Il ritorno delle discussioni politiche

mercoledì 30 maggio 2018, di Sergej


C’è stato un lungo periodo in Italia in cui non si parlava più di politica. Almeno un paio di decenni di discussioni su cibo e sport. La politica era diventata tabù. Avevamo conosciuto gli anni di piombo, quando si sparava per politica; e poi gli anni di tangentopoli, quando la politica era diventata cosa sporca. Poi sono venuti i social network, i gattini e i vegani...

Impazzano in questi giorni le discussioni sulla situazione politica. Il rimescolamento generale degli schieramenti: chi una volta era di destra ora è di estrema destra, e chi era di sinistra è di destra… Si torna a parlare di politica e di nuovo la sensazione che la politica sia come la droga, esalta e "prende" interamente un individuo che ne viene posseduto (in senso demonico).

Nella ripresa, nella quotidianità, delle discussioni politiche è evidente il forte carico emotivo, la rabbia dentro, di molti. Ciò che viene detto è in ciascuno il risultato di dati e sentito dire accumulati attraverso le fonti collettive dell’informazione, ma è interessante come ognuno si diversifichi, come le opinioni si segmentino. Ogni discussione in realtà è sempre un monologo, una discussione tra sordi: non c’è mai, per quanto possa vedere, crescita nello scambio delle opinioni. Ognuno resta rabbiosamente sulla sua.

In realtà nessuno (di noi) ha alcuna influenza su quello che avviene ovvero su quello che le fonti di informazione ci fanno credere avvenga. E’ lo stesso livello di una discussione tra tifosi calcistici: fatta da gente che certamente non scende sul campo a giocare e dunque non ha altra funzione se non quella di un pubblico ininfluente.

Nonostante ci sia la consapevolezza che si è ininfluenti, tuttavia si accumula rabbia e le discussioni possono anche infuocarsi. Scontri verbali. Nel corso dello scontro e dopo, ognuno che mantiene le proprie posizioni tende a isolarsi, a considerare l’altro comunque una testa di cazzo. La discussione politica è come un rapporto sessuale ma senza la soddisfazione di aver trovato una qualche consonanza con l’altro. Ci si sfoga? Anche qui la cosa è piuttosto dubbia, perché la sensazione è che solo una parte della rabbia venga così svaporata - essendo uno scontro che non risolve alcun problema (né quello che origina la rabbia, né quello che si accumula con l’accumulo delle informazioni e dei dati) e dunque fondamentalmente sterile, che approfondisce semmai il malessere.

In una discussione di solito ci sono due parti che si contrappongono a voce alta, e un uditorio che sta a sentire, parteggiando per questo o quell’altro, a seconda delle argomentazioni che ognuno porta nella diatriba. Essendo dati e informazioni abbastanza comuni e comunque provenienti da fonti esterne; non essendoci alcun principio di autorevolezza; la sterilità dello scambio di battute si esaurisce in uno scambio di salaci battute - più scambio di ridanciane osservazioni retoriche che scambio di vere informazioni. Nella disputa si ritiene vincitore chi fa la battuta più salace; ma si tratta di una “vittoria” che non cancella dall’avversario la posizione errata. Ognuno rimane nel proprio errore.

Lo spettacolo è ininfluente sulla realtà proprio perché si basa su un uso controllato della violenza, e sull’impossibilità a mutare le convinzioni e a trovare la verità delle cose attraverso l’uso della parole.

La solitudine di queste discussioni è sconfortante. E’ la stessa solitudine di chi comunica le proprie invettive su Facebook (o su altri social network). Mentre nel social network l’insulto è possibile, nelle discussioni orali l’insulto può essere dirottato solo alla volta del nemico esterno, il politico - ma stando attenti in ogni caso di non offendere troppo la persona con cui si discute. Nella discussione orale si mantiene una base di vigliaccheria - e svoltare l’insulto in battuta serve per evitare che la discussione possa essere controproducente - che l’altro scatti e ti picchi. Non si sa mai, suggerisce il pensiero permanente e vigliacco. Con il collega di lavoro ci devi continuare a lavorare, con il negoziante o con il tassista ci devi stare solo pochi minuti - non ne vale la pena prendere una pistola e usarla gridando soddisfatto: "Testa di cazzo! te la sei cercata stronzo fascista di merda!". No, l’assenza per qualche decennio delle discussioni politiche non sembra ci abbia insegnato molto.

Eh, signora mia, non ci sono più le discussioni franche di una volta...


Sergej

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