Quisquilie & pinzellacchere: per liberare l’Italia dai lacci della burocrazia. Nr. 6

martedì 14 agosto 2018, di Franco Novembrini

Questa settimana la rubrica ’’Q&P’’ (Quisquilie & pinzellacchere) nr. 6 vorrei dedicarla ad un modo tutto italiano di osservare sentenze e condanne di tribunale che credo abbia pochi paragoni al mondo.

Questa settimana la rubrica ’’Q&P’’ (Quisquilie & pinzellacchere) nr. 6 vorrei dedicarla ad un modo tutto italiano di osservare sentenze e condanne di tribunale che credo abbia pochi paragoni al mondo.

CONDANNA DI PRIMO GRADO- Se in Italia una persona viene condannata in primo o in secondo grado, specialmente se è un politico o persona importante che magari ha truffato migliaia di risparmiatori, viene considerato innocente fino a condanna definitiva (terzo grado) ed a volte, con qualche cavillo, anche quarto o quinto, che sfruttando i tempi della prescrizione spesso vanifica i processi fatti e i loro sostanziosi costi.

Non sarebbe opportuno che i condannati, da un giudice, se considerati colpevoli fossero considerati tali, cioè colpevoli, e andassero in galera il che costringerebbe i giudici a chiedere pene ragionevoli che potrebbero aumentare se il ’’condannato’’ vedesse confermata la pena nei gradi successivi. Come deve sentirsi un giudice dopo che si è fatta la convinzione della colpevolezza di un imputato e non vedere applicata la pena?

LE PENE DA SCONTARE- Una volta arrivati alla condanna definitiva si deve scontare la pena? Non sempre e non tutta, fatti salvi i soliti politici e i soliti potenti, comincia per quasi tutti i condannati una specie di toto pena in cui gli anni sono fatti di nove mesi più altri benefit che su una pena di 10 anni 5 o 6 sono più che sufficienti.

A volte si mettono in libertà persone che sono state condannato per furti che sono un tipo di reato altamente ripetitivo, infatti quando vengono ripresi dalla polizia hanno dei palmares da fare invidia e spesso violentatori e stupratori tornano a fare quello che la loro mente malata gli comanda.

Terroristi neri e rossi, stragisti (esempio della Uno bianca) con centinaia di morti sulla coscienza (sic!) e con decine di ergastoli per ciascuno tornano liberi dopo pochi anni e alcune volte irridono alle loro vittime e vengono ospitati nei giornali e trasmissioni tv e i parenti delle vittime sono impotenti testimoni di queste orrende sceneggiate e magari sono ancora in attesa di una qualsiasi forma di risarcimento per feriti o sopravvissuti ai loro delitti.

OFFESE AI GIUDICI- La moda di offendere i giudici che emettono sentenze non gradite, specialmente da parte della ’’casta’’ dei politici e dei potenti di turno, dovrebbe essere sanzionata, specialmente se fatta in un’aula di Tribunale, come offesa alla Corte che sta giudicando, è scritto nelle sentenze, ’’in nome del popolo italiano’’ e chi offende i giudici offende tutti i cittadini e le loro leggi.

A questo proposito una pletora di politici si è sentita in dovere di chiedere la condanna di parlamentari e giornalisti che hanno osato criticare alcune decisioni del Presidente della Repubblica scambiando critiche, magari dure, con un attentato alla libertà di parola del Presidente.

La stranezza del fatto è stata che le forze corse in soccorso del Quirinale erano le stesse che, da diverse sponde, avevano chiesto impeachment e dimissioni negli ultimi anni per le stesse ragioni accampate ora dagli avversari.



Franco Novembrini

Quisquilie & pinzellacchere

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