Quisquilie&Pinzellacchere. Nr. 46. Perché in milioni non hanno votato 5Stelle. Chi sono i responsabili?

mercoledì 5 giugno 2019, di Franco Novembrini

Fra le interpretazioni di contratto, oltre al muscolare, si può usare aulicamente anche nel dire il nostro elettorato si è ’’contratto’’.

Che il Movimento 5 Stelle abbia perso le elezioni europee e le comunali, provinciali e regionali, dove si tenevano è clamorosamente vero. Ho atteso una decina di giorni sperando che i massimi dirigenti, specie quelli che sono spessissimo in tv e molto meno nei ministeri o in Parlamento dove si decidono e si dovrebbero approvare le leggi utili per l’Italia. Niente di tutto questo.

Speravo che qualcuno ammettesse di non essere stato all’altezza del compito assegnatogli. Niente. Era una mia legittima speranza che ci si accorgesse che un giovane non poteva e non può dirigere 2 ministeri importantissimi, essere vice presidente del Consiglio e nume tutelare del Movimento. Nisba.

La storia insegna che accentrare troppe cariche porta inevitabilmente a commettere errori o non adempiere a tutte le incombenze che le stesse cariche comportano. Per fare un esempio recente, con molti punti in comune, il governo Renzi, presidente del Consiglio, con cattivi consiglieri, padrone di un partito con il ’’Giglio Magico’’, che lo incitava più a far fuori i ’’nemici’’ interni che gli avversari politici. Più avanti nei tempi si potrebbero citare i berluscones, i craxiani di ferro e le varie correnti democristiane, le une contro le altre cristianamente armate.

Avrei voluto sentire una critica anche da qualche genio della comunicazione, assurto ad alte cariche per meriti tv, il quale invece di fare una analisi su chi si allontanava dal Movimento, faceva ’’balconate’’ dalle quali veniva sconfitta la povertà, la disoccupazione e il precariato. Scene particolarmente negative che non paragonerò all’uomo del balcone di triste memoria, ma a quelle di Ettore Petrolini che interpreta ’’Nerone’’ e vuole rifare, lui Roma, il nostro l’Italia, ’’più bella e più superba che pria’’. Un buono spunto potrebbero trovarlo, intendo i responsabili della comunicazione, anche nell’interpretazione dello stesso attore di ’’Gastone’’, con relativa canzone.

Niente di quanto sperato si è avverato. Saputi i risultati c’è stata la corsa ad eclissarsi e nei giorni seguenti, sono stati convocati i deputati e i senatori, i quali essendo parte in causa, dovevano essere ascoltati dopo, poi c’è stata la consultazione della ’’piattaforma Rousseau’’, chiamata anche dea Kali, per le misteriose vie che la portano ad emettere giudizi insindacabili e spesso oscuri. Orbene i dirigenti hanno esultato perché su 56 mila votanti ben l’80% (circa 55.300 persone), ha approvato l’operato dei dirigenti, quindi inamovibili. Gaudium magnum rimangono al loro posto.

Non una parola sui 6 milioni di voti persi in un anno, enormemente di più degli iscritti alla Rousseau, hanno fatto altre scelte, fra le quali l’astensione.

Vorrei sapere se il ’’famoso uno vale uno’’ conta solo per gli iscritti o anche per i voti persi. Ho udito una flebile giustificazione che accampava scuse barbine di imprevedibilità e di situazione difficile. No, non è stato né imprevedibile né contingente. In tutte le elezioni svoltesi in quest’ultimo anno, tutte, ripeto tutte, davano un dimezzamento dei voti e che solo chi non ha voluto vedere ed ascoltare può parlare di fatto inesplicabile. Una delle spiegazioni potrebbe essere quella che si è fatta una lunghissima campagna elettorale scendendo nel campo scelto dall’avversario/alleato, che si rivolgeva ad una platea cui bastava arringare contro un nemico, spesso immaginario, e lo avrebbe seguito.

Il Movimento 5 stelle, quello che ho conosciuto io, non corrisponde per niente a quello dell’amico/avversario, è un altra cosa. Ho visto persone semplici che mai si presterebbero a fare cose di cui non sono convinte, darsi da fare nelle comunali, con banchetti, volantinaggi, attacchinaggi, e il tutto a loro spese. Persone a cui mal si addice anche la infelice scelta di chiamare ’’contratto’’ un accordo politico che la lingua italiana permette di definire in decine di modi meno mercantili. Fra le interpretazioni di contratto, oltre al muscolare, si può usare aulicamente anche nel dire il nostro elettorato si è ’’contratto’’.



Franco Novembrini

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