parte del pubblico: in questo film si fuma, accanitamente, in continuazione. Che sia una voluta scelta ’politically uncorrect"?


Sergej

Cinema - Visioni

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