La vittoria olimpica dei soldi invernali

martedì 25 giugno 2019, di Sergej


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"Oggi si vantano tutti. Manca solo la Gelmini che si vanta di aver contribuito alla costruzione del tunnel Milano-Cortina, che ovviamente è una dele opere già pronte perché realizzate durante l’ultimo governo Berlusconi, pensato per trasportare gli atleti dagli impianti milanesi a quelli ampezzani a velocità prossime a quelle della luce".

Alla notizia che il Comitato Olimpico aveva assegnato a Milano (e a Cortina, ma Cortina è solo uno specchietto per allodole) le Olimpiadi invernali, il gruppo di uomini in giacca e cravatta blu - formato da uomini del CONI, politici, rappresentanti del Comune di Milano compreso il sindaco Sala - hanno preso a saltare come grilli, esaltati, ad abbracciarsi (virilmente e mascolinamente) così come quando si fa alla vincita di un terno al lotto - spettacolo imbarazzante e di cattivo gusto come sempre quando c’è la prevalenza dei soldi. E difatti di una vincita si è trattato. Il sistema malato milanese ha bisogno di un continuo afflusso di denaro per reggere - la vicenda dell’Expo ha approfondito enormemente questa malattia, questa forma di dipendenza da parte della città. Come per un malato dipendente da sostanze psicotrope, Milano ha bisogno della droga del denaro. È un sistema, quello milanese, non produttivo ma puramente finanziario - e mostra in maniera tipica tutta la debolezza di quanto, a livello economico, si è sviluppato in Italia negli ultimi vent’anni: un sistema parassitario dopato, che non ha fondamento economico vero: per questo ha bisogno delle “grandi opere” e degli “eventi eccezionali” che derogano tra l’altro alle normative sugli appalti.

Che si spacci tutto questo per "vittoria dell’Italia" è uno dei tanti grandi inganni di questi anni.

La “vittoria” di Milano è quel che è: non la “vittoria” di un Paese, ovvero dell’Italia: l’Italia anzi sarà chiamata a investire risorse notevoli per questo nuovo “grande evento”, sottraendo risorse al resto del Paese (e soprattutto al Sud). Non è neppure la vittoria di una città, Milano appunto, bensì una ristretta fascia di finanzieri e speculatori la cui esistenza è legata professionalmente a questa strana industria speculativa che è il “grande evento”. La città in sé non beneficerà di questa speculazione, le strutture che verranno create saranno strutture troppo grosse e specifiche per l’”evento”, e la manutenzione ordinaria - nei mesi e anni successivi - non sarà sostenibile per le casse ordinarie della città. A meno appunto di un altro “grande evento”. Come la droga, appunto. Che esalta i drogati, direttamente interessati alla sopravvivenza - come ceto e individuale -, al potere, allo status che il “grande evento” concede ai protagonisti, agli stipendi dei pochi.

Bene, per quest’inverno i soliti ricchi avranno il companatico. Buon per loro. Per tutti gli altri: che si stringano la cinghia e zitti che oggi "festeggia l’Italia".



Sergej

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